giorno 31
Matsi-Tallinn
167km
Eh sì, non saremmo dovuti arrivare già oggi a Tallinn, perchè, segueno un po' l'Eurovelo un po' il percorso propostoci dai ciclisti di Riga, avremmo dovuto pedalare ancora più di 250km di costa. Quindi almeno due giorni in sella.
E invece la mattinata si è aperta con un biscotto del destino, un presagio fausto da pontifex, una quadratura degli astragali da aruspice ottimista.
Biscotti Tallinn. Buonissimi. Burrosi. Con i pezzi di frutta secca.
Benauguranti.
E in tenda, come si vede dalla foto, perchè dalla notte pioveva, ora forte ora rado, con poetico rumore di gocce sulla nostra casetta di tela verde. Per fortuna smette intorno alle 8, anche se il vento fortissimo e denso di salsedine e odore d'alghe non promette nulla di buono, e l'aria lattiginosa e fredda non invogliano a uscire dal sacco a pelo. Ne approfitto per studiare la strada. Capisco che l'Eurovelo è troppo lunga per i nostri tempi, e non solo va sulle isole, ma non salta un promontorio, non un'insenatura anche sulla costa nord. Roba da metterci giorni. Salteremo dei tratti, e pazienza. Cerco campeggi e angolini belli in cui piazzare la tenda stasera, ne trovo un paio che paiono proprio loci amoeni.
Guardo anche gli ostelli a Tallnn e comincio a fare una selezione per doman.
Poi viene il momento del parto, di uscir dal guscio caldo. Chiudiamo le borse, ci vestiamo, salutiamo il mare arruffato e i gabbiani felici del vento
e stendiamo tenda e telo sottotenda ad asciugare, lasciando che Eolo ci dia una mano. Sarà generoso, oggi, nulla da dire.
Poi si parte davvero, ripercorrendo la spiaggia e la pineta all'indietro. Se ieri all'arrivo eravamo soli, oggi sembriamo gli ultimi due umani rimasti dopo una catastrofe che ha spazzato via l'intera specie.
A quest'ora però l'aria si è un poc scaldata e sento i brividini soltanto sulle gambe gnude.Gigi si è vestito da sommozzatore o da spaventapasseri(/e), temendo il peggio da Zeus adunatore di nubi. Ma il dio del tuono oggi riposa e non solo presto inizia a far tiepido, poi diventa proprio caldo, e soleggiato e maravilioso.
i bagni, bellissimi e pulitissimi. Non come noi, che non abbiamo fatto la doccia |
Dopo pochi kilometri, salutiamo l'Eurovelo, che si butta su uno sterrato e poi fa il periplo delle isole Saaremaa e Hiiumaa. Da qui seguiremo le indicazioni dei ciclisti di Riga, che portano a tenersi sempre il più vicini possibile alla costa.
Infiliamo una collana di minuscoli villaggi, fattorie, allevamenti di pecore e capre (caprifici, il plurale di caprifico, quello delle porte di Troia), parchetti con l'areo di ba(l)tman e casette graziose da presepe di legno.
Il vento, che ci è a favore e per tutta la giornata ci aiuterà a pedalare, disperde le nuvole ed esce un sole luminoso e limpido che dà colore alle cose, e il verde brilla di gocce d'argento e i prati son tessuti preziosi di ninfe e spiriti dei boschi.
Mentre controlliamo la strada, sentiamo un rumore strano, un verso roco e forte. Sono formazioni di cicogne in volo. Fanno un tale casino che persino le mucche al pascolo si spaventano e i vitellini corrono verso le madri.
Chissà se stanno già migrando verso sud, verso più miti lidi, o se sono appena arrivate, un poco in ritardo.
Tra una prateria, una pineta e una casina di legno arriviamo a Lihule. Qui siamo costretti a percorrere un tratto di stradone, diciamo autostrada o arteria principale. Ci rendiamo conto che è tutt'altro che pericolosa e tutt'altro che trafficata. Passa una macchina ogni mezz'ora, il bordo è largo, l'asfalto perfetto, il vento a favore. Insomma, un paradiso.
Constatato che gli stradoni non sono poi così male, mentre facciamo una sosta caffè al benzinaio, decidiamo di rivedere il percorso. Oggi non seguiamo le strade secondarie, è inutile. Anche quelle più grandi sono deserte e perfettamente sicure, nient'affatto stressanti e silenziose. Così tagliamo la costa, ci muoviamo all'interno e ci avviciniamo a Tallinn, risparmiando un po' di kilometri. Ci porteremo stasera sul mare di nuovo, per entrare domani nella capitale via stradine poco trafficate.
Controllo che ci siamo campeggi e punti di approvvigionamento acqua, mi parte in testa la voce da navigatore che dice perentoria "Ricalcolo", e ripartiamo.
Non più verso Haapsalu, ma verso Risti, seguendo la 10. A tratti c'è persino una ciclabile in condizioni ottime accanto alla strada. Ma non sarebbe nemmeno necessaria tanto si pedala spediti e tranquilli.
Oltre ai campi, ai prati e ai boschi, passiamo piccoli paesini e uno, Silla, mi colpisce. Non tanto per il nome che rievoca liste di proscrizione, ma perchè ospita una chiesa in rovina.
Si tratta della chiesa ortodossa di San Nicola, costruita nel 1907-1908, abbellita di iconostasi nuova e restaurata nel 1925, e attiva fino al 1957.
Poi andò in rovina a causa del trasferimento di prete e fedeli.
Trasferimento che, vista la data, immagino assolutamente volontario e pacifico, e non opera dei sovietici.
Oltre a questi cartelli che indicano il chiaro pericolo di attraversamento alci (come siamo distanti da quelli con i dromedari in Iran)
Ci casca l'occhio su un pannello che indica: Tallinn 77.
Siamo quasi a Risti, paesino dove avevamo deciso di lasciare gli stradoni per riportarci sulla costa, ed entrare domani nella capitale facendo solo una cinquantina di kilometri tranquilli.
Però 77km... Via autostrada, certo... Ma così... Invogliano all'impresa.
Dopo una foto a questa curiosa struttura (ma cos'è?)
Ci fermiamo un lurido baretto a bordo strada, gestito da questa signora in carne e sudata che ammazza le mosche a mano, le spiaccica bene e poi serve, senza soluzione di continuità, vizze palacinke luisone. Facciamo due calcoli (Ricalcolo!) e in cuor nostro già sappiamo di voler entrare a Tallinn oggi stesso. Perchè questi stradoni sono corsie preferenziali per cicloturisti lesti. In fondo questa è lestonia.
Poco lesto invece è un ciclista in bici da corsa che ritroviamo anche qui al baretto, dopo che ci ha superato mille volte e mille volte è stato risuperato, perchè fermo a mangiare o riposare.
Tiene a dirci, senza più voce, che ha fatto 100km ed è cotto e non sa se riesce a tornare a casa.
Vorrei rispondergli che anche noi ne abbiamo fatti altrettanti e ci apprestiamo a farne altri 70, e abbiamo le bici che pesano come lui e il suo mezzo messi insieme. Ma evito, per non girare il coltello nella piaga.
Ripartiamo carichi, dopo un gelato, mele e barrette, per quest'ultimo strappo. Tallinn ci attende ormai. Il paesaggio e lo stradone restano invariati fin quasi dentro la città, che è proprio piccina e raccolta.
Solo verso la fine ci sono svincoli più ampi, ma anche bordi larghissimi e spesso piste ciclopedonali fuori dalla carreggiata. E il traffico è quasi nullo, sembra Milano a Ferragosto.
Così entriamo nella capitale, su corsia preferenziale, con un dio dl vento benevolo che ci spinge e ci fa volare sull'asfalto liscissimo in bonaccia.
Gli ultimi cavalcavia (uniche salite da giorni) si sentono sulle zampette provate, ma la soddisfazione è tale da coprire la fatica.
A 30km dall'arrivo ci siamo fermati un attimo e ho prenotato l'ostello, lo Zinc Old Town Hostel. Camera privata grande, così da farci stare le bici e i bagagli, bagno al piano (pulito e sempre disponibile) e in posizione centralissima.
Talmente centrale che, tra l'arrivo e la spesa nel vicino supermercatino, abbiamo già (intra)visto tre quarti del quartiere storico, che è patrimonio unesco.
La prima impressione è quella di un quartiere medievale perfettamente conservato, ma così perfettamente da sapere di finto, di posticcio, di presepino da mercato natalizio, che qui vanno alla grande.
E c'è anche un po' di kitsch, con camerieri e buttadentro dei numerosissimi locali vestiti da giullari e cavalieri, da oste medievale e da contadina del '400. Stanno lì con questi travestimenti e fette di pizza per accalappiare i passanti, e mannaggia a loro mai che ce ne tocchi una, siamo troppo brutti e sfatti e luridi e sappiamo di povery.
In giro ci sono molti turisti e si sente spesso parlare italiano, con i più disparati accenti. In ostello ci sono pure spagnoli e russi, un indiano che spadella tutto il giorno e presidia la cucina con mille braccia come Kali, e due cicloturisti francesi, coppia di cinquantenni in vacanza da due anni; non sono pagati ma non perdono il lavoro nella grande azienda per cui lavorano. Hanno girato il mondo in bici e da scalatori; quando è esplosa la pandemia erano in Polonia, sui Tatra, e son dovuti rientrare in corsa; avrebbero dovuto essere sulle vette boliviane ora, ma visti i problemi con il Covid han deciso di seguire l'Eurovelo 10,,la Baltica. Ma ora stanno pensando di non andare in Svezia, perchè poi tocca fare la quarantena al ritorno, e di salire in Finlandia e restare un po' in Lapponia. A loro piace campeggiare wild e la Finlandia è il posto giusto, perchè c'è il diritto di ogni uomo a sfruttare le risorse comuni. Ne approfitteremo anche noi. Hanno apprezzato anch l'Estonia, come noi, campeggiando diversi giorni tra spiagge boschi e laghi; e facendo il bagno e lavandosi così (cosa che, prospettata a Gigi per stasera, lo ha portato agli alti propositi di correre fino a Tallinn per godere di una vera doccia calda -ma gli toccherà, in terra vichinga, prima o poi).
Domani ci aspetta la visita di Tallinn, che è un gioiellino in miniatura e si gira a piedi agilmente; poi dobbiamo comprare i biglietti per il traghetto su Helsinki (ci sono molte compagnie che offrono questo servizio di "love boat" e tutte sono un mondo, tra casinò, alcool a basso prezzo e locali di dubbia moralità, dove finnici e baltici vanno ad ubriacarsi), trovare alloggio nella capitale finlandese e organizzarne la visita. Insomma, non ci si annoia mai a queste parti!
4/8/20
giorno 32
Tallinn
11km a piedi
Dopo un lungo sonno ristoratore e la colazione in compagnia dei cicloturisti francesi, iniziamo a sbrigare le pratiche urgenti: trovo un ostello super cheap di là dal Baltico acquistiamo i biglietti del traghetto, per e noi e le bici, con la Talilnk, come consigliatoci dall'omino gentile dell'infopoint e dall'imponente donnona di una agenzia turistica in cui entro per doppia conferma. Scegliamo a corsa diretta (due ore) delle 10.30, non troppo presto, per fare con comodo, ma non troppo tardi, per poter poi visitare Helsinki. 27 euro a passeggero e 5 di bici, e passa la paura.
A questo punto possiamo uscire a goderci Tallinn da turisti. Purtroppo inizia a piovere quasi subito e prosegue fino al tardo pomeriggio, e butta giù secchiate e secchiate d'acqua che ci costringono a vedere tutto un po' di corsa e un po' infreddoliti e sciagottanti con i pesci rossi nei calzini.
Questa città, crocevia di rotte commerciali, è stata anseatica, poi dei cavalieri teutonici, danese, svedese, russa zarista, indipendente nel 18, poi invasa dall'Urss, dai nazisti e ripresa dai sovietici fino al '91. Un casino di casini di cui rimane traccianei muri e nelle piazze, anche se le parti più buie della storia locale rimangono qui un po' nascoste, come se non si volesse mostrarle ai turisti.
Subito andiamo a vedere l'Opera nazionale estone, del 193, in stile liberty.
Di fronte si trovano il museo del teatro e della musica, la chiesa neo gotica luterana di San Giovanni e la piazza della libertà.
La piazza è un luogo simbolo dell'identità estone, punto d'orgoglio nazionale e civico, con la croce dedicata ai caduti per la guerra d'indipendenza.che si staglia muta, grigia sul grigio del cielo. Raramente, nella stori assurda della nostra specie, la libertà è stata gratuita. Ancora oggi la si paga, e a prezzo d'inflazione, anche se non ce ne rendiamo conto..
Compaiono a tratti brandelli di mura medievali, ormai sepolte da tutto il peso dei secoli di pietra e di piombo.
A proposito di pietra e piombo, poco distante c'è il museo dell'occupazione, tedesca e russa soprattutto, della resistenza e della conquista faticosa e sofferta della libertà.
Accanto, ancor più grigia di tutto il grigio che ci circonda, la chiesa di San Carlo, luterana, in stile neo romanico. E' ottocentesca e sostituisce quella precedente, del '600. Ospita, dal 1924, il più grande organo ecclesiastico d'Estonia.
Torniamo sui nostri passi già fradici di pioggia fredda come acciaio; dopo aver superato un pezzo di muro di Berlino, saliamo alla collina Toompea, da sempre luogo in cui il potere ha avuto sede in città. Castelli, prima, e ora il Parlamento e il governo, sono protetti da una cinta muraria perfettamente coservata, con tanto di torri e bastioni, passaggi sotterranei e camminamenti sopraelevati.
La torre Kiek in de Kok, che ospita l museo delle fortificazioni, ci osserva dall'alto in basso mentre risaliamo i torrenti di acqua piovana che scorrono lungo il pavè; siamo salmoni, o gamberetti, invertebrati e zuppi.
Dalla panchina del sindaco si gode di una bellissima vista sulla piazza della libertà
e c'è pure una piastrella dedicata alle manifestazioni pacifiche contro l'occupazione sovietica, quando a Vilnius, Riga e Tallinn migliaia di persone scesero in piazza a cantare e protestare per riconquistare la propria libertà.
Passiamo accanto alle mura e alle torri severe
fino a intravedere le inconfondibili cupole della cattedrale Nevsky, centro di culto ortodosso per la nutrita comunità russa. E' stata costruita nel 1900 e si distingue tra le sue compagne medievali.
Di fronte si apre il castello di Toompea, ora sede del parlamento
con la sua torre di Pikk Hermann, su cui svetta la bandiera estone. Accanto sta la statua di Linda, madre di Kalevipoeg, moglie di Kalev, personaggi dell'epica nazionale (ottocentesca).
Basta spostarsi un poco per raggiungere l duomo di Tallinn, la cattedrale di Santa Maria Vergine. Di confessione luterana, espone gli stemmi delle famiglie ricche nobili che la frequentavano; è stata eretta nel 1233 e poi rimaneggiata più volte, tanto che ora risulta un insieme eterogeneo di stili.
Usciamo sulla prima terrazza panoramica ma ci si presenta un orizzonte fradicio e lattiginoso, che parla parole del nord.
Scendiamo dalla collina seguendo la via "gamba lunga", meno ripida rispetto alla "gamba corta" tutta scalini e rampe. Si aprono scorci incredibili, pare di esser tornati indietro nel tempo.
Di fronte si trova il palazzo della Grande gilda dei mercanti del XV secolo, che ospita il museo di storia estone. Decidiamo di visitarlo, e facciamo bene. Qui sono riassunti e spiegati gli ultimi 11000 anni di storia del paese, attraverso oggetti, filmati, documenti e esperienze che coinvolgono in prima persona. E non mancano le domande frequenti cui le esposizioni tentano di rispondere. Tipo: è vero che l'Estonia è il paese più ateo del mondo? (sì). E' vero che gli estoni sono il popolo più infelice del mondo? (sì - sotto la spiegazione)
Autografo di Goethe |
Stivali e fiasca di Pietro il Grande e letera autografa di Napoleone |
Autografo di Mozart |
cucchiaione di Lenin |
Dopo questo tuffo nella storia e nei suoi meandri, che spesso pare un intestino, spesso una serpe, ci rimettiamo n cammino nelle vie centrali del quartiere antico, tra belle facciate di palazzi sede di gilde e confraternite e viuzze malinconiche e poetiche come tutto ciò che sfiorisce.
Passiamo davanti all'ex quartiere generale del Kgb, simbolo dell'oppressione sovietica con le sue celle e le sue stanze degli interrogatori
e ci portiamo poi alla chieda si Sant'Olav, gotica, del 1300. Temporibus illis la sua guglia di 159 metri (ora solo 124) era considerata la più alta del mondo. Un Empire state building medievale, praticamente.
Eccoci poi al museo marittimo estone, che occupa le sale della torre "Margherita la grassa", costruita a inizio '500 per difendere la città dagli attacchi via mare.
Torniamo verso il centro con piccole soste davanti alla sede della confraternita delle teste nere, rinascimentale, la più decorata di Tallinn, che rende il nome da dal patrono San Maurizio, moro convertito,
al museo russo di Tallinn
e alla sala della Gilda di Kanut, sede di artigiani e con facciata ottocentesca in stile Tudor. Le nere statue sono San Knut e Lutero
C affacciamo di nuovo alla piazza del municipio, per otto secoli cuore della città. L'edificio gotico meglio conservato del Nord Europa risale al 1402-1404.
Oltre agli edifici meravigliosi che incorniciano la piazza, qui si trova la farmacia (ancora operativa) più antica d'Europa: risale al 1422! Oltre il bancone con i moderni medicamenti, si apre un piccolo museo gratuito con gli antichi rimedi: mano mummia, rospi, vispistrelli e rettili di vario genere. Altro che intrugli delle streghe.
A questo punto ci portiamo verso l'altra estremità della cinta muraria
al passaggio di Santa Caterina, ce ospitava e ospita l'omonima gilda che ancora oggi produce oggetti tradizionali con metodi tradizionali (vetro, trapunte, cappelli, tessuti...). I muri son coperti di lapidi provenienti dal fu convento domenicano di Santa Caterina. Che fantasia nei nomi.
Giungiamo alla torre di Hellemann, del XIV secolo, che fu prigione e armeria, e alle mura, che costeggiamo
fino alla chiesa ortodossa di San Nicola
poi seguiamo di nuovo le mura, tra sedi di ambasciate e palazzi dalla lunga storia
fino alla porta di Viru, due torri medievali superstiti, sopravvissute alle numerose distruzioni che han colpito il più complesso sistema di mura e porte. Sono le sfingi di Atreiu, sono un portale che apre varchi nello spazio-tempo.
e l paiasso che piange e ride del McDonald's è sempre lì, in agguato |
Dopo aver riattraversato la piazza del municipio, torniamo verso l'ostello, infreddoliti e stanchi e felici di ciò che abbiamo imparato. Tra una verma della storia e una porcata farlocca finto-medievale, che è Zeitgeist e forse ce la meritiamo
ci portiamo alla chiesa di San Nicola, fondata nel 1230 e sopravvissuta alle razzie della Riforma, nel 1523; distrutta durante la seconda guerra mondiale, oggi ospita un museo d'arte sacra e la famosa Danza macabra di Notke.
Siamo cotti ma ha smesso di piovere: la legge morale dentro di me e il cielo asciutto sopra di me impongono di tornare alla collina Toompea, salendo per la ripida "gamba corta"
per ammirare la città dalle terrazze panoramiche che lasciano chi si affaccia senza fiato. Da qui nobili e potenti guardavano il popolino, i mercanti e gli artigiani Dall'alto in basso. Noi vogliamo solo abbracciare un'ultima volta questo scorcio da cartolina, perchè domani ci attende il mare, che si intravede grigiospecchio dietro a torri e tetti.
Ora sì, Tallinn è presa. Con lo sguardo e la pelle, con la memoria e il cuore. Ora possiamo tornare in ostello, ripercorrendo alcune delle strade già calcate.
Ora sì possiamo pensare a domani, al traghetto e ad Helsinki e alla nuova terra che stiamo per esplorare metro dopo metro. La Finlandia ci attende di là dal mare, e ci accompagnerà fin quasi all'arrivo di questo lungo breve viaggio. Ci saranno spiagge, boschi e innumerevoli laghi azzurrissimi. Ci sarà il freddo, poi. La Lapponia, le renne, i sami, i mirtilli prima e dei cieli immensi. La tenda nel nulla struggente di natura intatta, una luce che non dorme mai. Ci saranno tantissime cose ancora, da raccogliere per via come fiori preziosi, in questa antologia di mondo che chiamiamo vita.
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