9/8/21
78km
Highlandcenter-bivio strade 26 ed F26
Questa tappa si racconta al contrario, riavvolgendo il filo della memoria.
Questa è la tenda, nel luogo che abbiamo scelto per accamparci. E' un deserto di sabbia nera che tinge qualsiasi cosa sfiori. Sono le 22 e abbiamo pedalato ininterrottamente dalle 10 di stamattina. Siamo stanchi, affamati e infreddoliti, ma estremamente soddisfatti della giornata. Che è stata terribile e meravigliosa e un tempo. Mentre cuoce la pasta, su questa scaglia di nera luna
ritorno a poco fa, quando abbiamo ritrovato qualche km di asfalto dopo più di 100 di sterrato tra il cattivo e il cattivissimo. Intorno il deserto di lava, appunto, che a tratti si colora dei minerali in fiore che custodisce.
Ma il deserto nero è iniziato molti, molti km fa. E ci ha deliziati con le sue rocce e la sua sabbia sollevata dal vento, e con la strada impedalabile di sofficissima sabbia, appunto. Siamo comunque in un deserto, che vuoi. Gigi è caduto due volte, per fortuna senza farsi male. Io ho smadonnato all'infinito e percorso tanti tratti in stile monopattino, con una scarpa agganciata al pedale e l'altra a terra a spingere o frenare o puntellare. Con ogni probabilità la luna ha questo aspetto.
Prima di entrare nel nero deserto, comunque, ci siamo tolti la sete di verde e di acqua, attraversando il famoso parco naturale Friðland að Fjallabaki e prima costeggiando il Landmannalaugar, uno degli scorci più belli d'Islanda.
Abbiamo affrontato una quantità indicibile di salite e discese ripidissime, tanto pedalando piano piano quanto spingendo con sforzo estremo, piegati sulle bici, piegati su noi stessi, ogni fibra tesa alla spasmo.
Ma MAI, MAI il paesaggio intorno ci ha delusi, MAI è stato da meno rispetto alla fatica versata in tributo. I monti diroccati e frananti di scura roccia, i prati di smeraldo e luce, le distese di cotone selvatico che pare neve e il ghiaccio sulle cime, tutto ci ha riempito il cuore di meraviglia assoluta e purissima e non c'è fotografia che possa rendere giustizia a tale bellezza intatta.
Una cosa che abbiamo imparato a fare oggi è stato guadare i fiumi. Eh sì, perchè qui in Islanda le strade dell'interno sono attraversate da centinaia di fiumi che nascono puri dai ghiacciai e corrono giù sui fianchi dei monti, fino al piano. E l'acqua copre le piste e non c'è modo di evitarla. Abbiamo guadato almeno dieci (ma secondo me di più) torrenti e fiumi. All'inizio ci toglievamo le scarpe e le calze, mettevamo le ciabatte e, a calzoni rimboccati, attraversavamo l'acqua gelida e impetuosa spingendo le bici. Poi, per risparmiare tempo, abbiamo iniziato a togliere le scarpe e le calze senza però mettere le ciabatte. Gli ultimi fiumi ci hanno visti passare con le scarpe e la calze addosso, tanto faceva molto caldo e tutto ci è asciugato addosso poi. La cosa bella è che a volte incrociavamo turisti con macchinoni fuoristrada super potenti e aggressivi, che chiedevano a noi se l'acqua fosse tanto alta. Ma santo cielo.
Questo paesaggio ha qualcosa di primordiale, di antichissimo, di preistorico. Probabilmente il nostro pianeta, quando ancora i mammiferi e gli uccelli non esistevano, doveva avere questo aspetto grande e terribilmente bello, e disumano (nell'accezione positiva di desolato e vasto e intatto)
C'è stata una salita, in particolare, che ci ha devastati per il fondo di sabbia e sassi e la pendenza atroce. Qui in cima sostava un bus di turisti polacchi. Una signora stava cercando di fotografare le nostre bici senza farsi vedere, per cui l'ho salutata e le ho detto che poteva fare tutti gli scatti del mondo. E lei si è complimentata e ci ha augurato la miglior fortuna, in un inglese stentato (mi ha chiesto se parlassi francese, ma no, non lo parlo). Abbiamo incrociato, nell'intera giornata, diverse auto di turisti e ben due cicloviaggiatori, che andavano entrambi in direzione opposta alla nostra. Poco propensi alla conversazione (loro) ci siamo solo scambiati informazioni pratiche sul fondo, sui guadi e sui km, sulle salite e sui bivacchi. E arrivederci.
I colori di questa mattina, appena partiti, sono qualcosa di unico, il pigmento raro, prezioso e intriso di foglie d'oro. E di linfa. E di acqua pura appena nata dai ghiacciai perenni.
Un risveglio così, nel tiepido sole che tutto illumina, è impagabile e non c'è paura, non c'è fatica che possa diluire la purezza di questi colori e di questi luoghi.
🗻
RispondiEliminaDovevi arrivare in Islanda per fare così tanti "percorsi kneip".Vi sto prendendo in giro.Quando ho letto che spesso le strade prevedevano di guadare dei corsi d'acqua.Ciao buon proseguo
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