Prima di tutto, prima di dire
della bellezza a pastello di Nizhny Novogord, tappa di oggi, prima di
raccontare del Volga, gigante placido, dovete rispondere a una domanda, anzi un
paio.
Sapete cos’è questa?
Esatto, una Signora azzoppata,
con la camera d’aria posteriore sputtanè.
E quest’altra cosa, qui sotto,
indovinate cosa sia.
Precisamente. Una pompetta
spezzata a metà, tragicamente distrutta dalla mia forza brut(t)a. Va ben che ho
entrambe la braccia bioniche con inserti in titanio, ma addirittura così…
Aggiungiamo che la malefica
pompetta si è fagocitata la valvola di chiusura della camera d’aria nuova,
quella bella, costosa, autoriparante, con il lattice. Mettiamoci anche che non
ho con me altre pompette e quindi avoja a cambiar la seconda camera d’aria, ma
poi con cosa la si gonfia? Con la bocca, col culo?
Fortunatamente ero ormai
vicinissima a Nizhny Novgorod, che da oggi è indubbiamente, per me, la città
più bella del mondo. Di taxi, sulla M7 dove ero ferma come una volpe triste, ne
sono passati tanti e uno addirittura vuoto. Così, dopo 100km in bici, ne ho
vinti venti in auto (altrimenti me li sarei dovuti fare a piedi).
Ma partiamo dall’inizio.
Stamattina quasi quasi sembrava
splendere il sole sulla ridente fangaia dove ho dormito. All’orizzonte, invece,
nuvoloni in assetto di guerra pronti a vomitarmi addosso la pioggia di tutte le
Russie. Davano acqua tutto il giorno.
Sicchè me la son presa comoda.
Sono tornata nel bellissimo ristorante self-service, dove, 12 ore dopo, erano
ancora in servizio le cuoche rubizze della sera prima. Se vuoi il tè, te lo
preparano loro: una badilata di zucchero, bustina e via. Poi, tra le numerose
offerte della casa, mi son lanciata su questo oggetto tuttora non identificato,
una specie di ciambella con simil ricotta e zucchero. Ai primi morsi sa di
formaggio rimasto troppo a lungo nel frigor, quello che riscopri mesi dopo
averlo aperto dietro ai sottaceti e ai vasetti sempiterni. Poi man mano diventa
buono.
Tempo di richiudere le borse e
via, on the road again. Oggi ho incrociato qualche paese in più, luoghi
abbastanza anonimi e cupi.
Poi boschi, prati, betulle,
laghetti e paludi.
Ero contentissima della strada
perché il fondo era stato bello e ampia la “mia” corsia di sicurezza, vento
quasi a favore e non troppe salite. A mezzogiorno ero già in dirittura
d’arrivo. Mi stavo figurando una piccola sosta barretta quando ho iniziato a
sentire la bici scodinzolare o sculare che dir si voglia. Ahi Ahi. Quand’è
così, o è un raggio, o il portapacchi, o s’è bucato.
L’ultima delle tre.
Mannaggia!
Mi sono fermata nella striscia di
prato oltre l’asfalto della strada e, piena di ottime intenzioni, ho aperto le
borse per recuperare il kit del piccolo meccanico, ovvero 10kg di roba tra
attrezzi e ricambi. Con sforzi disumani ho tirato giù il durissimo copertone
(Marathon), ho sfilato la camera e infilato quella bella autoiriparante, stando
attenta a non spostare la striscia di kevlar o quel che è, che dovrebbe servire
a non bucare, gentilmente offerta, come un sacco di altre cose utilissime,
dalla famiglia Boglia. Snocciolando almeno due rosari ho anche ricacciato su il
copertone. Ero molto, molto soddisfatta, oltre che lercia di grasso. Bene,
bastava solo gonfiare e rimettere su la
ruota. Già.
Nel fare ciò, la pompetta del
demonio ha estirpato come una radichetta qualunque la valvola della camera
d’aria bellissima. Infatti davo e davo ma non si gonfiava un casso. Al che h
tentato di sfilare l’arnese dalla valvola e trac, spezzata.
Ecco come si costruisce in tre
semplici mosse un *(moccolo a piacere)* da viaggio.
Insomma ero appiedata malamente.
A pensare al disastro dell’anno
scorso, simillimo a questa situazione, mi ha preso un po’ di scoraggiamento.
Sono partita da soli tre giorni e già stiamo messi così? Uffa grande.
Poi mi sono accorta che di taxi
ne passano molti e che Nixhny Novgorod comunque è la quinta città della Russia
per popolazione, quindi almeno un venditore di pompette ci sarà… O almeno di
pompe grandi, fa lo stesso, pompa per pompa…
Quindi vai di pollicione e nel
giro di tre quarti d’ora un’anima pia s’è fermata e ha caricato me la
claudicante Signora, direzione ostello in centro. Mezz’ora ed ero sulle rampe
di scale (4, senza ascensore) con borse e bici. Check-in, doccia al volo e via
dal ciclista rivenditore Specialized con la ruota. Mi son detta: già che devo
andare a comprar la pompetta, mi faccio anche cambiar la camera, così, non
smadonno ulteriormente.
Ho attraversato a passo svelto la
città, bellissima, di cui tra poco parliamo, fino al mio salvatore, il buon
uomo che, primo in tutta la Russia, ha deciso di aprire, pochi mesi fa, una
rivendita Specialized. Il negozio si chiama Velocity, i proprietari parlano
inglese e questo è il paradiso.
Ho affidato la ruota al meccanico
e scelto ben due pompette da portarmi dietro per il viaggio. Due, che metti
succeda di nuovo il fattaccio, magari nelle steppe dell’Asia centrale, che fo,
me la ficco in… Tasca?
Appena finit il lavoro, con
quella ruota bella, pulita, gonfissima, mi sentivo rinata. Ah, che bella città
Nizhny Novgorod. La mia capitale di Russia per oggi.
Tutto è bello qui. Le statue si
complimentano del bel lavoro svolto dal meccanico.
La mia ruota è così perfetta che
va bene pure per il T-34 esposto nel Cremlino
E diventa monumento essa stessa.
Sono tornata in ostello, ho
rimontato la Signora e poi, finalmente, sono uscita a godermi in assoluta
leggerezza, quasi volando, la meraviglia della città.
La prima cosa è il Volga, che qui
riceve le acque dell’Oka. Cuore storico ed economico di questa parte di Russia,
solcato dalle navi di mercanti e pirati che arrivavano da nord o da oriente,
culla ci città e culture, grande madre dallo sguardo calmo.
La seconda cosa è il Cremlino,
che sorge dove, nel 1221, fu fondata la prima piccola fortezza in legno per
volere del Granduca Jurij II di Vladimir.
La minaccia allora era costituita dai
continui attacchi dei terribili vicini di casa, i Mordvini. A questi il
granduca riusciva resistere, ma dopo la
sua morte, nella battaglia del fiume Sit (1238), i Mongoli occuparono la
fortezza e la città si arrese senza resistenza, per conservare quanto costruito
dopo gli attacchi dei Mordvini. La resa e la poca importanza permisero a Nizhny
Novgorod di salvarsi dalle devastazioni dall'invasione dei Mongoli. Nel giro di
poco, però, divenne un importante centro di vita politica dello Stato russo
vassallo, nel periodo del "giogo tataro". Qui poi fu spostata la sede
del potente principato di Suzdal', nel 1350, cosa che fece crescere ancor di più
la città. Il granduca Dmitrij Konstantinovič, per questo, nel corso del
Trecento, rese la sua capitale una degna rivale di Mosca: fece costruire una
cittadella in pietra e splendide chiese, e incaricò il monaco Laurenzio di
scrivere uno dei più antichi documenti storici della letteratura russa, la “Cronaca degli anni passati” del 1377.
Dal 1392 la città fu incorporata nel Granducato
di Mosca e divenne capoluogo. I principi locali approfittarono della
congiuntura favorevole e s'insediarono a Mosca, dove tennero una corte di
spicco e in breve tempo videro salire sul trono Basilio IV. Dopo essere stata
data alle fiamme dal capo tataro di Crimea Edigu nel 1408, Nizhny fu
riedificata e difesa innanzi tutto dai moscoviti come una fondamentale
roccaforte nelle loro guerre contro il vicino Khanato di Kazan'. L'enorme
cremlino in mattoni rossi, una delle cittadelle più solide e meglio conservate
della Russia, fu edificato nei primi anni del ‘500 sotto la supervisione di
Pietro l'Italiano. La fortezza fu in grado persino di resistere all'assedio dei
Tatari nel 1520 e nel 1536. Nel 1612, la milizia
nazionale, organizzata da un mercante locale, Kuz'ma Minin, e comandata
dal Knjaz Požarskij espulse le truppe
polacche da Mosca, mettendo così fine al "Periodo dei torbidi"
(guerre tra granducato di Polonia e Russia) e stabilendo il potere della
dinastia dei Romanov. Minin e Požarskij sono questi due, che a me paiono un po’
Armodio e Aristogitone o Bruto e Cassio, tirannicidi da manuale.
Nel corso del XVIII secolo la città prosperò per
i commerci e fu scelta dagli Stroganov (la famiglia più ricca della Russia)
come base per le loro operazioni.
Durante il periodo sovietico, la città, chiamata
Gor’kij (dal ’32 al ’91) in onore dello scrittore, nato qui, divenne un
importante centro industriale. Fu costruita una fabbrica di automobili che
fornì, per tutta la Seconda guerra mondiale, materiale militare al fronte; per
questo fu continuamente bombardata dalla Luftwaffe, che distrusse gran parte
della città.
Dopo la guerra, Gorkij è diventata una “città
chiusa”, dove fu esiliato anche il fisico dissidente Sacharov. Nel 2016 Putin
ha aperto una nuova fabbrica nel settore della difesa, in onore del
settantesimo anniversario della vittoria. Il Cremlino ospita monumenti ai
caduti, mezzi militari e la classica fiamma eterna, nel caso non si fosse
capito che la Russia ha vinto la guerra.
La terza cosa sono le strade belle da
passeggiare, la Bol'šaja Pokrovskaja, su cui si affaccia anche l’edificio che
ospita la banca centrale ma pare un castello, e la Roždestvenskaja, dove ho casa stasera.
L’ingresso dell’ostello (e di uno studio dentistico) è così,
ma poi le camere sono decenti (anche se senza finestre, come ahimè si usa spesso qui).
ma a quanto andava quel matto di un taxista?
RispondiEliminaLa città di Nizhny mi sembra il paesaggio di una fiaba! Sila
RispondiEliminaLe foto della tua ruota riparata mi hanno fatto davvero sorridere... Immagino la sensazione di euforia provata nel farle...grande! 😂😂
RispondiElimina