Cartina, navigatore, Garmin, app... Come ci si orienta in un
viaggio in bici che attraversa mezzo continente? Non ci sono opzioni giuste o
sbagliate: c'è chi preferisce improvvisare, facendosi guidare da un nome
accattivante sui cartelli che via via incontra, chi traccia ogni sera una
linea, con il dito, sulla cartina spiegazzata, e così disegna la rotta... C'è
chi, come me, vuole sapere già prima di partire quale sarà la strada, e la
disegna e ridisegna mille volte per farsela amica.
È un'arte da pittori, quella del tracciare il percorso.
Nulla rimane al caso: distanza, dislivello, tipo di strada,
paesaggi e città che si vogliono attraversare.
Il mio viaggio inizia alla scrivania, qualche settimana
prima della partenza: con l'immaginazione e l'aiuto di street view ho già spesso
attraversato quei luoghi. Non resta poi che viverli e trasformare
il sogno in realtà di cieli e polvere, ombre e vento.
Ora, però, nella pratica, come si disegna la rotta del
viaggio?
Stabiliti i punti d'interesse, gli "imperdibili", bisogna creare la linea che li congiunga, il filo d'Arianna che ci permetterà di districare, viaggiando, il groviglio delle strade.
Stabiliti i punti d'interesse, gli "imperdibili", bisogna creare la linea che li congiunga, il filo d'Arianna che ci permetterà di districare, viaggiando, il groviglio delle strade.
Tutti conosciamo Google maps, ma vi assicuro che non è uno
strumento a prova di ciclisti. Con l'opzione "in auto" fa percorrere
autostrade e grosse arterie, spesso vietate alle bici e comunque pericolose.
Con l'opzione, inevitabile, "a piedi", il viaggio diventa un inferno
di scalini in salita, scalini in discesa, sensi unici contromano e sentierini
impraticabili. Non un percorso ma una via crucis che fa sudare persino la
cresima. E poi il signor Google omette un dettaglio fondamentale: il
dislivello. È l'altro dato da considerare oltre alla distanza. 100km in piano
stanno a 100km di salite come una bella giornata sta a due giorni di bestemmie
e riflessioni sul cattivo utilizzo del libero arbitrio. Il dislivello non va
trascurato. Già bisognerà, in sella, fare la tara dell'ottimismo che si ha di
fronte alla fatica, fintanto che si sta comodamente svaccati a casa.
Insomma, Google maps va bene per farsi un'idea della strada da casa al fruttivendolo, e solo se si vive in pianura come noi di (fuori)Milàn.
Insomma, Google maps va bene per farsi un'idea della strada da casa al fruttivendolo, e solo se si vive in pianura come noi di (fuori)Milàn.
Quindi? Quindi c'è Ciclistiamo.
Una specie di Gugolmap ma a misura di ciclista, e più comodo.
Premetto che non m’intendo di software, siti, html, cose
varie. Per me è tutta magia. Magia bianca potentissima. Quindi userò solo termini
strettamente precisi e tecnici. Iniziamo così: questo sito è una figata.
C’è una cartina su cui tu segni i punti da cui vuoi passare,
con la manina virtuale appiccicosetta. E via via –magia!- compare la traccia.
Puoi scegliere se vuoi fare un percorso stradale, ciclabile o pedonale. E più
punti aggiungi più si tesse il sottilissimo filo che sarà la tua strada. Magia.
Anche se il bello deve ancora venire.
Mettetevi seduti.
Mano a mano che si traccia il percorso sulla cartina, sotto
compare il profilo altimetrico. Con tanto di pendenze segnalate in diversi
colori: verde ok, blu ocio, giallo sbanf, rosso aiut, nero “la morte/si sconta/
vivendo”. Una figata, ve l’ho detto.
Io per fare le tracce di questa Milano-Mosca ho usato
Ciclistiamo, che poi permette di salvare e scaricare tutto in vari formati.
Tra l’altro è frutto di un “informatico a pedali” italiano,
Filippo. Ci sta mettendo l’anima e si vede.
Oltre a far le tracce, sul sito si possono sbirciare quelle
salvate dagli altri, regione per regione, nazione per nazione. In poche parole
si sta creando un’enorme database-community di percorsi per ciclisti.
Ma che
state facendo ancora qui? Andate a vedere!
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