sabato 8 agosto 2020

34-36. Hameenlinna e Tampere. Il diritto di ogni uomo. Corteccia, muschio, l'azzurro dolce come l'acqua.



6/8/20
giorno 34
Helsinki-Vanajaniemi
133km


Partiti! Dopo una colazione abbondante come sempre, allietata dai canti e dalle chiacchiere di un estone simpatico e un po' brillo dalla sera prima (le due cose, probabilmente, son collegate), ci prepariamo al primo vero giorno pedalato in terra finnica.
Abbiamo deciso, in linea generale, di muovere verso Tampere, perchè vogliamo visitarla. Passaremo nella regione dei laghi, attraverso ciclabili e strade secondarie. Poi ci dirigeremo verso Oulu, capitale del ciclismo soprattutto invernale, e da lì poi la strada è unica, e sale a nord, verso e oltre Rovaniemi.

Il tempo è fresco al punto da farci optare per i pantaloni lunghi da bici, ed è tutto nuvoloso e grigio e umido da sembrare novembre a Cornaredo. Non è che piova proprio, viene giù una finissima foschia di goccioline. Non c'è colore, la luce è opaca e quasi scura pur essendo un mattino di inizio agosto.

Uscire da Helsinki è molto sicuro, in bici, ma non sempre facile: le piste ciclabili sono talmente tante e intrecciate da formare una ragnatela su più livelli, in 4D: sottopassaggi, cavalcavia, deviazioni invisibili e bestemmie. Però non si sta mai su strade trafficate e gli automobilisti, quando c'è da attraversare, sono gentilissimi e attentissimi. Di gente in giro in bici ce n'è, ma non tanta come a Berlino; sono anche diversi i numeri e le quantità generali, certo. Però si vedono ciclisti in allenamento, mamme con i bambini nel carretto e sciure che vanno a far la spesa con l'abitino e il caschetto.

Noi, in qualche modo, perdendoci a volte e smadonnando parecchio, riusciamo a orientarci e a imboccare la pista giusta, che attraversa la periferia ordinatissima e ancora in espansione, con parchi e quartieri di casette in legno colorate in costruzione. La ciclabile a volte è sterrata, ma sempre in condizioni perfette e segnalata a modino.



Dopo aver passato boschetti e aree rurali appena fuori città, arriva il momento di tuffarci sulla strada che ci accompagnerà quasi tutto il giorno; è una parallela all'highway e da noi verrebbe definita provinciale; Bordo ampio, asfalto impeccabile, traffico quasi nullo e comunque sempre accortissimo: un paradiso. Abbiamo anche il vento a favore, che ci aiuta sulle numerose rampe. Perchè la Finlandia non è mica piatta come dicono i libri di geografia. E' un ininterrotto susseguirsi di collinette, tutte basse, tutte morbide, ma che non lasciano tregua alle gambe.



Intorno campi e pinete, e a volte l'autostrada sotto, con il suo rumore frastornante di motori in corsa. Peccato l'assenza di colore, peccato questo innaturale buio che spegne persino il fucsia brillante dei fiori selvatici. Non manca invece un profumo dolcissimo che esala dall'erba, e non è il fieno umido e nemmeno il muschio. Son fiorellini che sanno di miele, ma forte. Sembra di mettere il naso sopra un barattolo di millefiori appena aperto.







Di paesi ce ne sono alcuni, rari e minuscoli. Più toponimo che abitanti. Tutti a vocazione agricola, con le fattorie, le cascine e le stalle. Mi colpisce una casa di legno crollata su se stessa, sotto il peso del tempo, e lasciata lì. Pare un monito al decadere.


Giungiamo in fretta alle sponde del lago Vanajavesi, ad Hameenlinna, l'unica città vera e propria della giornata (fa 70.000 abitanti circa).


Qui ci fermiamo a pranzo e a stabilir la strada e il luogo in cui ci fermeremo stasera. Un piccolo appunto: per chi si stesse chiedendo che fine abbia fatto l'ombrello di Gigi, acquistato a Tallinn... Ebbene, è andato a completare l'opera "velocipede del rutamat (rottamaio)".

Due parole su Hameenlinna: è sulla linea Helsinki-Tampere e vi è nato Sibelius. E' la città dell'entroterra più antica, in Finlandia e, fino al secolo scorso, era una delle città più importanti della nazione; ancora adesso gioca un ruolo di primo piano, comunque, per la posizione strategica in cui si trova.
Sul lago si trovava un villaggio vichingo




 poi, nel 1260, venne qui costruito un castello per assicurare il potere svedese anche nelle regioni interne. Intorno crebbe un paesino che fu riconosciuto città nel 1639. Fiorirono poi scuole, accademie e università prestigiose, dove molti dei famosi finlandesi in ogni campo han studiato. Qui, nel 1862, è stata aperta la prima tratta ferroviaria del paese, con i binari che giungevano dalla capitale insieme al grido dei gabbiani.





Davanti al castello neri capri

e carri armati.

Ripartiamo, per gli ultimi 25km che ci separano dal luogo prescelto per la sosta notturna: l'area attrezzata di Vanajaniemi, promontorio verdissimo di pini a picco sul lago Vanajavesi. Lo abbiamo scovato sulla Tulikkarta, e sappiamo che è a gratis, gestito dal comune, e che ha tre zone per il fuoco, un bagno chimico, panche e pure una capanna aperta per rifugiarsi se tira vento o piove. Uno shelter di legno. Un laavu, come dicono qui. Ma sa lavum minga, visto che la doccia non c'è. Al più si farà un tuffo nel lago.
Visto che questi siti per campeggio non hanno acqua potabile corrente e non hanno negozi in zona, bisogna far la spesa in anticipo, all'ultimo supermercato utile. Mentre ci dirigiamo a sbrigare questa incombenza, inizia a piovere fino fino e fitto fitto. Non dura molto, il tempo di infradiciarsi e raffreddarsi, mentre si pedala nel grigio tra neri voli di corvi.


Dopo aver scoperto che al supermercato non accettano nè danno di resto i centesimi bronzini, e dopo esserci caricati come muli di buon meritato cibo e necessaria acqua, ripartiamo. Non piove più, e, anzi, pare che stia uscendo il sole. Sì, sì! E' proprio luce qulla che filtra tra le betulle!
Ecco di nuovo il verde e l'azzurro, ecco il giallo e il rosso dei fiori. I colori, di nuovo, finalmente!



e le casine da presepe che non possono mancare.
Ci addentriamo nella strada sterrata che porta al parco e non smetto un attimo di stupirmi per la bellezza semplice e integra di questi luoghi, addomesticati sì, ma nella giusta misura. Natura naturata, al suo meglio.






Distratti dalla bellezza arriviamo al molo, dove numerose barchette riposano sull'acqua calma. Intorno ci sono strutture private e tutte videosorvegliate. Perchè sì il diritto di ogni uomo a campeggiare dove vuole, ma quel che è mio è mio!

Si apre, poco discosto, un sentiero che è una passerella di legno rialzata su ortiche e funghi, muschio e felci. Il profumo di bosco, di terra bagnata e grassa, è inebriante. Sembra che si stia entrando in un regno altro, di fiaba, con fate e gnomi e creature parlanti.


Invece si tratta proprio dell'area attrezzata che cercavamo, che è ben più bella di quanto immaginassi. E' un roccione, coperto di pini, a picco sul lago. Ha pure una minuscola spiaggetta accessibile, tra gli scogli lisci.





Intorno si vedono minuscole isolette che fan da puntaspilli ai pini e gli altri promontori, anch'essi verdissimi e coperti da foresta fitta.


Ci godiamo lo spettacolo del tramonto durante la cena, e non fa nemmeno freddo. Non ci sono troppi insetto, tanto meno le temutissime zanzare. La finnish air force è stata, si vede, debellata.







Pure il wc chimico è grazioso.













Ah, mentre ero persa ad ammirare questa silenziosa meraviglia, che sa di resina e corteccia, di gridi di gabbiani e piccole onde sulla roccia, ho omesso un dettaglio: in questo paradiso non siamo soli!
C'è un omino biondo biondo e dalla pelle ciarissima con due bimbi, suoi figli, biondi biondi e ancor più chiari, che quasi brillano al buio. Stanno cuocendo salsicce, patate e pane sul fuoco vivo, quando arriviamo, e ci dicono di far con calma che ci tengono viva la fiamma. Fanno legna con coltellacci, ai danni delle betulle più fini. Parlano poco e sembrano molto assorti nei loro pensieri. I bimbi corrono seminudi o nudi del tutto, mangiano una fetta d pane e miele al volo e poi tornano a costruire una capanna con rami e sassi. Poi si lavano i piedi con l'acqua calda scaldata in una teiera e vanno a dormire. Il papà ci fa qualche timida domanda e commenta con un "respect" il nostro viaggio. Poi si offre di portar via la nostra immondizia, domani, tanto lui è in auto. Ci chiede anche se vogliamo lavarci nel lago, per lasciarci un po' di privacy, ma noi ci siam già dati per pronti alla branda.








Aspettiamo il tramonto, che, come ogni sera, giunge puntuale a porre fine alla giornata. Il cielo rosseggia e così le acque increspate del lago. Fa fresco ora, e iniziano a sentirsi i richiami degli uccelli notturni. Durante la notte sentiremo numerosi scalpicci e versi che non sappiamo riconoscere. Ho visto scoiattoli e lepri, e un tasso enorme, purtroppo morto.
Lo sciabordio delle onde si fa più forte nel silenzio che scende insieme alla sera e concilia il sonno. La temperatura è perfetta. Dormiamo un sonno grasso e spesso che ci accompagna fino al mattino, sognando il nord.

7/8/20
giorno 35
Vanajaniemi-Norojarven laavu
116km

Oggi la strada è semplice, e dritta, fino a Tampere. Poi si vedrà. Ci alziamo tardi perchè abbiamo dormito a lungo, nel calduccio della tenda, cullati dalle onde del lago e dallo stormire delle foglie. Al risveglio un sole caldo e pieno ci dà il buongiorno migliore che si possa sperare. Colazione, borse, un biglietto di ringraziamento al nostro vicino di tenda (200 metri) per la spazzatura che ci porterà via e siamo pronti.

Tutti i 75km fino a Tampere scorrono lisci in un tripudio di colori e profumi che per me ora sono LA Finlandia.














Tra boschi, praterie, casine graziose e sentieri curatissimi, ci portiamo verso il cuore del ripiano dei laghi. Azzurro su azzurro, occhi spalancati al cielo che ne bevono la profondità.








Purtroppo il vento oggi non è accondiscendente come ieri e ci rallenta, come ci rallentano le frequenti salitine che non smettono MAI e si susseguono senza soluzione di continuità.




A Palkane, in un istmo tra due grossi laghi, ci imbattiamo per caso in questa chiesa senza più il tetto, che attrae più persone così da rudere, che se fosse intera. Risale al 1500 e sostituisce quella precedente, in legno, costruita su un cimitero pagano dell'età del ferro, quando la chiesa volle impossessarsi di tutti i luoghi sacri altrui, e non solo di quelli. Costruire una chiesa cattolica qui nel 1500, con la Riforma in agguato, non si è rivelata un'ideona.


Qui veniamo anche approcciati da un omone che vuole sapere se le nostre siano bici elettriche. No, rispondo, l'unico motore son queste, e indico le gambe. Lui ribatte dicendo che è un motore sicuramente più affidabile di quello della sua auto, e ride di gusto. Poi spiega che sta andando a un raduno qui vicino, dove per 3 giorni si troveranno appassionati di bici e auto d'epoca del blocco sovietico. Campeggiano insieme, bevono, grigliano e poi tornano a casa. Lui è finlandese del sud, dice, ed è partito stamattina. Resta allibito dalle distanze che abbiamo alle spalle e davanti e ci lascia con una buona notizia: il meteo promette sole e caldo per tutto il weekend!











Si riparte, ora su stradoni ora su sentieri, in un continuo alternare che non lascia spazio alla noia. Ci fermiamo un poco a Raikku, paesino tutto betulle e sassi stretto in una lingua di terra tra due laghi. Pace totale e panica.










Non senza fatica arriviamo finalmente a Tampere, in cui si entra senza rischi attraverso una fittissima e segnalatissima rete di ciclabili. La periferia è quella solita di palazzoni (qui non squallidi) e centri commerciali.


Tampere è la terza città più popolosa di Finlandia e la prima dei paesi nordici se escludiamo quelle con accesso al mare.
Cito Wikipedia:
"Nel Medioevo, la zona di Tampere era abitata dalla tribù dei Pirrka, che esigeva il pagamento di tributi dalle popolazioni locali spingendosi a nord fino alla Lapponia. All'epoca, la "città" consisteva in una serie di tenute amministrate dai proprietari svedesi, che si estendevano attorno alle foreste e ai due laghi che circondano Tampere. L'odierna città fu fondata nel 1779, durante il regno di Gustavo III di Svezia. Nel XIX secolo, le rapide di Tampere, o Tammerkoski, che oggi costituiscono una ricca fonte di energia idroelettrica, furono fondamentali per lo sviluppo dell'industria tessile. Tra gli investitori finlandesi e stranieri che presero d'assalto la città figura l'industriale scozzese James Finlayson, che vi fondò un cotonificio nel 1820. La Rivoluzione Russa del 1917 acuì l'interesse per il socialismo tra la nutrita classe operaia di Tampere. La città divenne così la capitale dei "rossi" durante la guerra civile finlandese, che scoppiò dopo la dichiarazione d'indipendenza della Finlandia.Grazie allo sfruttamento dell'energia idroelettrica è un importante polo industriale produttore di tessuti, carta, legname, gomma, strumenti di precisione, articoli in cuoio, calzature e metalli raffinati."

Andiamo subito a vedere la cattedrale, esempio di stile romantico nazionalista finlandese, ultimata nel 1907.


Agli operai socialisti

poi passiamo accanto alle strutture delle vecchie fabbriche, in cui ora si trovano negozi, musei e teatri






e ci portiamo sotto la torre panoramica simbolo della città, la Nasinnesula, che sta tra il porto e il parco divertimenti con acquario e delfinario e zoo. La prima, 168m, è la torre panoramica più alta della nazione. Il secondo, il luna park più grande.



In questa città, mi dice Gigi, è nato nel 1909 Jarvinen, atleta della nazionale che stabilì, negli anni '30, il record nel lancio del giavellotto.
Torniamo, dopo una breve sosta in un parco munito di bene raro, la fontanella, sui nosri passi. Passiamo per la chiesa Aleksanterin




e il suo parco


e per la via centrale di Tampere che ci riporta alla stazione


con un assaggio della locale chiesa vecchia, luterana, in legno, e del teatro


delle belle facciate dei palazzi e degli immancabili lavori in corso che rallentano la nostra marcia. Perchè siamo ingombranti e ci serve spazio.


In un soffio siamo di nuovo fuori. Campi e boschi e un silenzio sovrannaturale. Abbiamo deciso di puntare al "campeggio" libero del lago Norojarvet, accanto alla highway. Lo abbiamo scovato su Tulikkarta e su Gmaps ci sono pure delle foto che ci convincono: wc chimico, legna, fire ring, panche e shelter. C'è tutto.


Arriviamo, dopo aver fatto la spesa e scorta d'acqua e, ahimè, troviamo un gruppone di scout adolescenti e brufolosi che hanno già invaso la zona. I due adulti, grandi obesi, svaccati sulle panche ed esausti per i dieci minuti di sentiero che han dovuto percorrere a piedi, ci guardano a metà tra lo scocciato e l'impaurito: sanno che siamo noi, al pi, quelli che potrebbero lamentarsi. I ragazzini non fanno poi troppo casino e decidiamo di lasciar loro le strutture attrezzate. Noi ci spingiamo più in là, tra pini, funghi, mirtilli e sassi che affiorano dal terreno, coperti di muschio. Intorno, scoiattoli e uccelli acquatici di ogni tipo.









Cosa vedrei se fossi una lumachina affamata di funghi... Meglio non rischiare, invece, in quanto volpe. Certi funghi son così buoni che si assaggiano una volta sola nella vita




Montiamo la tenda, ci lavicchiamo, ci cambiamo e ceniamo mollemente seduti sul muschio dei massi, così grandi e lisci che fan da tavolo e sedia ad entrambi.
La sera cala presto perchè il sole si nasconde dietro ad una collina boscosa che sta proprio qui di fronte. Fa comunque ancora caldo ed è un piacere godersi il crepuscolo tra i primi rumori della notte, onde e scricchiolii di animali. Ci sono anche parecchie volpi, da queste parti. Ne abbiamo visti i resti a bordo strada, venendo.
Domani è giorno di festa, giorno di doccia. Se tutto va secondo i piani, ci fermeremo in un campeggio privato, con i servizi igienici, dove si può scegliere la tenda (sì) e il cottage o la stanza d'albergo (no). Ma ci si lava e si ricaricano batterie e pc e telefoni. L'idea è, in linea di massima, di stare due giorni zozzi e wild a gratis, e il terzo pagarsi l'igiene. Mi pare un compromesso così equilibrato da essere tra il salomonico e il democristiano.

Comunque Oulu si avvicina, è questione di 4, 5 giorni. Poi non ci sarà più nemmeno il lusso e l'onere di scegliere la strada. Poi sarà solo pedalare, verso nord.


8/8/20
giorno 36
Norojarven laavu-Tuuri
155km

Quella di oggi è stata una tappissima di trasferimento, lunga sulla carta e ancora più sulla strada. Lo scopo era arrivare ad un campeggio privato, a pagamento (6 euro a testa, un cifrone insopportabile... Sto diventando un t-rex dai corti braccini). Perchè? Per lavarci, lavare le muteande e i calzetti e caricare power bank e pc. E l'unico ragionevole per posizione e prezzi è questo Onnela caravanmegaplatz e sa dio che altro. Comunque, nonostante il vento contrario e le salitelle continue, ottusamente incessanti, nauseanti alla fine, siamo riusciti ad arrivare. E a fare la doccia.

La giornata è iniziata più tardi del previsto: in tenda ormai ci facciamo delle gran ronfate e senza sveglia nemmeno il sole luminosissimo ci smuove. 
Poi, la felicità. Non quella di Trilussa ma quasi

C'è un'ape che se posa 
su un bottone de rosa: 
lo succhia e se ne va... 
Tutto sommato, la felicità 
è una piccola cosa.


Dopo questa colazione che fa rinascere, e sa di muschio e caffè, resina e biscotti all'uvetta, sbaracchiamo e leviamo, letteralmente, le tende.

Ovviamente portiamo via tutto, monnezza compresa, e non lasciamo traccia del nostro passaggio. Non siamo mai stati qui, se non nella nostra memoria,

per guardare il mondo dalla parte delle radici, per parafrasare.
Ripercorriamo il sentiero al contrario, trascinando a mano le bici, tra sassi e distese di mirtilli (che si possono raccogliere liberamente, come i funghi, sempre per il diritto di ogni uomo)
e poi ci tuffiamo sull'autostrada,ma solo per un breve tratto; da lì è un misto di stradine tra i campi e i villaggi agricoli e la 66, una sorta di provinciale. Non è proprio la route 66 dell'anno scorso, ma insomma, fa il suo dovere di strada ben asfaltata e con bordo largo, e traffico quasi assente.



Poi finiscono anche i rari e deserti paesi, e iniziano i boschi. Decine di kilometri di ininterrotta verzura, solitaria, ma senza pioggia per fortuna.


L'ordinatissima schiera di pini e betulle, che stan lì sull'attenti a bordo strada a guardarci di sottecchi, fingendo di non curarsi del nostro passare, è interrotta solo dall'azzurro improvviso dei laghi. Alcuni minuscoli, poco più che limpide polle; altri, invece, sconfinati, vastissimi, oceanici. E' incredibile questa costellazione di acqua dolce che impreziosisce la terra, e la fa grassa e umida, dolce per le radici e l'erba. Solleva un poco dalla fatica, distrae il cuore, non fa pensare a quanto le gambe siano stanche e sfibrate e corto il fiato.




Facciamo una prima sosta a Ruovesi, dove approfittiamo del supermercato per un gelato e qualcosa di fresco da bere (oggi fa caldissimo, ci son 27 gradi e il nostro copro non è più abituato a queste temperature, siamo acclimatati a un range 12-20 gradi e questo sole ci fa sentire molli e deboli, e sudatizzi,quasi febbricitanti)
Ruovesi, che risale alla metà del '500, ha la sua bella chiesa di legno, il suo lagone e il suo parco naturale. Quasi 1000km quadri di superficie per nemmeno 4000 abitanti.

Torniamo in sella e già siamo piuttosto cotti, a causa del vento e del saliscendi continuo. Ma teniamo la testa bassa e ci fermiamo solo per una rapida pipì silvestre (qui di bagni pubblici non c'è traccia). I kilometri da fare sono ancora tanti e non c'è da ciurlare nel manico.





Intorno boschi, sempre, e laghi, ancora. Cambia solo la luce: prima era obliqua da est, poi è rimasta alta a picco su tutto, senza ombre, e più tardi si è fatta più dolce a glassare di caramello i tronchi e le spiagge, da occidente.



Passati i 100km ci fermiamo di nuovo, per controllare il navigatore, che non faccia scherzi e non porti su strade sterrate (siamo troppo stanchi). Bevo un caffè, Gigi mangia altri due gelati e ripartiamo, per l'ultima tirata.
Anzi no, siccome siamo a Virrat, che ha dato pure nome a un cratere su Marte, ne approfittiamo per osservare il sistema di chiuse che permette alle barche di passare sotto al ponte, tra un lago e l'altro, e la ricostruzione del villaggio agricolo tradizionale, con le casine in legno, il mulino e il granaio comune. Poca differenza si nota rispetto all'architettura oggi in uso nei villaggi.
C'è anche un matrimonio in corso e la sposa arriva su un trattore. Mi sembra giusto.







Oggi abbiamo incontrato poca gente e pochissimi ciclisti, nessun in viaggio. Ma tutti ci han sempre salutato e sorriso largo, perchè questi finlandesi son proprio brava gente, tutti dediti alla pasticceria e alla natura grande.

Ormai sfiniti, ma soddisfatti, arriviamo finalmente a destinazione, a Tuuri. Qui, fuori dal paese, c'è una località sorta nel nulla dal nulla, in mezzo a boschi e campi, che orbita attorno ad u enorme centro commerciale un po' polveroso, che spicca come un castello nel deserto. E c'è pure un parcheggio mastodontico, un luna park poraccio e il nostro campeggio, veramente grande e capiente, e già quasi tutto pieno.
Restiamo storditi e frastornati di fronte a tale spettacolo: dopo giorni nei boschi, uscirne è sempre un po' traumatico. Perchè siamo fatti più per quelli che per questo. 

Facciamo check in in campeggio e le gentilissime ragazze alla reception, che parlano un ottimo inglese come tutti, qui, mi spiegano della spiaggia, della cucina comune, delle zone barbecue con la legna già tagliata e dei servizi. E restano allibite quando chiedo loro come funzioni esattamente la sauna finlandese, che qui è diffusissima, c'è ovunque e va alla grande, nemmeno a dirlo. Visto il caldo preso oggi e la pressione sotto i piedi, comunque, decidono che sarà per la prossima volta.





Andiamo in bici a fare la spesa e il supermercato si rivela un labirinto sterminato di troppi prodotti, troppi corridoi e corsie, troppi colori e profumi. Quando si ha fame come ne abbiamo noi stasera, il Minotauro è dietro ogni scaffale.





Tra le corsie mi affianca un omone brizzolato e dagli occhi azzurri, con un bimbo biondissimo nel carrello: "Sei italiana?" chiede con accento toscanaccio inconfondibile. Iniziamo a chiacchierare e a lui non pare vero. Si è sposato con una finlandese e ha fatto quattro figli, il quinto in arrivo, e vive e lavora qui da anni ormai. Rimane colpito dal nostro viaggio e spiega che anche lui è in vacanza, ma per poco: tra una settimana qui ricominciano le scuole e si torna l lavoro, perchè le vacanze estive iniziano prima, e poi si fa una settimana di pausa in autunno, e la settimana bianca. Gli dico che ammiro il rispetto della cosa pubblica che hanno qui, e lui spiega che è normale, è di tutti quindi anche mia, e nostra. Perchè qui tutti pagano le tasse, non come in Italì "E dovresti vedere le scuole!" aggiunge entusiasta. Qui non sono strutture vecchie: quelle con la muffa le trasformano in centri commerciali, quelle nuove le tiran su in breve con le ruspe nei boschi, che tanto c'è spazio!". Poi i spiega che in estate si godono tutta la luce che c'è, mentre in inverno si dedicano alla scuola serale, tutti, grandi e piccoli, e c'è chi studia lingue, chi uno strumento musicale, chi impara a cucinare, chi a cucire, chi a intagliare... Il vero life long learning ha cause meteorologiche, insomma. Dice poi che le strutture e gli impianti sportivi sono tutti attrezzati per essere illuminati a giorno sempre e si può, ad esempio, sciare con il buio pesto attorno. Poi aggiunge, ma su questo sento una vena di malinconia, che non fa poi così freddo, anche in inverno: si vestono leggeri, tanto si passa dalla casa all'auto all'ufificio o alla scuola, e si è sempre al caldo, tanto che studenti e dipendenti si levano le scarpe entrando nei locali.
Speriamo si lavino tutti bene i piedi!
Così ci salutiamo e ognuno va per la sua strada. Quando usciamo, il sole sta già tramontando sul parcheggio.
Tornando in campeggio noto che si possono prendere liberamente delle macchinine a pedali, per spostarsi rapidi negli spazi ampi della struttura. Quasi quasi lascio la Signorina Felicita e prendo una di queste, per arrivare a Capo Nord.

Ceniamo nell'ultima luce, prima che faccia fresco. Da un lato della tenda c'è un gruppo di famiglie numerosissime nordafricane, che fanno un casino pazzesco e, tra madri urlanti e bambini, ma quanti!, che strillano, pare la Jemaa el Fna di Marrakech. Dall'altro ci sono tre scoreggioni nordici, che continuano a tirare occhiatacce e chiedere silenzio dalla loro yurta deluxe a 95 euro al giorno per cagare dove anche i povery poggiano culo. Il mondo è bello perchè avariato, as usual.
Cala il sole e ni ci ritiriamo. Abbiamo davanti due giorni wild, di nuovo e per fortuna, e i terzo di arrivo a Oulu, sulla costa, per salutare il mare che tanto a lungo ci ha accompagnato in questo viaggio. Siamo a 3700 e passa kilometri pedalati, e sul golfo raggiungeremo i 4000. Poi ne mancano ancora un migliaio, circa. Son numeri!

Nessun commento:

Posta un commento