venerdì 7 agosto 2020

33. Helsinki. Il grano di sale e la goccia di vento. Il vero amore non lascia tracce. Luci del nord.






5/8/20
giorno 33
Tallinn-Helsinki
80km traghetto + 16km in bici + 13km a piedi (mancavano pedalò e calesse e ci sarebbe stato tutto)

Sveglia, colazione, pronti, via! Destinazione porto di Tallinn, terminal D, imbarco automobili. Il trghetto per Helsinki ci attende. Arriviamo un'ora in anticipo, come necessario, e ci imbarcano quasi subito, insieme alle moto, prima di auto e camion. Leghiamo per bene le bici in stiva, le salutiamo e consoliamo, non vi stiamo abbandonando! E saliamo ai piani alti dell'immenso traghetto che si rivela essere un mondo a sè, come ogni nave da sempre.



Dopo aver passato corridoi di cuccette, bar, lounge, sale di vlt e negozi di paccottame vario stile aeroporto (tutto duty free), raggiungiamo il ponte di poppa, al penultimo piano (l'ottavo) e lì ci piazziamo su una bella panchina al soleda cui non ci scolleremo per le successive due ore e mezza. C'è pure il wifi velocissimoe quindi ne approfittiamo anche per stdiare la visita ragionata di Helsinki (abbiamo solo mezza giornata) e il percorso dei giorni prossimi.
Un annuncio, si accendono i motori e partiamo.
Si salpa!


Salutiamo Tallinn tra azzurro e azzurro, osservando le guglie e i campanili, le torri e le barche farsi sempre più piccini all'orizzonte.
Gli addii così non possono esser tristi, c'è tanta luce su ogni cosa e l'orizzonte è aperto e tondo da ogni lato. Ogni tessera è al suo posto sotto questo cielo steso ed il vento porta solo buone nuove. Noi pure siamo dove si deve, puntini microscopici nel mondo d'acqua e sogni, simboli e parole che la corrente porta, che l'onda disperde. Questo breve tratto d'acqua fa per me come un battesimo, e rinasco sull'altra costa, in un altro mondo.




Ciao Tallinn, ciao Estonia, è stato un piacere e un onore pedalare le tue strade.






Ci allontaniamo man mano dalla terraferma e l'umanità intorno a noi comincia ad agitarsi e a fremere come in un formicaio. La gente si annoia presto in compagnia dei pochi pensieri rari e ha bisogno di comprare, bere, mangiare, consumare. C'è chi va a giocare alle videolottery, chi affolla le boutique e chi acquista casse di birra e vodka a prezzo d'occasione.




La nave è fatta apposta per permettere a tutti di alleggerire il più possibile il portafogli e il cuore: una è una cosa vera, l'altra un'illusione, ma tant'è. Vengo colpita, mentre passeggio per il supermercato, ormai accalappiata a mia volta e caduta nella trappola, dalle confezionidi chewing gum formato famiglia allargata, che paiono fustini di detersivo.



Ovviamente pure io vengo tentata e cedo, e spendo e compro e consumo. Le finn-confezioni sono esteticamente impagabili.



oggi fuckAldo!

Il tratto di mare che separa Tallinn da Helsinki è lungo solo 80km e la profondità media è solo 38m. Infatti affiorano spesso isolotti e scogli, tutti segnalati da fari.


Poi, finalmente, si arriva. Terra in vista. E non è terra-terra, son sempre isole, ma più grandi, e verdeggianti, rigogliose di pini. Ci siamo quasi. Nella terra più pacifica e con il sistema scolastico più avanzato, con più del 70% del territorio coperto da foreste, la qualità della vita altissima, il reddito medio pro capite stellare e un'economia rampante ma green. La Finlandia. Svedese a lungo, poi russa, e infine indipendente, e libera di crescere. Pochi ma buoni.









Mentre i gabbiani fanno le loro evoluzioni in scia al traghetto, contenti del vento, ci avviciniamo al molo e si attracca.



Scendiamo, liberiamo le bici e, appena abbassato il ponte, scendiamo, primi fra tutti, abbagliati dal sole altissimo. Sono presa da un'euforia senza pari, forse è la caffeina della Nocco energy drink, forse la consapevolezza di esser giunti all'inizio della terza parte del viaggio, quella nordica davvero, che in circa due settimane ci porterà tra i minuscoli infiniti laghi, le foreste, e poi  in Lapponia, e da lì in Norvegia e a Capo Nord.

Appena fuori dal molo ci si para davanti subito una città tranquilla ma dinamica, piena di gente che fa cose ma in maniera rilassata e ci sono piste ciclabili perfettamente segnalate a ogni pie' sospinto.






Ci lasciamo il porto alle spalle e iniziamo subito la nostra visita pedalata della città. Siamo nell'area metropolitana più a nord del mondo e nella capitale più settentrionale d'Europa


Cito Wikipedia:

Helsinki venne fondata nel 1550 su ordine del re di Svezia Gustav Vasa. Il villaggio era affiancato già da un porto, menzionato per la prima volta con il nome di Helsinge ("stretto", "golfo", "approdo") nel 1351 in un documento del re Magnus II di Svezia che garantiva i diritti per la pesca del salmone sul fiume Vantaa al monastero estone di Padise.
Per rivaleggiare con Tallinn, re Gustav ordinò ai mercati vicini di trasferirsi a Helsinki ma con la conquista dell'Estonia (1561) da parte della Svezia, cessò la necessità di espandere la città, ed Helsinki rimase un povero paesino.
Nel 1640 Per Brahe il Giovane consigliò a Cristina di Svezia di far trasferire la città nella sede attuale (attorno alla Piazza del Senato).
Nel 1748 il governo svedese iniziò la costruzione della fortezza di Sveaborg (Suomenlinna in finlandese), come protezione contro l'espansionismo russo. Al primo assedio Suomenlinna cadde.
Dopo che la sovranità della Finlandia passò alla Russia, nel 1809, lo zar Alessandro I decise di spostare la capitale finlandese da Turku a Helsinki nel 1812, in quanto la relativa debolezza dell'influenza svedese sulla città, e la sua vicinanza a San Pietroburgo, avrebbero reso il controllo del governo locale più semplice.
Per ridurre ulteriormente l'influenza svedese nella regione, nel 1827 fu spostata da Turku a Helsinki l'unica università del paese. Questo fatto consolidò il nuovo ruolo della città provocando una rapida crescita della popolazione e dello sviluppo urbanistico.
Dal 1918 Helsinki è la capitale della repubblica indipendente della Finlandia e ne ha seguito le sorti: invasa dai russi, alleata ai nazisti, poi contro di loro, arrtrata fino a dopo la seconda guerra mondiale e poi in crescita vertiginosa ancora oggi.
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Passiamo per il parco Esplanadi, che è un'esplosione di fiori, di profumi che escono dai numerosi locali e di musica



tra edifici in stile nordico, austero, sobrio e finemente decorato con motivi floreali e animali), fino alla fontana della sirena circondata da foche, simbolo della città che rinasce dal mare.



Si arriva così subito al porto e alla piazza del mercato, Kauppatori, vivace e allegra di colorate bancarelle, turisti e locals che passeggiano o attendono di imbarcarsi. C'è molto ordine e tutto è tranquillo e pulito, ma la gente non dà l'aria di tirarsela particolarmente, anzi, son tutti gentili e sorridono e salutano, dicono "respect" o lo fanno intuire. Una sciura anziana vestita tutta a modino ci insegue, persino, per dire a Gigi che ha un elastico sganciato. Ho letto che ai finlandesi solo due cose dan fastidio: chi inquina e rovina la natura e chi fa casino a gratis e senza ragione. Finni, vi si ama già. E poi in giro ci sono persone di ogni tipo e e colore, molti neri, del sud e del nord Africa, che non si vedevano da tempo, dalla Germania. E orientali, slavi, vestiti in ogi modo. Punk, fighetti, rasta, modaioli, cosplayers, di tutto.






Al centro del mercato si erge un obelisco, "la pietra della zarina", del 1833, che commemora la prima visita dell'imperatore di Russia e consorte da queste parti.





E non è affatto l'unica traccia di lunga e ingerente presenza russa in città. Impossibile non notare subito la cattedrale Uspenski, la più grande chiesa ortodossa dell'Europa occidentale, terminata nel 1868.












Dalla collina si vede la sagoma chiara della nostra prossima tappa, la cattedrale luterana, che si ispira al pantheon di Parigi ed è stata terminata nel 1851.




Si trova nella Piazza del senato, cuore neoclassico della capitale, che lascia a bocca a perta per la sua bellezza sobria e luminosa. Nel centro, nemmeno a dirlo, una statua dello zar Alessandro II.




























Dopo essere rimasti a lungo seduti tra i tavolini della piazza, a bere la luce e ad ammirrare tutta quell'eleganza, ci spostaimo verso il quartiere Kamppi e la sua chiesa, la Cappella del silenzio.










Si tratta di una struttura interamente in legno che isola da ogni rumore esterno ed invita al raccoglimento spirituale. Prticamente è un catino di preghiere.







(circondato da centri commerciali, ovviamente)









Dopo aver ftto gli scemi sull'architettura urbana avanguardistica e aver visto la statua di Mannerheim, vicino al parlamento al museo Kiasma,



arriviamo all'ultima sosta del ciclotour di Helsinki, la chiesa di Temppeliaukio, scavata nella roccia viva nel 1969.








Ci dirigiamo dunque in ostello, a lasciare le bici, cambiarci, e tornare in centro per visitare l'isola-fortezza di Suomenlinna.






Check in, bagagli e bici issati al quarto piano, lasciamo subito l'accogliente ostello Cheapsleep, super giovane sympa e colorato e attrezzato, e con uno stabilimento Unilever accanto che manda un profumo di cacao e caffè che la metà basta, e pure un supermercato 24/7 al pian terreno.
Tram fino a Kauppatori e poi traghettino (la compagnia che gestisce i mezzi pubblici è una sola e il biglietto vale, a zone, per ogni mezzo, e il iglietto si fa con l'app).








Sbarchiamo così a Suomenlinna, forteza marina su sei isole, patrimonio nesco e gioiello imperdibile se si passa da Helsinki.









Originariamente denominata Sveaborg (letteralmente "fortezza della Svezia") e conosciuta in finlandese con il nome di Viapori, fu rinominata Suomenlinna (letteralmente "castello della Finlandia") nel 1918, in concomitanza con la dichiarazione d'indipendenza della Finlandia dalla Russia. 















La fortezza fu voluta dal governo svedese nel 1748 per proteggere il paese contro l'espansionismo russo. La costruzione iniziò nello stesso anno sotto la direzione di Augustin Ehrensvärd. Nel 1788 servì come base militare durante la guerra russo-svedese sotto re Gustavo III.

Nel 1808, durante la guerra di Finlandia, la fortezza si arrese all'esercito russo senza opporre resistenza, e al termine della guerra, l'anno successivo, Suomenlinna (come tutta la Finlandia) passò sotto il controllo russo.

Durante la guerra di Crimea, nel 1855, il sito fu bombardato e danneggiato dall'esercito anglo-francese.

Nel 1917 la Finlandia dichiarò l'indipendenza dalla Russia e durante la guerra civile che ne conseguì, la fortezza venne utilizzata come campo di prigionia, assumendo il nome finlandese di Suomenlinna.

Nel 1939 la fortezza servì come base militare per l'artiglieria costiera, difesa antiaerea e sottomarina.

Nel 1973 terminò la funzione militare della fortezza ed il suo controllo passò all'amministrazione civile e la presenza militare nelle isole drasticamente ridotta. Suomenlinna è la sede della Merisotakoulul, l'Accademia Navale della Suomen merivoimat la Marina militare finlandese e sull'isola sventola la bandiera navale della Marina militare finlandese a coda di rondine.







Oltre alla luce meravigliosa che glassa tutto di caramello e miele, oltre al vento salato e al profumo di mare, colpiscono le casette di legno, colorate e perfette. E la chiesa che, unica al mondo, funge anche da faro per il traffico marittimo e aereo. Ed ha cannoni per recinto.



























Poi ci sono i morti, ricordati nella pietra muta, e le mura, lunghissime, fortificate, inespugnabili, piene di noia di vedette in attesa dei Tartari che dal deserto non arrivano mai.














C'è un fondatore, che non manca mai nei miti e nella storia









e ci son le oche canadesi, a decine, grasse e affatto timide.












Si giunge dunque alla parte più spettacolare, per scenario, colori e impressionestorica. Le mura esterne e il camminamento perimetrale, con i cannoni rivolti all'orizzonte e bunker nascosti sotto al verde delle minuscole alture.Scogliere a picco sul mare, e mura a strapiombo.














































I colori pastello e la luce morbidissima sono forse ciò che più resta di questa visita, che prelude a giorni di viaggio in una tavolozza tiepida di sfumature ambrate, pur con tutto l'azzurro del mondo, che converge qui come attraverso un prisma.
Con i polmoni pieni di tramonto arancione torniamo all'ostello, non prima d'aver fatto la spesa con tanto di nuove porcate locali da assaggiare.



Ceniamo nell'ostello superbo, che fa pensare che di posti marci forse non ne troveremo più, in questo viaggio, e leggo il giornale, o meglio, mi calo in anea nel disagio linguistico che vivo da giorni. Non so niente di lingue ugrofinniche e per me sono del tutto opache, anzi, oscure. Galleggio tra suoni e simboli che mi inducono alla dislessia, e non capisco. E' raro che ciò accada e mi fa stare male. Bisognerà rimediare, in qualche modo!



Faccio poi un giro per i due piani di ostello, perchè è tanto caruccio che merita.












una malinconica, ancorchè pubblicizzatissima, poltrona per i massaggi, con vista sul mal di vivere

La serata trascorre in fretta a studiare le tappe dei prossimi giorni. Non è semplice scegliere la strada: ce ne sono molte e tutte han pro e contro quasi equivalenti. Certo è che a Rovaniemi, anzi prima, a Oulu, tutte convergono a poi la scelta sarà obbligata.
Ma da qui a là è una settimana di viaggio, quasi. Stabiliamo, dopo lunghe ricerche, di passare per Hameenlinna, che ha un castello, e Tampere, con i suoi laghi e le sue torri.
Essenziale si rivela il sito Tulikkarta, che segnala tutti i punti più o meno attrezzati per il campeggio libero, sfruttando il famoso diritto di ogni uomo a usufruire della terra pubblica, nel rispetto della natura e di chi ci vive, uomini e piante e animali tutti.
E sarà così, perchè non bisogna lasciar dietro di sè segni del proprio passaggio e , come dice Cohen, il ver amore non lascia tracce.


Così come la nebbia non lascia ferite
sulle oscure colline erbose
allo stesso modo il mio corpo non lascia ferite
su di te e non lo farà mai

Attraverso le finestre dell'oscurità
I bambini sono venuti e se ne sono andati
come freccie senza bersaglio
come manette fatte di neve

Il vero amore non lascia traccia
se tu ed io siamo un tutt'uno
si perde nel nostro abbraccio
come stelle contro il sole

Così come una foglia cadente può fermarsi
per un attimo nell'aria
così la tua testa sul mio petto
così le mie mani nei tuoi capelli

E molte notti resistono
senza luna nè stelle
così noi resisteremo
quando uno è partito e lontano

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