lunedì 5 luglio 2021

1. Milano-Cremona. L'impermanenza e l'estasi. Il grande fiume (di Eraclito?)

5/7/21
Casa-Cremona
126km



Lentamente la luce scivola via oltre l’orizzonte in questa sera di laconici grilli e leggerissimo fruscio di foglie. Potrebbe essere Dodona secoli e secoli fa; potrei essere uno di quei sacerdoti scalzi, quasi bestie, che vaticinavano sciogliendo in esametri il canto delle fronde al vento. Potrebbe essere qualsiasi epoca ed io stessa assumere un’identità mutevole da Proteo inafferrabile, perché il momento in cui un essere umano poggia la schiena al suolo e si lascia lambire dalla notte è atemporale e universale. Eppure si vive nel tempo curvo, in qualche modo inquadrati tra ascissa e ordinata, spazio e tempo. Una gabbia? Una tela bianca? Ed ecco le mie coordinate: Cremona, campeggio in riva al Po, zolla di terra morbida, tenda a tana di volpe, 5 luglio 2021.

Che ci faccio qui?

Sono in viaggio. Ma non metaforicamente parlando, come tutti, pellegrini e viandanti o naufraghi dell’essere. Sono proprio in viaggio. In bici ovviamente, in sella alla Signorina Felicita. Non sono sola: Gigi ha ancora pazienza di sopportarmi e voglia di condividere un nuovo orizzonte. E per fortuna va così.

Siamo partiti proprio questa mattina per una prima parte del cicloviaggio 2021. Fino alla fine di luglio pedaleremo in Italia, mentre in agosto ci attende l’ultima Thule, l’Islanda di ghiaccio e fuoco. E di questa isola magnifica e terribile parleremo a tempo debito.

Ora stiamo qui, nell’hic et nunc. Nell’immanenza del senso che sconfigge l’angoscia del fluire e della finitudine. Viaggiamo in Italia, ma dove? Verso est. Seguendo i fiumi, fino al mare, per poi scendere gù giù lungo l’Adriatico fino al punto più basso del “tacco”, e risalire ancora ma dall’altra costa, fino a Napoli o Roma.cCosì chiuderei un percorso iniziato ormai quasi dieci anni fa. Il mio primissimo cicloviaggio organzzato è stato un Milano-Roma, che mi era piaciuto al punto da portarmi qui, anni dopo, ancora in sella, ancora in viaggio, senza soluzione di continuità.

E poi questo è l’anno dei paradossi ed è venuto al pettine un nodo mio importante: tanto ho pedalato in Europa, in Asia, in America… Quanto poco ho visitato il nostro Bel Paese. Non ci sono spiegazioni, se non che a qualsiasi ulisside insonne Itaca, quando si torna, sembra sempre troppo spoglia e piccola.

Ma adesso è tempo di rimediare, con la scusa delle restrizioni ai viaggi (siamo comunque entrambi vaccinati) e l’idea che prima dell’Islanda si debba fare il pieno di sole e di mare. Certo, lo avrei fatto volpentieri anche in Messico, nel sud degli States, in Giappone o in Madagascar... Ma sarà per la prossima volta!

Così ci si trova ora alla prima sera di viaggio, e per quanto si sia ancora vicini a casa, l'avventura è iniziata. E' iniziata proprio come piace a me, chiudendo la porta di casa, salutando i gatti e i miei genitori: "Ciao! Ci vediamo tra due mesi!" e pedalando fuori dal cortile come per un qualsiasi giretto d'allenamento. Certo la Signorina ha ora il culo pesante e produce rumore di padelle e gamelle che sferragliano. I primi kilometri sulle strade che conoscono a memoria scorrono rapidi sotto lo sguardo curioso o stupito dei rari passanti, tra campagne e cascine.


Incontro Gigi, seguiamo la ciclabile del Naviglio Grande fino in Darsena e qui iniziano i dolori. Devo farvi una confessione, devo dire una cosa che scatenerà l'ira di molti. Io non sopporto Milano. E' la più insoffribile delle sacche di umanità dolente e storta, frenetica, incazzosa, distratta da stupidaggini di facciata, legate all'apparire, al drogarsi di piaceri usa e getta per dimenticarsi di essere il nulla. La moda, il denaro, gli specchietti per le allodole. Da anni definisco Milano "l'atomo opaco del Male". E' un luogo invivibile, disumano e poco fa che ci sia anche tanta bellezza. Provate ad attraversare questa città in bici, magari il lunedì mattina. Provate a sopravvivere all'idiozia, letteralmente, della gente intorno. Che è sempre e comunque TROPPA. Respirate l'aria schifosa, il caos di motori e clacson. Poi ne riparliamo. Non fosse che nella provincia l'offerta culturale e i servizi sono spesso di tenore kirghizo...
Il bello di Milano, comunque, è che finisce in fretta e presto si torna al verde e all'azzurro ovunque, al silenzio interrotto solo dal frinire delle cicale con i loro "finissimi sistri d'argento" (double Pascoli!). Passiamo anche a Melegnano. Ma no, non ho trovato il famoso perdono.


Tra ciclabili cittadine immacolate, canali (sopra, la Muzza) e vaste aree agricole, mentre il sole si faceva via via più bruciante nell'afa padana (appiccicosa, zanzarosa, nutriosa), siamo giunti a Lodi, la città del Barbarossa, il povero imperatore che i comuni italiani fecero impazzire (BruciateMil'ano!). Prima celtica, romana, longobarda, franca, poi sede dei grandi eventi del Rinascimento e ancora di una battaglia Napoleonica, in questa città è passata tata storia del nostro paese.

monumento alla Resistenza

Dopo Lodi abbiamo percorso un dedalo di stradine di campagna meravigliose. Il paesaggio, così mio, così vicino a ciò che chiamo casa, radice prima, ha aiutato ad entrare in quello stadio estatico, letteralmente di ek-stasis, fuoriscita da sè, che sempre cerco pedalando. Come in un acquarello diluito, tutti i confini e i bordi e i perimetri si sciolgono e mi trovo dissolta in un tutto che vive e respira e palpita. Sono il fremito dei fili d'erba e sono la risacca dell'acqua sul sasso, la goccia che evapora, il merlo che intona il suo canto. Il frinire assordante delle cicale aiuta ad entrare in questa sorta di tranche, come il ritmo forsennato dei tamburi o il canto monocorde dei sacerdoti in alcune culture.



La strada corre sotto alle ruote nel gioco di luci ed ombre che ricamano l'aria. Non si esce mai dalla cicliabile, non si esce mai fiume di Eraclito, non si esce mai dal senso di pienezza del tutto. L'universo si posa sul palmo della mia mano aperta, con leggerezza di farfalla.


In una breve sosta conosciamo un altro cicloviaggiatore ed è sempre bello annusarsi e trovarsi. Per quanto diversi, qualcosa ci accomuna. L'orizzonte più distante ci avvicina.
Mancano pochi kilometri ormai. Ci accoglie a braccia aperte una campagna fertile e grassa di terra umida, tra paesini che vivono un ritmo ancora legato alle stagioni. Su tutto un velo di luce caramello, un miele da estate che scalda e non brucia. Il profumo del fieno che asciuga è incenso di questo istante sacro.




Tra ville e cascine raggiugiamo l'Adda





e dunque il Po. Il nostro grande fiume che seguiremo nei prossimi giorni fino al mare.



In un attimo siamo al campeggio di Cremona. Ci ho dormito tanti anni fa, mentre pedalavo verso i Balcani e giù fino ad Atene. Era gestito da una una coppia di anziani. Ora è tutto automatizzato e rimesso a nuovo. Oltre a noi ci sono solo una coppia di cicloturisti tedeschi e un misterioso umarell che da diverse ore non si muove dalla sua sedia da campeggio. E' vivo, comunque -sì, ho controllato.  



In realtà, in quello che da lontano pareva un piccolo parco giochi, ci sono anche quattro "capre semite" e una minilepre (ma quest'ultima è imbucata e se ne va presto). Siamo rimasti con loro a lungo, perchè Saba ha ragione




Dopo la necessaria doccia ci siamo regalati una passeggiata nel centro di Cremona. La storia di questa città è talmente complessa e affascinante da non poter essere sintetizzata qui e tra chi legge c'è sicuramente qualcuno che ne sa molto, molto più di me. Vi lascio solo qualche scorcio

il Teatro Ponchielli

piazza Stradivari



la cattedrale con il torrazzo


e il suo interno

le chiappe di Ercole, mitico fondatore

il palazzo comunale


una volpe felice





6 commenti:

  1. Buon viaggio
    Sono felice di poterti seguire un'altra estate.

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  2. Grande Rita, è sempre un piacere leggerti. 🤗

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  3. Buon viaggio Rita, e grazie. Quest'anno lascerò a casa la bici per tentare una lunga corsa verso la bellissima Sicilia. Ci proverò ma la vedo dura. Ciao, Daniele 🤠

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  4. Ti faremo compagnia in silenzio... non solo seguendo le tue pedalate e le tue immagini ma cercando di condividere, per quanto possibile, la ricerca di quel "viaggio" misterioso e anelato che c'è un po' in tutti noi!

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  5. Solo ora inizio a leggere il tuo viaggio. Io ho concluso la mia carriera di cicloturista. Ma per fortuna ci siete voi che viaggiate e raccontate. Cercherò tra queste foto i ricordi dei miei viaggi. Islanda wow.

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