sabato 17 luglio 2021

11. Vieste-Margherita di Savoia. La Daunia antica, un principe di "gentile aspetto" e le saline

15/7/21
Vieste-Margherita di Savoia
117km




Quella di oggi è stata forse la prima vera tappa impegnativa, fisicamente e mentalmente, di questo breve viaggio nel Bel Paese. Sull'intero percorso, quasi 120km, la prima metà è stata di salite aspre e tortuose. La seconda di vento contrario e, a tratti, traffico poco gentile. Tuttavia ogni goccia di sudore è stata ripagata da scorci incredibili di pura meraviglia, da strapiombi di roccia sul mare, da discese a volo folle nel profumo delle pinete, verso l'azzurro, e da punte di arte altissima, bianca di candido marmo e roccia chiara. Andiamo con ordine.

I primi kilometri ci conducono in centro a Vieste acque pure, con le sue tre baie di roccia mangiata dalle onde.



Fin dal paleolitico qui l'uomo ha vissuto grazie alla ricchezza di boschi e acque. In più la presenza di selce ha permesso di creare utensili; sono state trovate tombe dell'età del ferro, dolmen, resti di insediamenti greci e romani, bizantini, longobardi, normanni e svevi e poi angioini. I veneziani hanno saccheggiato anche questa città pugliese, e pure i turchi, più volte. Si ricorda l'assalto di Dragut Rais del 1554, che falciò la popolazione facendo decapitare oltre 5000 viestani. Un terremoto ha dato il colpo di grazia. Poi sono venuti i Borbone e alla fine s'è fatta l'Italia unendo anche questo lembo di terra. Che è tanto bello da togliere il fiato.




In un attimo si ricomincia a salire. Oggi il Gargano non ci darà tregua fino alla fine. Seguiamo tutta la strada costiera, panoramica, spettacolare, che in poche decine di kilometri porta il dislivello totale sopra ai mille metri. E sono pendenze a tratti disperate, che costringono a procedere con il rampighino piano piano, a 5km/h, con tanta, smisurata, imperturbabile pazienza.


Ogni salita è seguita da una discesa altrettanto ripida, che non lascia nemmeno il tempo di riprendere fiato... Che è già ora di risalire. Questi strappi continui di saliscendi tagliagambe mi ricordano la Liguria. E molto del tempo in salita trascorre pensando a quale lavoro faccia la strada -sì il più antico del mondo.
Ma questa strada bagassa è la stessa che ci conduce a panorami così, di acqua cristallina sfiorata dalle radici antiche dei boschi. 





Arriviamo nei pressi di una torre d'avvistamento da cui è possibile ammirare la cosiddetta "grotta sfondata"




che crea uno sfondo da cartolina quasi innaturale tanto è perfetto. Ma vi giuro che questa foto con la Signorina Felicita è stata scattata in loco, non con un green screen


Se da un lato è sempre visibile il mare, salvo un breve tratto nel cuore della pineta, dall'altro si alternano boschi e zone più brulle, più disseccate dal sole, coltivate a sassi e ulivi antichi.




Si-sale, si-sale, si-scende si-scende, si-ri-sale ri-sale e si-ri-scende ri-scende. Comincia a fare molto caldo e la vista si offusca. La bici diventa pesantissima, le gambe nodose e dure come i tronchi ritorti degli ulivi. Sento che il tempo rallenta fino a quasi fermarsi, come il battito del cuore, come il fiato, e tra un battito di ciglia e l'altro trascorrono secoli. I miei capelli diventano muschio, "foglie le mani /spine le dita". 

"E immersi/ noi siam nello spirto/ silvestre,/ d'arborea vita viventi"



Un ginocchio cede, capita spesso alle prime salite, e mi costringe a salire stringendo i denti. E' una fatica da bestie cocciute, una lotta impari. Ma io sono Sisifo, Sisifo felice.

Viene anche il tempo della discesa ed è un tempo di grazia, di ombre sorelle e frescura. A volte la strada è così ripida e fa curve tanto strette da sembrare uno scivolo che balza in mare dall'alto.




Finalmente si spalanca ai nostri occhi la Baia della Zagare



E poi Mattinata, che Plinio cita come abitata da una tribù dauna autoctona. Ma il sito era noto anche ai greci, con il nome di Apeneste (che ha sempre a che fare con il sorgere del sole) che qui commerciavano con le loro nere navi. Poi sono venuti i romani, che han dedicato il sito alla Mater Matuta dea dell'aurora. Per secoli, poi, i pastori si sono ritirati sui monti, nel fitto dei boschi, e son tornati alla luce delle spiagge assolate solo tra 1500 e 1600. Ancora all'inizio del XIX secolo questo borgo era un misero accrocchio di pagliai e giacigli di mandriani.


Facciamo una sosta, stremati da questi primi 50km. Ci aspetta un'ultima salita per uscire definitivamente dal Gargano e tornare sulla costa piana, nel golfo di Manfredonia. Approfittiamo di una galleria (forse, diciamo forse, vietata alle bici) e in un attimo siamo fuori. L'ingresso in città è preceduto da un ampio respiro di strada bianca e sentiero tra gli ulivi. L'aria vibra per il canto delle cicale ed è gonfia di profumi: fichi, oleandri, salsedine.






Ed eccoci a Manfredonia, che prende il nome dal suo fondatore, il principe Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, lo stupor mundi. "Biondo era e bello e di gentile aspetto...". Nel 1256 il re di Sicilia e principe di Taranto, durante una battuta di caccia sul Gargano, trovò gli abitanti rintanati in abitazioni cadenti, in una zona paludosa e malarica, dove un tempo sorgeva la daunia Siponto. Fondata secondo il mito da Diomede, poi presa dai sanniti e da Alessandro Magno, e dai romani, questa era caduta in rovina dopo la distruzione da parte dei bizantini pur di non lasciarla ai longobardi. Saraceni, terremoti, e infine il grande progetto di Manfredi, che voleva farne una città prospera di commerci e strategica come avamposto militare proteso al vicino impero bizantino.







Angioni, Aragonesi, Franza o Spagna... Poi Carlo V, i francesi e i turchi con le loro devastazioni e il secolo breve di lunghe guerre. Questo lembo di terra è stato porto e transito di innumerevoli popoli, corone, idiomi, culture.Ne è testimonianza la basilica di Siponto, che sorge sui resti di un'antico sito paleocristiano. Lo stile è romanico pugliese ma presenta influenze bizantine, armene e islamiche.




Siamo ormai cotti ma la strada è ancora lunga. Vogliamo arrivare almeno a Margherita di Savoia, percorrendo la strada che corre tra il mare e le saline. Qui infatti si succedono il Lago salso e la riserva naturale delle saline di Margherita di Savoia, ambienti unici per biodiversità e colori, una tavolozza acquarello di azzurri, rosa e verdi. 




I nomi delle località che si susseguono in questo sottile lembo di terra sono estremamente evocativi: Sciali degli zingari, La bussola, Scalo dei saraceni, Ippocampo... 
Passiamo anche da Zapponeta, nota per la sua peculiare varietà di patata (e non intendo riferirmi al genere femminile, bensì proprio al tubero) e per essere il paese natale di Nicola di Bari, di cui Gigi canta tutto il repertorio mentre arranchiamo controvento in questi ultimi kilometri di pena. Il paesaggio placa l'anima, peccato per il traffico di auto in corsa (ma di quale fretta brucia il preterito a tutti?) e le montagne di rifiuti scaricate a bordo strada.



Passate le gigantesche saline, prime in Italia e seconde al mondo per dimensioni, rosate e popolate di fenicotteri, giungiamo finalmente al campeggio, meta di oggi. Siamo a Margherita di Savoia, località oggi balneare e termale. Il proprietario del camping, che è anche spiaggia, bar e ristorante, decanta i benefici dei fanghi salati e dell'aria iodata. Io mi vedo già come un branzino al sale, stessa vitalità, stessa forza di buttarmi in acqua. Ma ne vale comunque la pena!

Una nota a margine, relativa ai supermercati di questi paesi d'Apulia. I cibi confezionati pronti da consumare (insalate e pasta fredda, vaschette di primi o secondi solo da scaldare) NON ESISTONO. E' grave onta, probabilmente, non cucinare e limitarsi a comprare, sbustare, mangiare. E poi ho scoperto l'esistenza di una tale varietà e quantità di pelati, salse e pummarole di cui non avevo idea. Corridoi interi.

Ma certo qui non manca il cibo prelibato e anche stasera, come ogni sera, la luce scivola oltre l'orizzonte e ci lascia al sorriso cristallino e ammiccante delle stelle.




4 commenti:

  1. Vietati i surgelati...i pugliesi mangiano sano e tanto...anche i poveri senza lavoro della Puglia hanno la pancia.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. In Puglia ai bambini si dice:" chi ta criato?
    Mamma .tutto è la scanat....madre padre e pane...la scanata di pane.

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  4. Mangia,mangia,mangia,mangia,mangia...te lo ripetono 20 volte al giorno, mangia. E poi se sei pugliese sei attaccato all auto quasi quanto gli affetti. Io sono arrivato in Puglia in bici, e miei parenti insistevano, c'è l hai l' auto?vuoi provare la mia auto? No grazie vado a farmi un giro in bici. Sono fissati col cibo. Mi volevano ciccione.

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