sabato 11 luglio 2020

6-7. La Romantische Strasse. Odi et amo. Un viaggio nel tempo, nella terra, dalla parte delle radici.



8/7/20
giorno 6
Heidenhein an der Brenz-Rothenburg ob der Tauber
125km

E niente, anche oggi la Tedeschia, o meglio, la Bavària, si sono dimostrate dispettose e diludenti.
Ma che paradiso del cicloturismo, ma che ciclabili da sogno. Tante strade sicure, sì, ma poco altro. E voi direte: butta via! No, certo, ma dai, non si può gonfiare così un'infrastruttura che quasi non esiste.
Sono incazzata come una biscia contro certi personaggi incontrati dopo, che mi han fatto pensare che gli Alleati non abbiano bombardato abbastanza.
Ma andiamo con ordine.
Stamattina eravamo felici come pasque della nostra colazione in appartamento, tè, biscotti e una notte di sonno ristoratore sulle spalle.
Ed eravamo anche curiosi e intrigati dalla famosissima Strada Romantica, la pista ciclabile, dicono, più bella, più battuta, più fika della Germania. Daje, sarà una meraviglia percorrerla!
Ah beato ottimismo fanciullesco, ah infantili speranze! Ah.

Comunque, carichi d'entusiamo e di bagagli, ci rimettiamo in strada sotto un cielo ora color cenere, ora color latte. Non piove ma l'aria è frizzante come in autunno.
Dobbiamo raggiungere la città medievale di Dinkelsbhul, che dista circa 60km. Qui imboccheremo la Romantische Strasse, finalmente.
Imposto sul navigatore il percorso, indicando l'opzione ciclabile. Qui le piste sono tante e tali che vale la pena percorrerle, senza invadere le strade "normali" dedicate alle auto. Almeno così pensavo fino a stammattina. Ah ingenua fiducia, ah idealismo puerile! Ah.

Si comincia bene, su percorsi anonimi che infilano cittadine più o meno cupe, tutte moderne e votate all'industria e al terziario.



Poi, dopo qualche saliscendi, la strada si tuffa in campagna e diventa sterrata. Prima ben tenuta e pedalabile, poi sempre più sconnessa e fangosa. Sempre in saliscendi, ora piuttosto ripido.



Si incontrano ogni poco numerose di queste strutture. Non so se sono dedicate al birdwatching o a sparare a chi calpesta le aiòle. Mi verrebbero altre battute sui nazisti ma evito, non voglio sembrare razzista, io.


La strada si inerpica in colline sempre più selvatiche e boscose, tanto che spesso viene inghiottita da pinete nere nere, i cui alberi, dal profilo austero sembrano squadrarci dall'alto in basso senza alcuna compassione. I pini sono estremamente giudicanti, insopportabili, e le pigne a terra anche peggio.



la pineta che ci osserva

Per fortuna la strada torna pedalabile, anche se lo sterrato, i sassi, il ghiaino e la sabbia, i rami a terra e tutti i santi in coro ci costringono a rallentare la faticosa marcia.




Dopo qualche altra collina scalata si torna in valli più aperte e luminose, raggiunte dalla civiltà e dall'asfalto. Ah, che bello l'asfalto. Io sono una pippa a guidare off road. Mi agito, procedo a bestemmie e parolacce. Invento inni e canzoncine osceni, roba da denuncia. Così procedo distraendomi dall'ansia di cadere e sfracellarmi altre ossa.



Tornano i campi di spighe d'oro e i prati fioriti, distese di lilla e papaveri. Tornano anche le pale eoliche e, Gesù buonissimo, torna anche il vento, teso, contrario. Maledetto.



Si pedala in un continuo saliscendi che non dà tregua, su strade bianche di campagna dove ogni filo d'erba è pettinato a modino e nulla è fuori posto.Compare all'orizzonte un castello, che domina la valle. Schloss Baldern a Unterschneidheim, perla barocca che sa più di fiaba che di storia.



Altrettanto incredibili sono i lunghissimi kilometri di stradine di campagna pavimentate con autobloccanti in perfetto stato. Ma perchè?




Dopo questa bella cartolina bavarese, una discesa vorticosa e qualche altra salita agreste, il navigatore ci conduce verso un bosco fitto e scuro; la traccia svolta nel mezzo di un campo dove ondeggiano al vento le spighe già alte. Di strade non ce ne sono. Proviamo ad addentrarci nel fitto del bosco ma il sentiero presto sparisce, inghiottito da rovi ed ortiche. Nonostante i molteplici, ottusi, pervicaci tentativi, che mi costano gambe in fiamme per le spine e le foglie pungenti, ci rassegniamo a tornare indietro, e percorrere un'altra via, più lunga e con più colline da scavalcare. Siccome abbiamo perso un sacco di tempo, ora tiriamo come disperati, contro le pendenze ripide e contro il vento, perchè abbiamo deciso di arrivare ad imboccare la Romantische Strasse prima della pausa di metà giornata e così sarà, cascasse il mondo.
Con somma fatica e schiena spezzata, riusciamo veramente nell'impresa. Prima delle 14 siamo alle mura di Dinkelsbuhl, dove decidiamo di fermarci un poco, a visitare il centro storico e a riposare.




I curatissimi edifici risalenti al medioevo, le cinquecenteche case a graticcio e le 16 torri rubano lo sguardo. Benchè al mio occhio ineducato queste cittadine medievali bavaresi risultino tutte simili, questa in particolare mi richiama tempi un po' meno bui del solito, meno pestilenze e meno statue di magrissimi santi a condannare li peccata nostra. 








La cattedrale di San Giorgio, poi, è riconosciuta come una delle più belle dello stile tardogotiche di tutta la Germania












Due curiosità: di notte, qui, viene ancora rispettata l'usanza del guardiano notturno che compie la sua ronda nel centro storico illuminato.
E nel 1974 è stato girato tra queste viuzze "L'enigma di Kapar Hauser" di Herzog. 






Ci concediamo un gelato e una salciccetta secca all'ombra della cattedrale, da cui escono le note dell'organo che rendono più umana, o più divina, la funzione.
Intanto sistemo sulla volpina, al timone, la penna di falco che ho trovato oggi.


e inizio a studiare il percorso sulla mappa recuperato all'Infopoint.



Riposati e rifocillati, torniamo in sella, diretti alla maraviliosa Rothenburgh. Questa ciclabile è segnalata meglio e la caccia al tesoro alla ricerca del cartellino è meno impegnativa. Almeno all'inizio i cartelli sono più vistosi, grandi e gialli, a prova di deficiente o di ipovedente.
Sfrecciamo su stradine di campagna in un silenzio incredibile, straniante.
Dicono che su questo percorso sia possibile far viaggi nel tempo, tornando ai secoli che furono. E' vero. Non tanto per le città storiche, comunque sempre un poco posticce, con quel senso di finto, quanto per la calma e l'isolamento delle rare fattorie di campagna. Qui sembra davvero che la vita rurale sia rimasta immutata, sembra davvero che da un momento all'altro debbano comparire il mercante incappucciato con la sua carrozza e il cavaliere stanco del peso del suo mondo.La storia sta in basso nella terra, dove han vissuto e vivono i più. I castelli, le chiese e i palazzi sono solo dei pochi che l'hanno scritta, fanno eco vuota.



Ci sono brevi tratti di strada bianca che tagliano i boschi come una cicatrice rimarginata. Più si prosegue meno le indicazioni sono chiare. Siamo di nuovo nei premi. Non persi persi, ma neanche trovati trovati. Di sicuro il tempo trascorre inesorabile e noi procediamo un po' a tentoni. Alla catz di Hund (cane). Il vento, al solito contrario, e le salitelle ripide, fanno il resto.






Passiamo per Feuchtwangen, ex città libera dell'impero e oggi caratterizzata da un puteolente casinò, e per Schillingsfurst. Qui ci inerpichiamo su per i tornanti che menano alla cima della collina dove sorge il castello barocco che è simbolo della città. Il castello è già chiuso, ma chiuso con un cancellone altissimo che ne impedisce la vista. E son solo le 18. Ma transeat. Almeno potremo prendere l'acqua, che abbiamo finito ormai da ore e non abbiamo più trovato, perchè questa simpatica Bafiera offre servizi di base una tantum, e quasi mai ai ciclisti che percorrono le famose piste. Infatti dalla pausa pranzo non abbiamo più trovato nè una fontanella nè un supermercato nè un negozietto. Questo sì che è un viaggio nel tempo.
Che poi. Ho attraversato deserti e monti e luoghi ben più desolati ed estremi di questo, in bici. Ma lì lo sai, ti prepari, ti organizzi, ti attrezzi. Qui, invece, non ti aspetti che si trovi meno acqua che nel Mojave o nel Kavir. Comunque ora, riarsi e cotti, siamo in centro al paese (che non ha fontane) e possiamo comprare dell'acqua.
Ci sono un bar e una gelateria aperti. Nel bar tentano di rifilarci una bottiglia di Perrier gasata, che, per quanto mi riguarda, possono anche infilarsi su per il preterito, con vetro tappo e bollicine. Tentiamo allora alla gelateria. Appeno entro, la cameriera mi squadra con disgusto, poi serve mila clienti seduti ai tavoli e, dopo lunga attesa, quando le indico il frigorifero pieno di bevande, acqua compresa, mi dice che vendono solo a chi si siede al tavolo, e che comunque non hanno acqua. Le indico il frigo. Mi dice no no. Nein Nein. Tutto in tedesco ovviamente, ignorante crucca razzista. Le rido in faccia, le dico che è ben strano che non bevano acqua da queste parti. Poi penso, nell'ordine, di dar fuoco al locale, ma no, è troppo, di appiccicarle la cicca che ho in bocca sul vetro del frigo dei gelati, e di scaraventare dei tavolini giù per il dirupo. Non faccio nulla di tutto ciò, come sempre, e ingoio il rospo e somatizzo. Poi uno si chiede perchè a volte sclero. E' la gutta che fa traboccare il vaso. Sono un gavettone di cortisolo e adrenalina praticamente.
Così scornati e assetati ce ne andiamo, e io ho addosso una rabbia che non so neanche dire. Se c'è una cosa che non tollero è la scortesia, e l'arroganza nei confronti di chi è in situazione di necessità. In Iran si fermava la gente sulla strada e scendeva dall'auto per darci acqua o tè e chiederci se avessimo bisogno di qualcosa. Qui nemmeno pagando riesci a scavalcare la barriera di schifo che certa gente pone tra noi e loro. E dire che qui di cicloturisti ce ne sono parecchi. Certo tutti bellini pulitini e ordinati, perchè fanno tappe piccine picciò, e mettono la Perrier nella borraccia. Ma che si impicchino, che a Norimberga non han finito il lavoro.
Queste non sono ciclabili a lunga percorrenza, sono macchine per fatturare.

Gli ultimi kilometri, in spregio a tutto, stiamo sulla strada delle auto. Portiamo un po' di anarchia, un po' di caos in questa terra di teste quadrate.
C'è molta ripida discesa e, per fortuna, intorno la campagna è placida nel sole ormai basso. "Fa dolce e forse qui vicino passi dicendo:/ "Questo sole e tanto spazio ti calmino./ Nel puro vento udire puoi il tempo camminare e la mia voce./ Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso/ lo slancio dolce della tua speranza./ Sono per te l'aurora e intatto giorno" (Ungaretti).






Andiamo così, lungo la linea di minor resistenza. Di attrito ce n'è: il vento, il peso della Felicita culogrosso, le salite, lo sterrato. Ma finalmente vediamo in lontananza stagliarsi il profilo turrito di Rothenburg ob der Tauben.




Voliamo al campeggio in un'ultima, vorticosa discesa accanto alle mura e alle torri, che spiana solo sulle rive del fiume Tauber. Siamo distrutti. Nemmeno riesco a parlare, balbetto frasi sconnesse e recupero una piazzola per la tenda. Facciamo anche la spesina, perchè lì giù, nel parco lungo il fiume, non ci sono nè locali nè negozi.. La città è vicina, a soli 2km, ma sono tutti in salita ripida e ora non siamo in grado di percorrerli. Lo faremo domattina per goderne la bellezza, ma non adesso.
Montiamo la tenda e facciamo la doccia, che già risolve metà dei problemi e lava via fatica e incazzature.
Qui negli spazi comuni chiusi bisognerebbe indossare la mascherina ma siamo quasi gli unici a farlo. Ci hanno anche dato una sorta di autocertificazione da compilare, in cui si dichiara che non si hanno sintomi o contatti con malati Covid.
Insomma, qui in Baviera il virus si sente molto più che in Svizzera. Però dopodomani passeremo in Turingia e qui molti degli obblighi sanitari non ci sono più.

Approfittiamo dell'area barbecue per cucinarci alcune prelibatezze sul fuoco vivo, che crepita e danza di animelle di luce. Cosa bolle in pentola?


Un quintale di ravioli al sugo! Sopraffini e perfetti per chiudere la giornata in bellezza e rappacificarsi col l'universo.



9/7/20
giorno 7
Rothenburg o. d. T.-Wurzburg
121km

Dopo una profonda ronfata (qui non fa freddo, nemmeno di notte, ma nemmeno caldo. Si sta sui 20 gradi fissi, perfetti) e una colazione bbq, la giornata comincia in salita.
Torniamo infatti in cima alla collina dove sorge Rothenburg ob der Tauben, letteralmente la fortezza rossa sul Tauber. Per dovere di cronaca, la fortezza è andata distrutta. Rimane però un'affascinante città un po' fiabesca, un po' misteriosa, un po' kitsch, che vale sicuramente la fatica della salita.




La città risale al 950 circa, quando già esisteva una fortezza; allo scorcio del primo secolo del Mille, una famiglia di conti vi fece costruire un castello e prosperò fino a restare senza eredi. Venne tutto donato al locale monastero, ma l'imperatore Enrico V nominò erede e proprietario di quelle terre il nipote Corrado III, poi Kaiser a sua volta. Qui fiorirono case e piazze e qui morì di malattia un uomo che, insieme a Federico Barbarossa, era sceso fino a Roma. Sbocciarono torri come papaveri e chiese, tra cui quella di San Giacomo, in foto.



Una statua di San Giacomo, con la conchiglia dei pellegrini di Santiago de Compostela, indica il passaggio per i fedeli che si recano in Spagna. Dal 1250 fu realizzata quella che oggi è la Strada Romantica, da Augusta a Wurzburg, passando per questa cittadella fortificata.






Ordini monastici e cavallereschi, compagnie di artigiani e mercanti, comunità cristiane ed ebraiche collaboravano in quella che, nel frattempo, era diventata una florida città libera dell'Impero. Nel 1525 la città prese parte alla Guerra dei contadini e, dopo molto spargimento di sangue, la Riforma giunse anche qui.



nota di pregio: tutti gli edifici hanno stile e insegne in linea con l'architettura storica. Compresi la banca e l'ottico

Poi vennero la Guerra dei Trent'anni e i passaggi di potere fra Baviera, Napoleone e Prussia. Crisi, rinascita con l'industria e la ferrovia. Poi l guerre e il bombardamento nel '45, che risparmiò alcuni edifici solo per volere di un generale statunitense.
Infine la ricostruzione ed il turismo.

il municipio




Marktplatz









Oggi rimane una bella città d'impianto medievale che racconta tante storie, piccole e grandi, anche se l'aria fin troppo perfetta, da presepino, la rende un po' finta, posticcia.



Impressionanti sono le mura e le torri che corrono attorno alla città. Danno davvero l'idea di una barriera inespugnabile, a creare lo spazio sicuro del "dentro" rispetto al fuori dove imperversavano eserciti nemici e belve (per lo più umane) feroci.










E' ora di rimettersi sulla strada, ancora. E' ormai mattina inoltrata e oggi ci attende l'ultimo tratto di Romantische Srasse, fino a Wurzburg. Sono più di 100km con diversi luoghi d'interesse nel mezzo. E' l'ultima chance che concediamo a questa famosa ciclabile che tanto ci ha delusi ieri.
Ci lasciamo Rothenburg alle spalle


e anche il Barbarossa


per tuffarci nella campagna e tra le colline di questa zona, punteggiati di numerosi paesini tutti di fondazione medievale. Portano i segni delle loro radici nelle case a traliccio, nelle chiese gotiche e nei mulini arrugginiti.



Seguiamo il corso del Tauber e, per l'intera mattina, il dislivello è trascurabile. Peccato che non si possa dire altrettanto per il vento, che si alza di nuovo, potente, feroce, freddo e contrario. Ahimè le numerose pale eoliche che si intravedono sulle cime dei colli intorno mi fanno pensare sia qualcosa di frequente.
Alcuni caprioli corrono svelti appena ci sentono passare, intimoriti dal lievissimo rumore delle nostre ruote. Ah no, la mia bici piena di pentole e ciarpame fa un casino che risuona in tutta la valle... Donne! E' arrivato l'arrotino! Ombrelli, forbici e coltelli da molare, donne! E' arrivato l'arrotino!




Le indicazioni oggi sono chiare e ben visibili e, seppur a fatica e lentamente, si procede sicuri. Passiamo per Creglingen, fondata dai celti e segnata nel profilo da Medioevo e Rinascimento, Rottingen e Weikersheim, con il suo castello adagiato tra i vigneti che qui disegnano i declivi in file ordinate.





Campi d'oro maturo, fiori, prati e antiche cittadine si susseguono senza sosta, e, devo ammetterlo, qui la Strada romantica è davvero bella come dicono. Ci sono persino le fontanelle e alcuni negozi. E il paesaggio che scorre intorno vale tutta la fatica di ieri. E pure quella di oggi, controvento, a 12km/h pestando sui pedali con tutta la forza.







Si nota che qui la Baviera dà il meglio di sè quanto alla produzione vinicola. Ci sono cartellonii di dubbio gusto


insegne-botte


 e una disumana quantità di taverne e aziende dove la degustazione è d'obbligo. Numerosi sono i gruppi di anzianotti e famigliole rubizze in sella, tutti storti e già briachi dopo la terza sosta di assaggi, alle 11 del mattino. Uno quasi mi cade addosso, da fermo. Fermo e pieno.


Ogni paese è uno spettacolo per gli occhi e rinfranca l'anima, che passa dalla bellezza del paesaggio naturale ma dolce e addomesticato a quella dell'arte e della cultura.






Come salmoni controcorrente, noi contro Eolo ci spingiamo fino a Bad Mergentheim, dove facciamo la pausa di metà giornata. Questa città, dal 1526 al 1809, fu centro dell'Ordine teutonico, di cui oggi resta il castello, trasformato in museo.


Incantevole anche la piazza del mercato, dove davvero ancora adesso ci sono le bancarelle, e gli edifici circostanti.




Oggi questo è un elegante centro termale per vacanzieri locali


Anche noi approfittiamo dell'accoglienza locale e ci lanciamo sulle bancarelle che vendono frutta, che qui costa veramente poco ed è buonissima, praticamente a km0.



il castello dei cavalieri teutonici

Dopo esserci riposati e ristorati nel corpo e nella mente, torniamo in sella, tra le amene campagne che si fanno più mosse di colline morbide e sempre sferzate dal vento.


Passiamo per Lauda-Konigshofen città vinicola devota a Bacco,




e puntiamo a Tauberbischofsheim, una delle città più antiche della "dolce valle del Tauber", dove sorge il castello del principe elettore di Magonza. Purtroppo una serie di lavori in corso ci costringono ad abbandonare quel tratto di Strada romantica e a saltare sulla ciclabile che collega i fiumi Meno e Tauber.
Su questa proseguiamo, diretti ormai alla nostra meta finale, Wurzburg.
Il vento diventa quasi invincibile e tornano le ripide salite in collina.
I paesaggi si fanno più monotoni, segnati dall'agricoltura industriale, e dallo zampino di artisti di dubbio gusto e grande fantasia.


 Passiamo davanti a colline nere, completamente coperte di pannelli solari e costeggiate da pale eoliche. Buon segno, direi. Qui anche le case più antiche e persino le fattorie hanno i pannelli, è davvero cosa assai diffusa.



Ultimi strappi, Eolo impietoso e pendenze tagliagambe. Sono cotta, forse ho mangiato troppo poco, forse queste tappe sempre di 7, 8 ore mi prosciugano, non so. Non manca molto, meno di 20km. Per fortuna ci siamo quasi, non può accadere nulla di strano ora.
Ecco, mai tirarsela così.
Il vento si placa un po' ma la strada piega in un bosco e l'asfalto diventa strada bianca, poi sentieri. Le indicazioni e i cartelli spariscono e veniamo assaliti da nuguli di zanzare. Tutto in salita, ovviamente.
Così di nuovo, sfiniti, prendiamo la strada del bosco. Espressione che a casa mia si usa per indicare che qualcosa va buttato o fatto sparire.



Ne usciamo anche, dal bosco, devastati. Imposto il navigatore sull'ostello in centro a Wurzburg e, con il pilota automatico inserito e le gambe che girano da sole, in una totale assenza di pensiero e coscienza (si fa economia, per risparmiare energia sulla fatica), raggiungiamo la città e la camera. Le bici albergano in un garage che sta ad un isolato dalla struttura, e sul tragitto troviamo un discount poraccissimo in cui sfoghiamo la nostra fame e la necessità di shopping compulsivo post pedalata sfiancante.

Wurzburg, capoluogo della Bassa Franconia, sorge sul Meno ed è sede vescovile dall'VIII secolo, universitaria dal 1402.
Qui si sposò con Beatrice di Borgogna Federico Barbarossa, nel 1168.



Durante la Seconda guerra mondiale la città fu distrutta per l'80% dai bombardamenti britannici.


Per noi questo è un punto di arrivo, alla fine della Strada Romantica che si è fatta perdonare, ma anche di ripartenza.
Domani, dopo un salto alla Residenza di Wurzburg, muoviamo verso nord-est, in una tappa-connettore che ci porterà alla ciclabile della valle dell'Ilm, che passa per Weimar e incontra poi la ciclabile del Saale. E poi saremo quasi a Berlino, la prima grande città di questo viaggio da poco iniziato che già ci ha presi e portati lontano, soprattutto con la testa.



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