domenica 11 luglio 2021

5. Lido di Volano-Comacchio-Ravenna. L'acqua e l'oro. Barbari e no.

9/7/21
Lido di Volano - Ravenna
72km





Che giornata fantastica! Che meraviglia, che pienezza!
Oggi è successo il miracolo, la tappa perfetta, completa, compiuta, totalizzante.
Abbiamo pedalato senza troppo fatica ma nemmeno troppo poca, immersi in panorami stupendi e vari. Abbiamo visto i fenicotteri, ma a decine, rosa sfacciati e simpaticissimi con le loro ginocchia al contrario.
E poi Ravenna. I suoi mosaici. La sua storia, un caleidoscopio di eventi che si sono susseguiti senza tregua per secoli e millenni.

Ma andiamo con ordine. Ci siamo alzati di buonora per evitare che i più mattinieri frequentatori della spiaggia ci notassero; abbiamo raccolto baracca e burattini e constatato che in effetti il lido era deserto come la sera prima. Il mare ci ha salutati sotto a un cielo terso e limpidissimo  



e ci siamo incamminati nella sabbia per tornare sulla traccia. Nota a margine: ogni arbusto, tronco e filo d'erba era completamente ricoperto di chioccioline, le quali hanno ben pensato di trovare rifugio anche sulla tenda e le borse, nelle scarpe e sul casco. Abbiamo passato del buon tempo a staccarle per non schiacciarle, ma alcune hanno viaggiato con noi, per tutto il giorno, fino a Ravenna.



Imbocchiamo subito la ciclovia adriatica, che si tuffa presto nella spettacolare pineta che congiunge il Lido di volano al Lido delle Nazioni. Squarciamo il velo dell'assordante canto delle cicale per immergerci nell'acquerello di chiaroscuri in cui si muovono cervi, daini e lepri. La quiete è assoluta, il profumo di resina esala come un incenso sacro e tutto è pieno di dei.


Lungo il percorso, ahimè a tratti pericolosamente sabbioso (ah sì? Sull'Adriatico c'è la sabbia?) si trovano sculture in legno di un artista locale, che impreziosiscono il già meraviglioso passaggio.








Azzurro e azzurro, acqua, cielo, verde e polvere si fondono in un unicum che sa di Mediterraneo, pura luce altissima e radice profonda che nutre.



Dopo il Lido delle Nazioni, fino a Comacchio, la ciclabile scorre liscissima e piana sul lungomare, vista spiagge, mentre il sole si sbriciola in mille schegge di luce sull'acqua. Il vento rende fresco il clima e si sente profumo di fritto e crema solare, di vacanza.



Compaiono i primi "quadrati", le reti a bilanciere tipiche di questa zona


e in un attimo siamo a Comacchio, la piccola Venezia. Ho visitato questa città 20 anni fa, in una gita di tre giorni sul Delta del Po. Ho ricordi vaghissimi e alcune singole immagini distinte, tra cui quella di questo ponte e della foto che scattai qui con una di quelle macchinette usa e getta. Il Medioevo.



La ciclabile ci porta lontani dalla trafficata statale, costeggiando torno torno le Valli di Comacchio. Eravamo incerti se percorrere o meno questa strada, che allunga di oltre 50km il percorso. Mai decisione fu più felice. Abbiamo scoperto la natura dolce del luogo, che non è abbastanza grandiosa da far deviare i turisti di passaggio ma merita tutta l'attenzione del viandante che ha occhi per vedere.
Prima la strada corre lungo la zona umida, in una vegetazione asciutta che dà riparo a migliaia di specie di uccelli acquatici.




Poi l'asfalto cede il passo allo sterrato e si procede su una sottile lingua di terra tra acqua e acqua, tra Valli e canale. Il vento ora teso e contrario porta profumo di erba medica e fiori selvatici, di fieno, di spezie e libertà d'orizzonti lontani.


E poi, meraviglia inattesa, ecco i fenicotteri! Oltre ai soliti aironi sottili e garzette dal ciuffo sbarazzino, compaiono questi buffi pennuti rosa, in gruppi numerosi. L'incedere a scatti, con quelle ginocchia al contrario, e il colore insensato, mi mettono ancor più di buon umore.







Dopo questo momento incantato che ha fermato il tempo, portandoci in una dimensione oltre il fluire, in un eterno hic et nunc di pura fusione con il tutto, torniamo all'asfalto, stavolta con il vento a favore.




Tra cascine e fattorie dove le mucche fanno il bagno nemmeno fosse il Gange (e d'altronde qui ci sono anche i cavalli della Camargue), tra paludi simili ad atolli e altri fenicotteri






arriviamo al traghetto sul Reno, in tutto e per tutto simile a quelli usato lo scorso anno sulle ciclabili tedesche. L'obolo richiesto da questo traghettatore d'anime e bici è solo di 0.5 euro. Non ci sono più i Caronte di una volta!


Facciamo sosta al microscopico paesino di Sant'Alberto, in un circolino dove attiriamo l'attenzione di tutti i presenti, anziani pescatori che sbraitano e bestemmiano in dialetto romagnolo; questo accento mi risulta sempre bonario e simpatico, anche quando esprime i peggiori improperi! Alcuni, gli esperti ci ciclismo, osservano le bici e ci chiedono dettagli tecnici, per poi invitarci a tornare per un giro con guide locali alla scoperta delle bellezze nascoste del territori.

Ancora un volo fra i campi e giungiamo finalmente a Ravenna. E' presto e abbiamo il tempo per visitarla (a piedi). Non prima di far scendere al capolinea le ultime lumachine!



Questa città è stata tre volte capitale: dell'Impero romano d'Occidente, tra 402 e 476, del Regno Ostrogoto subito dopo, tra 493 e 540, e dell'Esarcato bizantino, tra 584 e 751 


Qui Odoacre depose Romolo Austolo, ultimo imperatore d'occidente, dando inizio al Medioevo (ma non lo sapeva, lui!). Poi giunse Teodorico, la città crebbe florida in mura e studi.




In seguito scoppiò la guerra greco-gotica e Belisario, per ordine dell'Imperatore d'Oriente Giustiniano, conquistò queste terre, che divennero anello di congiunzione tra est ed ovest, tra Roma, ormai caduta in mano ai "barbari" e Bisanzio.



Ancora, giunsero i Longobardi e gli imperatori germanici. Qui cristianesimo cattolico, ortodosso e arianesimo si sono incontrati e scontrati, dando vita a segni grandiosi di arte e fede. E a mosaici di una raffinatezza rara.





Noi abbiamo iniziato la visita dal Mausoleo di Galla Placidia e la basilica di San Vitale



per poi trovare versi danteschi appesi come panni al sole, e in particolare un accenno a Francesca



passata la sede comunale


si arriva così alla tomba di Dante, che morì qui nel 1321. Le sue ossa hanno vissuto travagli pari quasi alla sua anima. Ma eccolo qui. Ancora in esilio, ancora a sentirsi dire da Cacciaguida  Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com'è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale...







Ci dirigiamo a questo punto, con l'immagine del poeta errante e naufrago tra città e corti, il poeta che aveva i regni oltremondani nel cuore e nemmeno un tetto da chiamare casa, ci dirigiamo, dicevo, verso il battistero degli ariani



a breve passo dalla Basilica di Sant'Apollinare Nuovo








Passiamo dal monumento dedicato ad Anita Garibaldi, morta poco distante da qui


e dalla Rocca Brancaleone, dove, nemmeno a dirlo, è in corso uno spettacolo di marionette tra cui riconosco quelle di Dante e Virgilio.


La visita si conclude con l'imponente mausoleo di Teodorico, mentre la luce già si fa obliqua di tramonto.


Sia per Gigi sia per me questa è stata la prima volta a Ravenna. C'è ancora tanto da esplorare e da conoscere. Segniamo una X rossa sulla mappa: qui è sepolto un tesoro, qui si deve tornare.
E noi intanto torniamo in albergo, un motel in stile americano che ci ricorda il viaggio in USA. Domani attraverseremo tutta la riviera romagnola, sarà tappa di mare, ed entreremo nelle Marche, a Pesaro o Fano. Perchè un altro luogo di pellegrinaggio si avvicina per me: Recanati, con il suo ermo colle, la finestra da cui si intravedeva Silvia, un campanile.

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