domenica 11 luglio 2021

6. Ravenna- Fano. Il limes, dadi tratti e la scheggia imprevedibile del caos tra Riviera romagnola e Marche

10/7/21
Ravenna-Fano
125Km





Il bello del viaggio sta proprio nell'imperscrutabilità degli eventi che di giorno in giorno si inanellano a formare la linea sottile che corre sulla mappa, strada percorsa, tempo vissuto. Tanto ieri tutto è stato semplice e meraviglioso, quanto molto, oggi, è stato complicato. Non certo meno bello, sia chiaro. Solo: difficile. E questa è la grande lezione che insegna la strada: per quanto si studi, si limi, si ceselli e si cerchi di tenere sotto controllo la realtà, essa inevitabilmente sfugge come acqua tra le dita. Dunque ne consegue che il buon viandante conosce l'arte dell'improvvisazione.

Questa mattina abbiamo salutato la spettacolare Ravenna per dirigere la rotta di nuovo a sud, senza esitazioni. Sulla strada verso la costa siamo passati per Classe. Sì, il nome viene dal latino classis, cioè flotta, perchè qui stava ormeggiato un contingente permanente della marina militare dell'impero romano, prima, e di Costantinopoli poi, in epoca bizantina. Qui è ambientata la famosa novella del Decameron che ha per protagonista Nastagio degli Onesti e pure Dante ne parla, nel Purgatorio.
Notevole è la basilica di Sant'Apollinare in Classe, consacrata nel 549 sul luogo del martirio di Sant'Apollinae appunto, il primo vescovo di Ravenna. Accanto si erge il campanile del IX secolo. I mosaici all'interno sono un manifesto anti-ariano, perchè ribadiscono la natura divina e non umana del Cristo.








Imbocchiamo un dedalo di strade bianche che passano tra canali e campi



fino a raggiungere la sabbiosa pineta di Cervia, che con il suo silenzio e il suo profumo altissimo di resina ci catapulta in un tempo altro di radici e linfa.








Usciamo di nuovo al piano, tra campi e trabocchi, e sentiamo vicino il mare. Oggi non lo lasceremo più, pedalando sempre sul filo della costa, dove l'Adriatico inizia (o finisce) lungo quella linea impalpabile che divide i due elementi, i due mondi, la terra e l'acqua.





Giungiamo così al lungomare, sempre sulla ciclovia, e percorriamo tutta, TUTTA, la riviera romagnola, da Milano Marittima a Cattolica, passando per Cervia, Cesenatico, Rimini, Riccione...




Tutte località, queste, notoriamente deserte e poco frequentate, soprattutto d'estate, di sabato, in una bella giornata di sole. Questa è la scheggia impazzita del caos che non avevo messo in conto. La ciclabile corre sempre su lungomare o strada immediatamente parallela. Ciò significa destreggiarsi tra folle di umanità vacanziera su ogni mezzo, a piedi, in bici, in monopattino, in risciò, sui pattini, su monocicli e birocci dalle più curiose forme. Oppure fare lo slalom tra automobilisti incazzati perchè non trovano parcheggio vicino alle spiagge, o davanti all'hotel.
Non voglio giudicare chi considera questo stress "vacanza", ma un po' sì. Qui va per la maggiore la formula all inclusive: villaggio turistico con piscine, spiaggia, giochi, intrattenimento e pensione completa. Per non spostarsi mai da quel kilometro quadrato in cui ci si sente al sicuro.
E non è affatto una novità: tra spiagge super attrezzate e hotel di gran lusso, compaiono strutture dall'architettura sospetta, diciamo Ventennio, ormai abbandonate. Case coloniche per tutti: bambini, lavoratori, reduci, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!
Per questo pedalare oggi è stato stressante e il livello di attenzione sempre altissimo è costato una fatica mentale enorme. Le persone, come certi ruminanti, in mandria si muovono lente e distratte, con scarti imprevedibili e pericolosissimi, e sono distratte al punto da non trovarsi il culo con le mani. Figuriamoci guardare dove vadano.

In ogni caso la spiaggia d'oro e il mare sempre accanto regalano scorci unici, per i quali vale comunque la pena fare questo percorso. In più si susseguono profumi che sanno proprio di estate: frittino di pesce, pasta con quel po' di aglio da ristorante, pizza rossa, oleandri, crema solare. Una festa olfattiva che anche da sola darebbe senso alla giornata.

A Cesenatico, passato il portocanale leonardesco sul traghettino, ci fermiamo al monumento dedicato a Pantani. Non sono mai stata appassionata di ciclismo agonistico, per assurdo, nè amo le agiografie dei campioni. Ma sono nata negli anni Novanta e il Pirata ha segnato un'epoca. E poi racconta una storia speciale e normale, di vittorie e disperazione, di immensa solitudine e fragilità.



Cotti dal sole e dalla fatica mentale passiamo il Rubicone, il limes inviolabile. E giustamente c'è un busto di colui che oltrepassò il confine. Alea iacta est. Che Cesare, stando a Plutarco, pronunciò però in greco, Ἀνερρίφθω κύβος.




Tra Bellaria e Igea Marina decidiamo che è proprio ora di fare una pausa, anche se è tardi e ci aspettano ancora tanti kilometri. Approfittiamo di una spiaggia libera e sì, viene il momento di inaugurare il costume da bagno. L'acqua è tiepida ma rinfresca e rinfranca.





Torniamo in sella e a tratti la costa è più tranquilla e si lascia godere




ma poi, intorno alle 18.30, quando gli stormi di vacanzieri migrano dalla spiaggia all'hotel, torna incasinata al punto da sfiorare il delirio. Auto e motorini intasano ogni millimetro di strada con manovre creative e l'attenzione non è mai abbastanza alta. Un centauro taglia la strada a Gigi su un attraversamento ciclabile, facendolo cadere (senza danni, per fortuna). Più volte rischiamo entrambi di essere investiti e gli improperi volano che è un piacere. Alcuni in auto ci inseguono addirittura per continuare a sfogare su di noi la loro frustrazione.
E così mi torna alla mente il motivo per cui non amo pedalare in Italia. Per tanta brava gente ce n'è almeno altrettanta ignorante, aggressiva e ineducata.

Pedalando nella jungle sul far del tramonto usciamo dall'Emilia Romagna per entrare nelle Marche e, dopo qualche salitella, passiamo nella bella Pesaro, che ci saluta con la sfera grande di Pomodoro e la rete di "bicipolitana".




Purtroppo i campeggi e le strutture sono tutte strabordanti e non c'è nemmeno un metro libero per piantare la tenda. Ci consoliamo con una ricca cena presso una friggitoria e gastronomia gestita da una gentilissima signora anziana che proprio dimostra bontà d'animo e desiderio di rimpinzare i popoli con le sue prelibatezze. Poi cala la sera e sulle spiagge la luce cede il passo al crepscolo.



Troviamo una sistemazione e così volge al termine questa tappa costiera, con un sorriso spalancato e dolce che solleva da ogni fatica e promette una giornata fantastica domani. Arriveremo a Recanati. E qui mi aspetta un altro fiore dell'antologia (letteralmente, dal greco, raccolta di fiori, bouquet) che è diventata questo viaggio tra luoghi letterari e poesia.


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