7/8
Lexena (Kansas city)-Pleasant Hill
66km
Ebbene sì. Solo 66km. Quando ci si programma tutto per bene, in dettaglio, e si fanno grandi progetti e lungimiranti piani quinquennali, allora, proprio allora, accade l'imprevisto. La scheggia impazzita del caos, quella che squaderna, scompagina, porta disordine e anarchia. Roba forte, gli imprevisti. Roba che costringe a riadattarsi, a ricalcolare, a ristudiare da capo di nuovo un piano B.
Come dicevo ieri, oggi avremmo dovuto fare una tappissima da 140km, fino a Windsor. Questa è la città dove la ciclabile Rock island trail incontra sua sorella maggiore, la Katy trail.
Se sulla Katy ci sono varie città che offrono servizi di alloggio e campeggio, sulla Rock island questi si trovano solo in testa e in coda, vale a dire a Pleasant Hill, al principio, per noi, e a Windsor, alla fine. Dunque, poichè Pleasant Hill da Kansas city dista circa 65km, e poi la ciclabile è lunga 75km, avevamo pensato di fare tirata unica e toglierci da davanti il Rock island trail in un colpo solo.
Già. Peccato non avessimo calcolato il volere dei cieli alti della gioventù/ libero slancio.
Insomma, stamattina mi sono svegliata per il rumore dei tuoni. Una luce smorta, sospetta, filtrava dalla tenda e Gigi mi ha detto, solenne: piove. Forte. E pioverà tutto il giorno. Ho già guardato le previsioni.
Noooooo! E mo chi si spara 140km sotto al diluvio, con tanto di mezza tappa abbondante sterrata, e dunque fangosa? Chi affronterà oggi le Paludi della tristezza?
Non io, no-no.
Guardando fuori dalla finestra mi si para una scena apocalittica, da mito del diluvio. Tuoni, lampi e un'acquazzone così violento da impedire la vista. No-no. Quando ero giovane, in altri tempi, in altri continenti, per amore o per forza ho pedalato in simili condizioni avverse. Ma adesso proprio non ne ho voglia. Ed è pericoloso per i primi 60km di strada, che dobbiamo pedalare su highway trafficate. Non voglio finire come i procioni spiaccicati (che Gigi per farmi ridere chiama "le scimie", vista la somiglianza effettiva tra carogne). Quindi aspettiamo in camera che spiova. O che vengano le 11, orario limite per il check out.
Nel frattempo studio un percorso alternativo, sfruttando i bellissimi e utilissimi siti delle due ciclabili che ci aspettano, forse, di là dal muro di pioggia. Siccome tra qui e St Louis ci son 500km, e siccome il tempo dice sculo, useremo 5 giorni, e non uno di meno. In questo modo oggi possiamo concederci una tappa breve. Che se c'è da pedalare quando piove merda, che almeno sia per poco.
Arrivano le 11, scossa l'ora X. Dobbiamo andarcene. Miracolosamente, appena usciamo dalla camera, smette di diluviare. La pioggerellina finissima cessa del tutto in un attimo. Certo, intorno, nei cieli, c'è un inferno di nubi nere e venti avversi. Ci sono temporali in ogni punto cardinale, tutti a giro, ma non qui, non su di noi. Partiamo svelti, magari anche oggi, per l'ennesima volta in questo viaggio, ci va bene.
E davvero la scampiamo. Prima di partire, comunque, ho trovato un appartamento su AirBnB proprio a Pleasant hill. Qui c'era un bed&breakfast ma ha chiuso 3 anni fa. L'unico modo per passa' 'a nuttata è contattare Sarah, superhost che subito manda una fila di email per spiegare come entrare in casa, cosa fare a Pleasant hill e via discorrendo.
Noi pedaliamo nell'aria umida e spessa, densa di pioggia e greve di odor di fango e asfalto bagnato. Imbocchiamo la 75^ strada che porta ad est, passando nei sobborghi meridionali di Kansas city. La seguiamo per quasi 50km, 30 dei quali sempre all'intero del perimetro cittadino, spalmato, infinito, di KC.
Oltre ai vari cartelli che indicano la presenza, qui, delle antiche piste che portavano in Oregon, California e a Santa Fe, oltre ai sentieri militari e oltre ai quartieri grigi di periferia, notiamo una cosa sostanziale. Questa zona, del Kansas e del Missouri, viene inclusa nell'area delle Great Plains, le grandi pianure centrali. Ma di piano non c'è nulla, ma proprio niente niente. Neanche un millimetro. Sono tutte maledette colline. Un saliscendi continuo, un susseguirsi di rampe, montagne russe tremende in salita perchè ripide, in discesa perchè la strada è dissestata, stretta, piena di buche e ghiaino infido. Basti dire che mi si è sganciata una borsa nel prendere un basello di asfalto gobbuto. E, qualche ora più tardi, ho fatto un piccolo volo carpiato: la strada era talmente sconnessa che mi è caduta la catena; avendo i pedali agganciati, è stato tutto un* eh... oplà! Porcodiquì! Porcodilà!*. Non mi son fatta nulla di grave, solo qualche livido.
In ogni caso, pur senza cartello da fotografare, siamo presto entranti in Missouri, lasciandoci alle spalle il Kansas, il suo vento e la sua noia mortale, che va a braccetto con la fatica disumana.
Il Missouri è lo stato più popoloso delle Great Plains, e St Louis, dove arriveremo in meno di una settimana, è la città con il maggior numero di abitanti.
Il Missouri è verde di prati e boschi, azzurro di cieli e fiumi.
La guida lo definisce un affascinante mischiotto di raffinatezza urbana e bellezza rustica delle campagne. Ci sono più boschi e meno campi coltivati, quindi spazi selvaggi e e orizzonti spalancati. "Durante il vostro girovagare per lo stato" dice la guida "Potreste imbattervi in un'avventura degna della penna di Mark Twain, originario della cittadina di Hannibal".
Reclamato dalla Francia nel 1682 come parte del Louisiana territory, il Missouri contava solo qualche piccola cittadina fluviale quando, verso l'inizio del XIX secolo, passò in mani americane e per la prima volta gli esploratori Lewis e Clark risalirono il corso del fiume che dà nome allo stato. Il Missouri, nel 1821, fu annesso all'unione come stato schiavista, in virtù del Missouri compromise (che ammetteva la schiavitù nello stato, abolendola invece in tutto il resto del Louisiana territory al di sopra della latitudine 36°30'). Ma gli abolizionisti non scesero mai a compromessi e il confine con il Kansas fu terra di forti tensioni fin dalla vigilia della Guerra di Secessione.
Il soprannome "Show me" (fammi vedere) pare sia stato coniato da Willard Duncan Vandiver, memrbo del Congresso che, nel 1899, durante un discorso, disse: "Vengo da uno stato in cui crescono e attecchiscono cereali, cotone, nappole e democratici, e l'oratoria vacua non mi convince nè mi soddisfa. Sono del Missouri. You have got to show me". Come a dire: "Devo vedere per credere". Oggi il soprannome rimanda al carattere risoluto e non facilmente impressionabile degli abitanti del luogo.
In effetti, stamattina, ho spiegato a Sarah, la nostra host di stasera, del viaggio che stiamo facendo. Chiedeva infatti lumi su chi fossimo e cosa ci facessero due italiani da queste parti. Dopo averle spiegato in breve dell'impresa, lei, per tutta risposta, mi ha inviato una e-mail che recitava, lapidaria: "Sounds great". Ok.
Pedalicchiando con un occhio al cielo, che sembra si stia rappacificando con se stesso, usciamo finalmente dai bordi scuciti di Kansas city.
Il primo paese che incrociamo, tra umidi prati e neri boschi, è Unity village, che fin da lontano appare strano. Sembra la Certosa di Pavia, o Morimondo. Si vede che non è una città americana normalona, con la sua stazione di benzina e il suo general store, il McDonald's e il Taco Bell. Infatti è la sede mondiale della Unity church (2 milioni di seguaci), chiesa di orientamento cristiano che si colloca nel vasto e variegato, fin troppo davvero, orizzonte del New Thought, o trascendentalismo americano. La chiesa è stata fondata nel 1889 dai coniugi Charles e Mirtle Fillmore, a Kansas city.
Se vi interessa la dottrina in pillole, voilà:
https://it.wikipedia.org/wiki/Unity_Church
Il paesino, che faceva 99 abitanti e non uno di più nel 2010, è stato fondato nel 1901, e il suo svettante campanile, che si vede da diversi kilometri di distanza far capolino tra le chiome scure degli alberi, è stato eretto nel 1929 e in realtà è un acquedotto. Escluso questo luogo mezzo mistico e dello spirito, mezzo pacchiano e finto, troppo umano, ci sono i prati e i campi.
Facciamo una breve sosta (è già ora di pranzo) e, improvviso, potente, grandioso, spunta il sole con la sua luce grande su tutto. L'aria si scalda in fretta e le cose tornano a respirare i loro colori. Verde il verde, azzurro l'azzurro, cielo il cielo e il lago, linfa nei prati e nelle foglie. Che meraviglia! Rimpiangiamo quasi di aver da pedalare così pochi kilometri ancora. Ma siamo partiti troppo tardi, e in mezzo tra la sosta prevista e quella possibile c'è troppo spazio vuoto. Va bene così. Una mezza giornata ancora di riposo, e una bufera scampata.
Attraversiamo la stupenda area del Lake Jacomo e del Lee park, con le sue praterie di smeraldo morbido e l'acqua che riflette le nuvole e guizza d'argento.
Penso a una cosa intelligente e saggia che mi è stata scritta di recente: "A volte penso che per capire l'America bisogna applicare una formula semplice. Dietro ogni nostra rappresentazione europea c'è la storia, la cultura come insieme di pratiche discorsive strutturanti. Prendi un dipinto qualsiasi: la natura, i paesaggi sono filtrati dalla storia. Un paesaggio in quadro è strutturato come insieme di simboli che rimandano a...
Prendi invece un quadro di Hopper o Winslow: quello che vedi nel paesaggio sono luce e colore che vengono dalla natura, e basta. Purezza dell'occhio che guarda e riceve".
E' così davvero. Ora ho capito. Bisogna spogliarsi delle interpretazioni simboliche, lasciar riposare i secoli andati e le voci che furono. Bisogna scendere dalla giostra degli scavi archeologici nel senso profondo, non cercare le matrioske di rimandi, richiami e citazioni, nè il gusto raffinato tutto nostro della mise en abyme. Quel che è, è qui. Da vedere. Nudo, semplice, essenziale. L'azzurro, il verde. Il cielo, i prati. La luce che cambia, e non resta mai. Ecco la bellezza americana. E' una cosa effimera, impalpabile, che passa come passano le nuvole a velare il sole e poi svanisce. E' una bellezza onesta, e umile. E l'arte ne raccoglie il segno. La profondità della superficie, direbbe qualcuno. E il cerchio quadra.
Dopo piccoli paesi, con tanto di recinti per cavalli nei grandi giardini perfetti, ville curatissime e vigneti, lasciamo la strada in asse ovest-est per scendere a sud, lungo la Route (o highway) 7, fino a Pleasant Hill. Gigi, un poco avanti a me, inchioda di colpo su una delle ripide e pericolose discese. Guardo. Sembra gli sia caduta una sciavatta, una crocs, che lui tiene appese fuori dalle borse. Mi fermo a poca distanza e lo vedo sporgersi per tirarla via dalla carreggiata, proprio mentre un autobus quasi lo investe. Guardo meglio. Non è una sciavatta, è una tartarugona tutta fradicia!
Per una salvata, ce ne sono dieci spiaccicate, oltre a procioni e quelli che paiono opossum. Tutte "scìmie". Mi fa troppo ridere questa cosa, benchè piuttosto macabra.
Pedaliamo tra lo sconfinato Fleming park e Lake Lotawana.
Il lago Lotawana è stato ideato, acquistato, costruito e sviluppato da Milton Thompson, proprietario delle vicine Highland Farms, la più grande fattoria di allevamento Hereford del mondo a quel tempo (1927). In precedenza aveva sviluppato il vicino lago Tapawingo, una comunità lacustre con ritiri per ricchi uomini d'affari di Kansas City. Il permesso per il nuovo lago fu richiesto il 7 novembre 1927 e il rilevamento fu completato il 13 giugno 1928. La diga fu ultimata nell'autunno del 1929, poco prima del crollo del mercato azionario che inaugurò la Grande Depressione. Una prolungata siccità portò il lago a restare semi-arido fino alla primavera del 1935. Le prime vendite di terreni furono lente a causa della Depressione, oltretutto.
Il lago Lotawana prende il nome da una principessa indiana il cui nome significava "acqua frizzante". La leggenda della principessa Lotawana racconta della sua vita nelle montagne di Catskill a New York. Nella leggenda, è stata assassinata nel giorno del suo matrimonio da un geloso e sprezzante pretendente.
L'area del torrente Sni-a-Bar che in seguito divenne il Lago Lotawana fu usata come nascondiglio e area di sosta dai Raiders di Quantrill durante la Guerra Civile. Questa banda di irregolari ha condotto incursioni contro unità dell'esercito dell'Unione e residenti pro-unionisti e abolizionisti del Missouri e del Kansas. È stato riferito che si sono impegnati nella battaglia di Quantrill's Cove il 13 agosto 1862, dove hanno sconfitto una forza di cavalleria dell'Unione sotto il maggiore Emory L. Foster. Questa battaglia avrebbe dovuto svolgersi nei pressi dell'attuale Quantrell's Cove, vicino all'estremità occidentale del lago. Il gruppo di Quantrill organizzò anche il famoso e più noto raid contro Lawrence in Kansas, noto come il massacro di Lawrence, il 21 agosto 1863. La brutalità del raid fu punita con il trasferimento forzato di tutti i simpatizzanti confederati in quattro contee, compresa l'area dell'attuale lago Lotawana. Aveva lo scopo di ripulire le contee da un diffuso e silenzioso supporto da parte dei civili e provocò molte perdite di proprietà da parte dei residenti della zona. La maggior parte delle case fu bruciata e la gente se ne andò con poco più che i vestiti addosso e ciò che poteva caricare in un carro. La banda di Quantrill ha portato avanti i suoi sforzi per indebolire le forze dell'Unione. Si vociferava che il bottino derivante dal raid su Lawrence fosse stato sepolto dagli uomini di Quantrill nella valle del torrente Sni-a-Bar o nelle vicinanze, che in seguito divenne il lago Lotawana. C'è un quartiere, oggi, che si chiama Treasure Cove.
Dopo la guerra civile, i coloni tornarono nell'area, e fiorirono le fattorie. Il torrente Sni-A-Bar è rimasto in una valle molto boscosa, non adatta alle colture o al bestiame. C'era una sorgente di zolfo che era un sito di picnic e battesimi. Una chiesa fu distrutta da un ciclone nel 1894.
Milton Thompson acquistò gran parte della terra, impiegando Oliver Sheley per sorvegliare il lago. Inizialmente, il lago era chiuso al pubblico, con guardie di stanza per verificare la presenza di pass. Molte delle case originali erano capanne fatte di tronchi, pensate solo per abitazioni per le vacanze estive. Una miscela di cabine estive e abitazioni permanenti fu costruita negli anni '30.
Il 6 marzo 2017 il lago Lotawana è stato sfiorato da due tornado, il che ha provocato danni lievi al vicino Lee's summit; molte case sono state danneggiate e distrutte a Oak Grove. I forti venti di quello che potrebbe essere stato il tornado che viaggiava sopra il lago causarono alcuni lievi danni alle proprietà sul lago. È stato nuovamente colpito da un tornado EF-0 il 10 luglio 2018, con danni a barche e banchine; non ci sono stati feriti o morti.
Pedalando spediti arriviamo finalmente a Pleasant hill. Che è nè più nè meno di ciò che il suo nome indica: un paesino grazioso in collina.
In realtà è diventata famosa perchè qui inizia la ciclabile, c'è il Rock island spur trailhead, come viene chiamato ufficialmente.
Fondata nel 1844 e spostata dove si trova oggi nel 1865, per essere vicina alla ferrovia, vanta un centro storico carino, con l'antico deposito dei treni e alcuni negozi in edifici di legno, nonchè una stazione meteo nazionale che serve tutto il Missouri settentrionale e parte del Kansas. E per oggi le previsioni le han cannate abbestia, davano pioggia tutto il giorno!
Raggiungiamo facilmente la casa di Sarah, dove dormiremo stanotte. E' una bella villa con giardino in perfetto stile borghesia di paese. Noi staremo al piano interrato, che è un intero appartamento con ingresso autonomi.
Subito veniamo accolti da Sarah, gentilissima e di corsa, che ha sistemato i 4 figlioli e sta scappando al lavoro, ma non esita a riempirci di attenzioni e informazioni utili sul paese.
Poi arrivano la miciotta nera coccolosissima e due alani (credo) grandi come cavalli, buoni e bauscioni, tutti linguazza e scodinzolii. Togliersi le 3 bestie di torno sarà impresa complicata.
L'appartamento è di lusso spropositato e ce lo godiamo tutto e per bene, dalla vasca per un bagno caldo al divano. Guardiamo anche un po' di tv, che ha millemila canali e funziona un po' come Netflix o Youtube, non come da noi. Seguo qualche news al tg, ma è tutta cronaca nera o nerissima. Mi annoio in fretta.
scheletri nell'armadio... Per Halloween! |
Preferiamo uscire e andare a vedere com'è questa famosa Rock island trail. Voglio assicurarmi che sia pedalabile e il fondo non troppo dissestato. Dobbiamo starci su 70km, su questa, e 330 (e passa) sulla Katy. Coi bagagli. Se è ghiaia, sabbia o fango...
Attraversiamo il paesino che è tutto ville e casette proprio belle, alcune da gran signori, altre più modeste e umili, ma tutte curate e ben tenute. Sembra quasi finto, alla The Sims.
Passiamo davanti al monumento ai caduti
e all'antico deposito ferroviario, che sorge accanto al centro storico, con i suoi negozi e le sue insegne di legno e vernice sbiadita al sole
Poi, finalmente, ecco i cartelli.
Qui dove inizia la Rock island trail c'è un bagno pubblico e un'area con panchine e tettoie, pannelli informativi e cestini. Davvero sembra una cosa ben fatta, altro che quelle ciclabili schifose e misere che abbiamo da noi, pericolose più della strada, fatte male e usate peggio. Quelle sono prese di culo. Questa è una signora pista.
Prendo anche un cartaceo con il kilometraggio, la mappa, le città e i servizi. Alla fine compileremo pure noi il foglio per valutare la visita e i servizi offerti, e per segnalare eventuali problemi.
Percorriamo un tratto della ciclabile e rimaniamo assai soddisfatti. Il fondo è ottimo, strada bianca tenuta benissimo mista a tratti di asfalto. Ci si può star su 4 giorni pieni, come faremo noi, senza alcun problema.
Fatta la necessaria verifica e placata la curiosità, torniamo in paese e andiamo a fare la spesa per la cena. Stasera abbiamo una cucina vera e propria e quindi si scialla con riso e pollo e verdure cucinati davvero, o quasi.
La scoperta di oggi al supermercato sono i sacchi di cereali di ogni tipo, che a me paiono i sacchi di riso soffiato o pasta per i cani, che vedo sempre all'Arcaplanet quando vado a comprare la pappa ai gatti.
La serata si conclude così, a pancia piena e tenuta calda dalla micia nera nera con una macchia bianca sul bilico. Gatto + divano = casa, l'equazione è semplice.
Domani pedaleremo tutta la Rock island trail fino a windsor, dove si immette nella Katy trail, e faremo un pezzo pure di questa, fino a Sedalia. Questa è una città con tutti i servizi necessari, nonchè un interessantissimo Missouri state fair campground, un campeggio basic sullo spazio dove fanno fiere e rodei. Costa 6 dollari piantar la tenda, ci sono docce gratis, il centro è a pochi minuti a piedi e idem la ciclabile. Meglio di così! Di queste ferrovie trasformate in ciclabili parliamo domani, dopo averne percorse delle buone fette. Così posso dirvi se davvero valgono la pena di esser pedalate!
8/8
Pleasant Hill-Sedalia
118km
Pronti, partenza via!
Ah no, c'è da metter fuori la micia che altrimenti resta qui sotto chiusa fino al prossimo ospite.
E c'è da convincere la cagnolona Hazelnut a non bausciare tutte le borse con la sua linguazza enorme.
In un cielo bigio che sa di autunno ci mettiamo presto in strada, lasciandoci alle spalle il bellissimo AirBnB di Pleasant Hill e la nostra host Sarah, cui abbiamo lasciato una dedica con saluto e ringraziamenti sul libro degli ospiti.
Ci aspetta la Rock island trail, il primo assaggio delle grandi ciclabili del Missouri, che, per quasi 500km, ci porteranno fino a St Louis. Mica robetta! Imbocchiamo subito il sentiero, che in realtà è ben largo, giusto quanto sono i binari e un poco di bordo in più.
Il fondo è ghiaino molto compatto e pedalabilissimo, almeno all'inizio. La ciclabile è tenuta pulita e curata da privati, un po' come le strade normali. Qui con più affetto da gruppi di appassionati delle comunità locali. Anche i cartelli e le indicazioni sono a prova di idiota.
La Rock Island è una costola della ben più lunga Katy trail. Si allunga per 47.5 miglia attraverso il cuore rurale dello stato, ed è pensata per fornire a chi cammina, pedala o va a cavallo uno spazio protetto immerso nella natura. Che è una natura comunque addomesticata e recintata, ripulita e tenuta a bada, al guinzaglio e a debita distanza. E' per moderate e protette avventure, diciamo. Anche se, per come corre lunga e in mezzo al nulla, e per come è deserta (abbiamo incrociato 2 ciclisti in tutta la giornata), a pedalar da soli si rischia, in caso di coccolone, di esser trovati già tutti mangiucchiati dai procioni e dagli avvoltoi.
La pista occupa la sede che fu un tempo della ferrovia, la Chicago, Rock Island and Pacific railroad, detta Rock island line. Questa costola di ciclabile unisce Pleasant Hill, dove siamo partiti noi, a Windsor, dove si immette nella Katy, e passa per i micro paesini, a volte di due case e un ranch, di Leeton, Chilowee e Medford.
Si tratta di una bella occasione, dice il volantino, di scoprire le campagne del Missouri e di ripercorrerne la storia vera, quella piccola, dei contadini e degli allevatori, dei pionieri e degli avventurieri, e di tutto ciò che è arrivato sferragliando su questi binari in cui son sorti come funghi villaggi e città.
Intorno ci sono praterie, campi, cascine e fitti boschi, tra ruscelli e acquitrini sparsi un po' ovunque in questa terra grassa e umida.
La Chicago, Rock Island and Pacific railroad fu aperta nel 1852 quando la sua antenata, la Chicago e Rock island, iniziò a operare le prime corse tra Chicago e, indovinate?, Rock island, Illinois.
La sezione che oggi è stata trasformata in ciclabile correva tra le campagne e gli allevamenti, i boschi per il legname e alcuni giacimenti di carbone. Questo, insieme al grano, ai prodotti della terra in generale e al legname, veniva felicemente trasportato da est a ovest e da nord a sud sui grandi vagoni merci. Le città che già c'erano, si ingrandirono, e nuove ne nacquero. A fine '800 c'erano il doppio delle comunità che rimangono oggi; negli anni migliori la Rock Island raggiunse una tale reputazione da finire in una canzone canzone country famosa nel '30: "The rock island line is a mighty good road/ The rock island line is the road to ride".
Il Missouri state parks ha a lungo visto in questa ferrovia abbandonata la possibilità di estendere la rete di ciclabili del paese fino a Kansas city, cosa che è quasi del tutto riuscita, perchè il primo pezzettino di trail si trova a Lee's summit, che ora va congiunta a KC e a Pleasant Hill. In realtà ci sono anche progetti più ambiziosi in cantiere, ma ancora è tutto in forse. La ciclabile è giovane: è stata inaugurata nel 2016. Può ancora crescere molto!
Il sole è nascosto da una spessa coltre di nubi e a terra si vedono foglie secche che si sollevano al nostro passaggio, e vanno a mescolarsi alle numerosissime farfalle enormi, rosse e nere o gialle e nere, che volano oblique intorno alle bici.
Non mancano le libellule e i conigli, gli scoiattoli, qualche cervo dal culetto bianco che attraversa correndo il sentiero, una volpe che ciondola e persino una famiglia intera di polli della prateria. Madre seguita da una decina di pulcini già cresciuti.
Sono ben grandi e abbastanza muscolosi, marroni. Paiono struzzi in miniatura per il portamento, o velociraptor. Perchè si sa che la gallina è ciò che di più simile ai dinosauri resta nella nostra era.
Temevo un fondo impedalabile, invece il ghiaino è compatto e, a parte qualche tratto di sabbia o fanghiglia, nulla crea disturbo allo scorrere delle ruote. Temevo folla da alzaia del Naviglio, altezza Robecco, il sabato e la domenica, invece non c'è nessuno. Incrociamo un uomo che passeggia in bici, alle 9, e un ragazzo nero che ha delle piccole borse posteriori, alle 13. E basta fino alle 18, quando, già sulla Kay, un messicano dai lunghissimi baffi neri e dalla camicia bianca passa pedalando storto, forse di ritorno dal lavoro in fattoria.
Fa anche assai caldo, nonostante il sole non voglia mostrarsi. E' molto umido e mi viene in mente Kermit la rana che suona il banjo su una barchetta, in una palude della Florida, e fa battute razziste. Invero, non mancano nemmeno le rane, e la tartarughe, e i serpentelli. Tutti vivi finalmente, e non spiaccicati dalle auto. Qui non si muore attraversando la strada. Per questo stiamo pedalando sulla ciclabile.
Ai pascoli con le mucche e agli stagni verdissimi si alternano immensi campi coltivati, che fan chiedere dove mai finisca tutta questa bella verdura, visto che, oltre ai cetriolini sottaceto negli hamburger, non se ne trova da nessuna parte.
Ogni paesino, super segnalato sulla mappa e sui pannelli, con servizi e mappa, si presenta, dalla ciclabile, con il nome, i simboli dei servizi che offre e una stazione come questa, più grande o più piccola, a seconda.
Ci sono i bagni, le fontanelle, tavoli e panche al coperto, un parcheggio e pannelli che danno informazioni sia sulla storia locale sia sulle distanze e i punti di interesse lungo il sentiero.
Si corre tra boschi e ponti, campi e praterie, pascoli e laghetti. si corre e diventiamo uno zucchero filato di ragnatele. Ce ne sono a migliaia, enormi, invisibili, spesse e appiccicosissime. Il tutto sembra nel trambusto colorato di farfallone e libellule, e pure di uccellini rossi rossi come il minio o blu elettrico, tipo Twitter.
Esce il sole. Siamo circa a metà strada, intorno ai 60km, e ci fermiamo in pausa pranzo a Leeton, famosa per i suoi muli spediti in Europa a combattere nella Grande guerra.
Siccome CHE mi pesa il culo e sono un po' stanchina, poi capirete il perchè, di questi paesi non sto a farvi io la pippa di geostoria. Metto le foto dei cartelloni, che si può ingrandire, così chi è interessato legge e fa un bell'esercizio di lingua. Chi invece non vuole, guarda e passa. Insomma, approfitto del lavoro altrui!
Seguendo le precise indicazioni delle mappe sui pannelli, ci perdiamo alla ricerca del general store. Poi capisco perchè: la mappa è messa che il nord sotto, dove di solito sta il sud. Come mai? Eh. Sa jesoo.
Per fortuna chiedo a un contadino che sta tagliando il prato su una sorta di automobilina, un contadino obeso, con tracheotomia, che sanguina forte da alcuni graffi sulle braccia, un contadino in salopette di jeans, canotta bianca lercia e cappello da cowboy.
Poi penso che questi son luoghi in cui i mariti, probabilmente, violentano le figlie e menano le mogli con la cintura, ubriachi di ritorno dal pub, e a volte impazziscono e sparano con il fucile da caccia, fanno una strage e poi si tirano un colpo in bocca. Lo deduco dal fatto che le case sono perfette e senz'anima, e l'erba tagliata con TROPPA precisione.
Ce ne torniamo sulla nostra ciclabile dopo lauto pasto al benzinaio, e con il sole è tutta un'altra cosa. Ora sì che è bello pedalare nel chiaroscuro di luci e ombre, ora sì che han senso questo alberi buoni che riparano dalla calura estiva, che qui è umida e appiccicosa come non mai.
Così, tra cervi culetti e serponi (farò mica la fine di Euridice?!), arriviamo a Windsor, dove la Rock island incrocia la Katy trail, altra lunga ferrovia trasformata in ciclabile.
A Windsor ci affianca anche una tipa che, prima, tenta di accalappiarci dicendo che lei offre alloggio ai ciclisti proprio lì a due passi. Poi, quando le rispondiamo che arriveremo a Sedalia, ci chiede una foto e poi l'amicizia su Facebook. Lei fa parte di un gruppo di appassionati che promuovono il turismo su queste rail-to-trail e ha una pagina Facebook dedicata a Windsor.
Ci spiega che la Rock island è nuova e ancora poco nota, e che tanti albergatori, ristoratori, meccanici di bici e proprietari di servizi vari non vedono l'ora che si sparga la voce. Ci fa mille domande sulla nostra esperienza di oggi, e poi sul viaggio. E poi ci dice, ferale: "Ocio che a Sedalia oggi inizia la fiera dello stato del Missouri, ci sarà ben casino!".
Penso che lo dica solo per scoraggiarci dall'andare al campeggio là, che è proprio nel grande parco della fiera. Magari vuole tentare ancora di rifilarci un alloggio... Poi chi vuoi che vada di giovedì sera alla fiera di Sedalia?
Così imbocchiamo la Katy (di cui vi parlo domani) e ripartiamo lanciati sulla nuova ciclabilona, che anche lei corre tra campi di granturco e boschi, con qualche salitella in più rispetto al mattino. Ma comunque rampe da nulla, da treno, in confronto a quelle delle strade normali che corrono su queste colline.
Passiamo per Green ridge, dove facciamo l'ultima sosta, per una gelatomerenda (merenda merenda gelato!)
E' tutt'altro che presto e il sole inizia a calare sull'orizzonte, rendendo di miele ramato la luce e lunghe le ombre. Già pregusto il campeggio a 6 dollari in un fresco pratone rorido, e la doccia gratis, e magari un hot dog in fiera. Madornale errore.
Fin da diversi kilometri prima inizia a intravedersi il bordello allucinante della Missouri state fair, che s tiene ogni anno a Sedalia in agosto.
A Sedalia non c'è nulla, ed è un paesino rurale tranqulissimo 361 giorni all'anno. Un paradiso, un eden di intatta pace. Poi, per 4 giorni ogni dodici mesi, diventa una bolgia infernale di rodei, giostre, musica a manetta e valanghe di cowboy e gentaglia che si riserva da ogni dove per assistere a questa pacchianata di bestie da soma ben pettinate e trippone gonfie di birra che perdono il reggiseno sul toro meccanico.
Non ho fotografato molto perchè il traffico era così letale da rendere pericolosi sia l'andare sia il fermarsi.
Con fatica e molte domande a poliziotti e gente del servizio d'ordine, troviamo un campeggio che non sia ad accesso riservato. La città è letteralmente imballata, impaccata di gente in camper, in auto, in furgone, in camion, con la tenda, col tendone, a cavallo e sul bue. Non ci si districa. I più campeggiano, perchè di hotel, a Sedalia, ce n'è pochi. Noi finiamo in un postaccio di fronte alla high school, che, con molta fantasia, si chiama State fair. A gestire il campeggio ci sono numerosi ragazzini, probabilmente della scuola.
Siccome non ci sono servizi, non acqua nè allacci elettrici, tutti i camperoni fanno andare i generatori a manetta. Un casino pazzesco, che prosegue imperterrito anche durante la notte. Perchè vuoi mica stare senza aria condizionata...
Noi, all'inizio, crediamo ci siano solo i cessi chimici, quindi ci laviamo alla meno peggio con le salviettine igienizzanti e andiamo a far la spesa nel distributore più vicino, che è fornitissimo di porcherie dolci e salate, ma ha poco cibo normale. Qualcosa si rimedia, e mangiamo in tenda perchè mancano pure tavoli e sedie, e nel pratone umido dove siamo ci sono nuguli di zanzare, oltre a qualche lucciola.
Poi scopro che, dietro al bunker per i tornado, c'è un bagno con le docce e l'acqua corrente. Ne approfitto, anche se è tardi, e dal finestrino della doccia mi godo entrambi gli spettacoli pirotecnici che illuminano il cielo che già brilla delle luci delle giostre e delle mongolfiere. La musica va avanti fino a notte tarda, e poi, finalmente, giunge anche il balsamo del sonno a medicarmi gli occhi.
9/8
Sedalia-Columbia
135km
Voi non potete saperlo, ma io sì. Columbia non sta mica sulla Katy trail. Eh no che non sta sulla ciclabile che avremmo dovuto seguire. No no. E' fuori strada, ben più indietro rispetto ad Hartsburg, il paesino che avremmo dovuto raggiungere oggi. Ad Hartsburg ci siamo pure quasi arrivati. Peccato poi aver trovato l'ennesimo tratto chiuso per esondazione del Missouri, l'ennesimo detour della giornata, e aver dovuto risalire la china della valle del fiume e tornare indietro un pezzo. Una vera e propria giornata di merda! Usciti alle 8 dal campeggio, arrivati alle 20 passate, fatti molti più km del previsto, con molta più fatica... E, a livello generale, per arrivare a St Louis, tutto per esser rimasti indietro pure di una ventina di km rispetto al previsto. Katy trail, mavaffanculo!
Faccio un respiro profondo e provo a spiegare con calma cosa è successo in questa giornata infinita.
Ci siamo svegliati nemmeno prestissimo, poco riposati. I generatori dei camper ci han tenuto compagnia tutta la notte. Le prime parole che ho sentito stamattina, appena aperti gli occhi, sono state "Siamo nella merda".
E non era la solita lamentela di Gigi riguardo alle condizioni dei bagni del campeggio. Era una cosa più retorica, più figurata. Infatti, mentre slegava le bici, "per risparmiare tempo" aveva perso la chiave di un catenaccio, naturalmente ancora chiuso, nell'erba alta.
Poi l'ha pure ritrovata, eh.
Questo "siamo nella merda" è stata la cifra dell'intera giornata, ma non potevamo saperlo.
Lasciamo il peggior campground dello stato e andiamo a far colazione al benzinaro sgrauso di ieri sera. Il caffè fa così cagare che mi torna su ancora prima di uscire dal locale, super chimico com'è tra polverine e liquidi densi.
Ce ne andiamo pure dal campo dei miracoli della fiera, salutando tutti con un ampio gesto dell'ombrello. Godetevi la festa anche per noi, mangiapannocchie!
Appena superato il centro, torna la calma della campagna. Tornano i voli bassi di rondine e il canto elettrico delle cicale, che assorda e stordisce, tace al passaggio e riprende subito alle nostre spalle come una cortina d'acqua argentea da attraversare.
Sedalia ci lascia uscire con uno scorcio di bellezza ritagliato apposta per noi: la vecchia stazione e il locomotore ed un vagone rossi della ferrovia che è mamma severa, d'acciaio, ma buona e lungimirante. Mamma di tutto questo, ma tutto davvero.
La Katy trail esce per un breve tratto dal tracciato del binari e segue le normali strade asfaltate; certo quelle secondarie, tra i campi, a traffico zero. E' segnalata benissimo, sia a terra sia sui pali, ed ogni incrocio ha la sua indicazione. Non ci si può perdere. Nemmeno quando si viene distratti dal profumo del fieno che asciuga o da un grande cimitero di lapidi sparse.
In breve siamo di nuovo sul sentiero, che qui è un po' più faticoso da pedalare, e andrà peggiorando nel corso della mattinata. Il ghiaino è meno pressato, ci sono più rami e sassi, più mucchi di sabbia e tratti a tolon ondulee, o come diavolo si scrive quella porcheria che ti fa salire la vescica nel naso e scendere il cervello al bus del gnao. Però regna la pace intorno, e nemmeno le salitelle, oggi decisamente più impegnative, rovinano la pedalata. A tratti, ma solo a tratti, c'è un gran silenzio.
Ieri ho promesso due parole su questa benedetta Katy trail che oggi ci ha dato tanto da penare.
Si trova sui binari di quella che fu la Missouri-Kansas-Texas railroad (MKT o Katy), è lunga 240 miglia, ha 26 trailheads, cioè quei punti coi bagni e i tavoli e i pannelli ad altezza delle città e 4 antichi depositi ferroviari del tutto restaurati. Nelle contee di Cooper e St Charles il sentiero è anche parte della Lewis and Clark national historic trail, e poi la Katy fa parte dell'American discovery trail, cioè una strada per attraversare gli Usa con mezzi non motorizzati. Ancora, è una Millennium legacy trail e dal 2008 fa parte della hall of fame delle rail to trail. Figata, no? Non tanto.
Però, in teoria, dà la possibilità di attraversare alcune delle più belle aree dello stato, tra le colline di Ozark, le campagne aperte, i boschi, le valli, e sua maestà il fiume Missouri, che, insieme alla ferrovia, ha portata gente e merci da una parte all'altra del suo corso.
Quando la ferrovia cessò di funzionare nel Missouri da Machens nella Contea di St. Charles a Sedalia nella Contea di Pettis nel 1986, il Missouri state parks fu in grado di acquisire il diritto di passaggio della ferrovia attraverso una modifica del National Trails System Act. L'emendamento consente ai corridoi ferroviari non più necessari di essere trasformati in cosa pubblica per future esigenze di trasporto e utilizzati nel frattempo come percorsi ricreativi. Il diritto di passaggio è stato assicurato da una generosa donazione da parte del defunto Edward D. "Ted" Jones, Jr. e sua moglie Pat. La costruzione del Katy Trail è iniziata nel 1987. La prima sezione del percorso a Rocheport è stata aperta nel 1990. Il 25 ° anniversario del percorso è stato celebrato nel 2015.
Nel 1991, la Union Pacific Railroad ha donato 33 miglia di corridoio ferroviario da Sedalia a est di Clinton. Ulteriori acquisti e donazioni sono stati aggiunti nel corso degli anni. Tuttora ci sono progetti in cantiere, mentre i volontari delle comunità locali si prendono cura della pulizia del fondo e ogni trilhead ha la sua cassettina per le offerte di chi passa.
C'è anche un aKaty land trust, fondata nel 2010 da due amici in pensione del defunto padre della Katy, che hanno l'obiettivo di promuovere fattorie ed economie locali grazie al turismo lento.
Il gran problema della Katy, tuttavia, sono le piene, le esondazioni del Missouri e dei suoi numerosi affluenti, torrenti bizzosi che si riempiono in fretta e più volte all'anno, con le piogge in primavera e autunno. Lo scopriremo nel pomeriggio, ahimè.
I primi 50km sono abbastanza sofferti, fisicamente. Non aver riposato bene comporta mal di testa e disattenzione, rischio cadute annesso. Il fondo sconnesso e le salite rallentano assai. Passiamo Clifton city, dove si ricordano gli Osage.
Poi entriamo nel territorio della Ozark mountains, che sono poi un altopiano qui verdissimo e ricco di acque. Valloni scuri e boschi ombrosi fanno da contorno ai campi umidi e densi di odore greve di fango.
una tartallegra! |
Gigi scende anche a vedere un cimitero disperso in mezzo al nulla. Io risparmio ogni goccia di sudore: oggi sento di non averne molte in cascina.
Proseguiamo tra saliscendi sempre meno morbidi e si vede bene che la roccia qui è stata aperta con la dinamite per far passare il treno. Pareti di nuda pietra e sassi sbriciolati sembrano richiudersi sul sentiero, al punto che, a tratti, è stata costruita una sorta di galleria, un tunnel di metallo per tenere a bada la roccia, per non far rimarginare la ferita sulla pelle della collina.
Arriviamo a Pilot Groove che è già ora di pranzo. Io oggi mi lascio tentare da patatine fritte rustiche fatte in casa e una porcheria degna del peggior 'mericano: salatini misti ricoperti di cioccolato e sbriciolati insieme a pezzi di M&Ms. Dolce e salato e l'infartino è assicurato! Ma che delizia.
Qui a Pilot Groove c'è pure una stazione di attrezzi per ciclisti; noi ci limitiamo ad approfittare della pompa, che è di quelle vere, grandi, con cui puoi far forza davvero, e ha il doppio attacco per le valvole presta e schrader.
Dopo il giusto riposo, ribalziamo in sella e attraversiamo gli ultimi 20km lontani dal fiume, tra prati e casette e opere d'arte a tema bici. Che ci stanno, dai.
A Boonville ci rendiamo conto di quanto lunga sia ancora la strada. Le miglia indicate sulle cartine e sui pannelli non sono precise: seguono i vecchi cartelli della ferrovia, ma non corrispondono all'effettivo tracciato odierno della ciclabile. Inizia a prenderci male l'idea di aver davanti ancora così tanti kilometri, ma siamo curiosi di vedere il fiume e quella che dovrebbe essere la parte più bella del trail.
Dopo qualche colpo di pedale, eccolo.
Il fiume che dà nome allo stato, il più lungo affluente del mondo, tributario del Mississippi, nonchè quarto fiume più lungo del mondo. Mica ciccioli.
ma appena scesi dall'altra parte, troviamo il primo cartello che indica che la Katy trail è chiusa per esondazione, ed è allagata, inagibile. Il cartello indica delle possibili alternative, ma allungano la già lunghissima strada, e di molto. Costruisco con Maps un detour al volo, e ripartiamo. Un poco avanti ci rendiamo conto dell'entità dei danni lasciati dall'ultima piena. Ponti spezzati, strade mangiate dal fango, tronchi buttati contro i pali della luce. Un'apocalisse. Deve essere tremendo assistere ad un simile spettacolo: pioggia, pioggia, pioggia torrenziale, il fiume di ingrossa e monta, l'acqua ribolle, sale, pioggia ancora e altra pioggia, i ruscelli intorno iniziano a vomitare acqua sulle terre ai lati, e gorgoglia e strilla il Missouri grigio o nero come il cielo, e porta il fango e poi esce e distrugge, divora, uccide.
I cartelli dicono di scendere a Rocheport, e, dopo varie deviazioni e ingressi e uscite dalla ciclabile, aperte e chiusa a tratti, raggiungiamo il paesino. Qui un ciclista con le borse che va in direzione opposta alla nostra dice di aver fatto tutto il tratto che dobbiamo pedalare noi e che è aperto. Idem un altro in bici, che ci scorta all'imbocco della Katy e ci dà la sua benedizione.
Così riprendiamo la ciclabile, tra sacchi di sabbia e fango e cartelli che chiedono aiuto per ripulire la strada ed aiutare le comunità alluvionate.
Ci sono poi anche i markers del sentiero della spedizione di Lewis e Clark, i primi a raggiungere la costa pacifica via terra, nel 1803.
Qui in dettaglio:
https://it.wikipedia.org/wiki/Spedizione_di_Lewis_e_Clark
Da Rocheport ripartiamo pieni di fiducia, e ci godiamo gli scorci sul fiume
e sui roccioni da cui si buttano in picchiata le aquile.
A Mc Baine ormai ci sentiamo quasi in arrivo. Mancano meno di 10km al nostro agognato campeggio con tettoia-gazebo, gratis e bello, sul fiume. Stiamo già studiando dove andare a far la spesa, prima di arrivare ad Hartsburg, che non ha negozi. Sembra che una lunga e impegnativa giornata stia per volgere al termine nel migliore dei modi.
Passiamo da Cooper landing, un campeggio-bar che organizza ogni estate numerosi concerti. Uno è in corso mentre passiamo. Ci fermiamo a fare un minimo di spesa, frutta e schifezze più che altro, perchè il bar ha prevalentemente birra e alcolici vari. Gigi viene ripreso da un tizio della security che avrà 90 anni e sembra uscito da Dachau, mentre io mi fermo a parlare con un ex hippy, ora nonno dei fiori, che fa mille domande sul viaggio. Gli dico pure che stiamo andando ad Hartsburg, e lui fa sì sì con la testa.
Appena lasciato il Cooper, che sarebbe pure un campeggio, a volte, quando gira bene, la strada si fa sempre più sabbiosa, al punto che dobbiamo spingere a mano le bici per ampi tratti. Brutto segno. Mi ricorda la giornata mirabolante dei navajo.
Poi non ho più fatto foto. Ho sbroccato, male, e sempre peggio. Ecco gli eventi catastrofici in successione:
1. la sabbia diventa sempre più spessa e pure a camminare si fa una fatica di dio
2. improvvisamente compare un cartello che dice che la ciclabile è allagata e idem la strada che corre lungo il fiume, e l'unico modo per uscire di lì è tornare indietro o risalire la valle e andare a nord, nella direzione dell'affanculo
3. la strada che va a nord è in salita, ma mica poco. Rampa forte. Mi cade la catena. Vado a piedi. Anche Gigi scende e cammina, troppo ripida
4. ci insegue un cane, poi si spaventa perchè gli urlo contro con rabbia. Compare un cervo, poi i suoi cuccioli e ci attraversano la strada
5. pedaliamo in salita per un tot di kilometri e non c'è nulla. Appena riesco a connettermi, vedo che siamo finiti a sud di Columbia. In città ci sono gli hotel ma mica a buon mercato, mentre a una decina di km potrebbe esserci un campeggio. E' un parco statale e su google nei commenti dicono che si può campeggiare. Leggo la stessa informazione sul sito
6. arriviamo al parco che è tutto un salire e pirliamo in giro gran tempo perchè non si vede alcun ingresso vero e proprio. Chiedo a un tizio che abita lì di fronte e ci dice di chiedere all'ufficio del ranger, che è 3 miglia a nord, oltre le due "big hills"
7. arriviamo all'ufficio, che è chiuso, e dalla mappa intuisco che un'area campeggi c'è, sì, ma giù, ancora più indietro rispetto a dove abbiamo iniziato noi a cercare l'ingresso del parco. E poi è riservata a gruppi di boy scout, scuole ecc.
8. inizia a fare buio. Litigo in maniera plurima con Gigi per dirimere il da farsi. Sono STANCHISSIMA.
9. ci si decide a raggiungere Columbia e a stare in hotel. Ne trovo uno che sia vicino e non troppo caro, e pedaliamo anche gli ultimi 6km in salita, che spiana alla fine, una volta in città.
Per fortuna l'albergo è immenso e di gran lusso, anche se assai pacchiano e a tratti macabro (richiama di certo le rustiche dimore montane dei cacciatori, e ha lampadari di corna di cervo e orsi impagliati in giro. Domani, promesso, faccio foto).
Nella hall mi guardano tutti straniti: sono piena di terra e sabbia, ho grasso nero di bici sia sulle mani sia in faccia, a strisciate grosse, e lo sguardo sconvolto. Prendo una camera e ci buttiamo dentro. Bagno caldo mentre mangiucchio le schifezze acquistate prima, e poi vado al bar e prendo una pizza e un piatto di morbidissimo pollo fritto con salsa ranch. Ceniamo sul letto, così, allo svacco totale.
Ho fatto anche un po' di conversazione coi turisti benestanti presenti al bar, tutti molto stupiti del viaggio e molto polite. Uno del Colorado mi chiede se mi sia piaciuto il suo stato e dice che è normale trovare gente che a piedi si spara kilometroni pure d'estate per sciare su dieci metri di pistino di neve pure in agosto, l'unico mese in cui in Colorado non si scia.
Ora, resta il problema di rifare ancora, daccapo, il programma di viaggio. Ho letto sul sito del Missouri state parks che ampi tratti della Katy sono chiusi per esondazione, quasi fino a St Louis. Di fatto è impraticabile, da qui in poi. Che peccato! E che palle! Vorrà dire che staremo sulle strade normali, come abbiamo fatto finora. Abbiamo 250km da qui a St Luois, e due giorni, da tabella di marcia, per farli. Ci stiamo di certo. Ora riposo, domani vedrò di combinare una soluzione. Speriamo non ci siano altre sorprese, neh! Che abbiamo già pedalato 4200 e fischia kilometri, entriamo nell'ultimo terzo del viaggio e iniziamo a essere cotterelli. Ma arresi, mai!
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