sabato 4 agosto 2018

37b. SAMARCANDA - seconda parte. La moschea Bibi-Khanym e la necropoli di sfroso



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Alle spalle il maestoso Registan, ci avviamo verso la moschea Bibi-Khanym, che cela forse una storia d'amore. Nel XV secolo è stata una delle più grandi e più belle moschee del mondo islamico. Entro la metà del XX secolo, solo un rudere grandioso è sopravvissuto, ma ora le parti principali sono state restaurate.









Le cupole e i minareti alti spiccano oltre i localini tipici di cucina tradizionale, prima del gran bazaar di frutta secca e spezie, focacce di non e dolci.
Dopo la sua campagna indiana, nel 1399, Tamerlano decise di intraprendere la costruzione di una moschea gigantesca nella sua nuova capitale, Samarcanda. La moschea è stata costruita usando la ricchezza saccheggiata durante la sua conquista dell'India. Quando Tamerlano tornò dalla sua campagna militare nel 1404 la moschea era stata quasi completata. Tuttavia il sovrano non era felice dell'avanzamento dei lavori, quindi aveva subito fatto vari cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda la cupola maggiore. 










Dall'inizio della costruzione, si rilevarono problemi di staticità della struttura. Varie ricostruzioni e rinforzi furono intrapresi al fine di salvare la moschea. Tuttavia, dopo qualche anno, i primi mattoni avevano cominciato a cadere fuori dalla grande cupola, sopra il mihrab. Tamerlano volle comunque portare avanti i lavori.
Alla fine del XVI secolo il Khan Abdullah II (1533-1598) fermò tutti i lavori di restauro della moschea. Questa iniziò a crollare su se stessa, diventando una rovina mangita dal vento, dal tempo e dai terremoti. L'arco interno della costruzione del portale rovinò nel 1897. Nel corso dei secoli i resti sono stati saccheggiati dagli abitanti di Samarcanda in cerca di materiale da costruzione, soprattutto di mattoni delle gallerie in muratura lungo le colonne di marmo.
Una prima indagine di base per garantire la sicurezza delle rovine è stata fatta in epoca sovietica. Verso la fine del XX secolo il governo uzbeko ha iniziato il restauro di tre edifici a cupola e del portale principale. Nel 1974 il governo sovietico uzbeko ha iniziato la complessa ricostruzione della moschea. La decorazione di cupole e facciate è stata ampiamente restaurata e integrata. I lavori per il restauro della moschea continuano tuttora.








La moschea segue il piano del cortile. Le sue pareti esterne racchiudono un'area rettangolare che misura 167 metri di lunghezza e 109 metri di larghezza e corre in direzione della Qibla.
Quattro minareti agli angoli esterni del sito sono stati restaurati. Altri quattro minareti, più maestosi che fiancheggiavano l'arco del portale l'ingresso e la Pischtak dell'edificio principale a cupola non sono state ancora completate.
Nel mezzo del cortile si trova un piedistallo di pietra per contenere il Corano, fatto di pregiati blocchi di marmo decorati. Questa notevole scultura è dell'epoca di Tamerlano. Secondo la locale tradizione, se una donna cammina carponi sotto il piedistallo del corano, avrà molti figli. Infatti noi abbiamo visto una ragazza eseguire questa sorta di rituale di fertilità.










L'enorme moschea di Bibi Khonym con le sue tre sale a cupola, le gallerie coperte e il cortile aperto era destinata a raccogliere l'intera popolazione maschile della città di Samarcanda per le preghiere comuni del venerdì.
Aluni ritengono che questa gigantesca moschea in rovina sia stata costruita dalla moglie mongola di Tamerlano, Bibi-Khanum, mentre Tamerlano era lontano, in guerra. Chi crede che Bibi-Khanum fosse una nipote di Gengis Khan non si rende però conto che egli morì almeno duecento anni prima.
Secondo la leggenda, l'architetto s'innamorò follemente di lei e rifiutò di completare il lavoro se ella non avesse acconsentito a baciarlo. Il bacio lasciò tuttavia un segno e l'oltraggiato Tamerlano ordinò di uccidere entrambi e decretò che da allora in poi le donne del suo impero portassero il velo secondo lo stile arabo. Ma le speranze romantiche sono condannate alla delusione: non c'è alcuna fonte affidabile che menzioni una moglie di Tamerlano che fosse nota col nome di "Bibi-Khanum" (che letteralmente significa "donna-donna" in persiano). La più anziana moglie di Tamerlano, una vecchia potente donna chiamata Saray-mulk Khanum, in onore della quale fu battezzata la moschea, non richiama alla mente la bella eroina dell'affascinante fiabesca storia.

Di fronte alla moschea si eleva il mausoleo omonimo, dal quale si gode una discreta visuale sul bazaar e sulla grande necropoli che copre l’intera collina di fronte,
Al mercato cambiamo al nero ancora un po’ di euro, erchè qui in Uzbekistan i prezzi sono meno pop che in Iran e Turkmenistan: un buon B&B costa 20 euro a cucuzza e una cena tra i 5e i 10. Un ragazzetto si prende le nostre poche banconote e torna con una borsa piena di sum, 8500 per ogni euro.









Poi ci si ferma un poco a riposare e Raymond si scofana un piatto di plov con carne d’agnello e albicocche su un monte di riso speziato. Io mi limito al tè e all’ombra dolce.










Si riparte. Raggiungiamo la piccola moschea dei viaggiatori, edificio dalla forma curiosa e bizzarra che domina la collina della necropoli. La struttura in sé è spoglia e minimal, ma dal terrazzo si gode di una bella vista sulla moschea Bibi Khanum e in più vuoi perderti il sacro luogo di sepoltura del fu presidente Karimov? La gente viene qui a venerarlo e ci son persone in strada che vendono le sue foto e dei cd con documentari celebrativi e libretti apologetici. Na robba. Post sovietici, da queste parti non ce l’hanno fatta con la democrazia. Che sberleffo della storia.





















Ci dirigiamo infine a visitare il cimitero, grande e disordinato. Le tombe, alcune recenti, alcune del secolo scorso, altre ottocentesche, si affastellano in malo modo qua e là sulle colline, mentre qualche cane randagio fa pipì sulle lapidi. Non ci sono foto ma ritratti incisi, chè l’iconoclastia va bene ma con riserva.
Io sono attratta da alcune cupole che vedo più avanti e percorriamo i vialetti del cimitero fino a raggiungerle; qui un salto di un paio di metri, un muro rovente con bordi in metallo, ci separa dal raggiungere le strutture che ormai mi incuriosiscono troppo.













Dopo uno sguardo d’intesa, saltiamo giù. Percorriamo pochi metri e ci troviamo nel bel mezzo dello Shah-i-Zinda, insieme di mausolei e altri edifici rituali dei secoli IX-XIV e XIX.
Ovviamente ci sarebbe un biglietto da pagare all’ingresso ma ormai… Con nonchalanche iniziamo a visitare le sepolture e i monumenti, mescolandoci ai numerosi turisti presenti. Oh, non s’è fatto apposta. E’ capitato!

Il nome Shah-i-Zinda  significa "Il re vivente" ed è collegato alla leggenda secondo cui Kusam Ibn Abbas, il cugino del profeta Maometto sia sepolto qui, come se fosse venuto a Samarcanda con l'invasione araba nel VII secolo a predicare l'Islam. Le leggende popolari dicono che è stato decapitato per la sua fede. Ma egli prese la propria testa e andò nel pozzo profondo (il Giardino del Paradiso), dove sta ancora vivendo, con la testa sottobraccio.








Il complesso di Shah-i-Zinda si è formato in più di nove secoli (dal XI al XIX) e ora include più di venti edifici.
L'ensemble è composto da tre gruppi di strutture: inferiore, medio e superiore, collegati da quattro arcate di passaggi a cupola chiamati localmente chartak. I primi edifici risalgono ai secoli XI-XII. Principalmente le loro basi e le lapidi sono rimaste tutt'ora. La maggior parte risale ai secoli XIV-XV. Ricostruzioni dei secoli XVI-XIX non hanno cambiato la composizione e l'aspetto generale.






















Dopo la visita usciamo e ci facciamo pure una grassa risata alla faccia delle prescrizioni per entrare nel sacro luogo, ancora sotto le zampine appiccicose della religione, che un po’ ha mollato i vivi, ma i morti proprio no. Dico a Raymond: “Hai fatto le abluzioni rituali?” e ce la ghignamo all’idea che manco il biglietto abbiam pagato, zompando dentro alla freschissima.








E così si è conclusa la visita di Samarcanda. Siamo rientrati in hotel a riposare, Raymond ha inviato cartoline ai suoi amici ed è persino andato a tagliare i capelli. Ora è più pelatino di me! Abbiamo anche organizzato i prossimi giorni: tra qui e Tashkent, la capitale uzbeka, ci sono 320km circa. Domani faremo sosta a Jizzex, e dopodomani a Gulistan, mentre la terza sera saremo nella city. Sono tutte tappe facili, piuttosto piane e sui 100km, che terminano in città dotate di strutture ricettive. L’Uzbekistan pare fatto apposta per essere scoperto in sella alla bici! Dovremo solo fare attenzione a non seguire l’autostrada perché entra per un tratto in Kazakistan, ma il nostro visto uzbeko ha solo un ingresso e giià lo abbiamo usato. Basta menati in confine, por favor!
Dunque è ora di salutare Tashkent. La capitale ci attende e il viaggio prosegue… Ma non prima di un’altra tazza di tè, pajalsta!

1 commento:

  1. CHILOMETRI...
    I chilometri son tanti
    cinquemila o anche di più,
    certe volte un po’ estenuanti
    servon gambe di caucciù!
    Samarcanda si allontana
    ora c’è il Kirghizistan,
    anche questa è terra arcana
    troverò forse il Gran Khan?
    Ma va là, quello era in Cina
    chissà quanto tempo fa!
    Studia storia la volpina
    queste cose lei le sa.
    Ora arrivan le montagne
    e scherzare non si puó,
    giù la testa, niente lagne,
    dopo vi racconterò...

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