giovedì 15 luglio 2021

10. Campomarino lido-Vieste. Il Gargano foreste ombrose, scosceso d'azzurro

14/7/21 (la Bastiglia!)
Campomarino lido-Vieste
122Km

Ma quanto è bella la Puglia?! Nemmeno in questa regione ero mai stata, e pure questa volta sono rimasta stupita dall'enorme spalancata meraviglia dei luoghi che abbiamo attraversato.


La giornata è, invero, iniziata ancora in Molise, in un suo estremo lembo benedetto da sabbia finissima e acqua cristallina. Appena sveglia, prima di colazione, non ho saputo resistere alla tentazione di un tuffo in acqua, prima che la spiaggia fosse presa d'assalto. Poi, piano piano, tutta la macchina dell'intrattenimento balneare è ripartita, hanno acceso la musica in filodiffusione e quella luce morbida ha assunto il suo carattere malinconico da sabato del villaggio, da estate attesa per un intero anno ed ora, che è qui, già quasi trascorsa. Però il profumo del mare e degli oleandri, coloratissima "rovina d'uomini" valgono un po' di atrabile.







Con il telefono più vintage che abbia mai visto salutiamo il campeggio e il Molise



per muovere le prime pedalate in Puglia, regione che percorreremo da nord a sud, fino alla punta più meridionale, e poi di nuovo risalendo, stavolta sulle coste ioniche.



Sarà per il sole già rovente e altissimo, sarà per la lunga striscia di asfalto che corre oltre l'orizzonte, ma sembra di essere tornati sulla route 66. Non mancano nemmeno i ranch. Un po' alla welcome to favelas ma pazienza.




A un tratto lasciamo la nazionale per virare verso Lesina e il suo lago, che sarà per noi la porta al Gargano. Ci siamo informati e, per fortuna, gli incendi sono stati domati senza feriti o case distrutte. Certo tanto bosco è andato a fuoco, e per questo dolore di tronchi e chiome non basta il lamento di un intero universo. La strada corre diritta tra campi di pomodori, speriamo non quelli tristemente noti per il caporalato, e prati di erbe secche. Ancora, torna forte l'impressione di essere tornati in Arizona.






Due dettagli negativi saltano all'occhio. Il primo: la quantità di rifiuti gettati a bordo strada. Il secondo: la presenza di tantissimi campi bruciati, ma bruciati volontariamente. A quanto pare qui è ancora in uso la pratica di dar fuoco alle stoppie e alle erbacce, per rendere fertile la terra. Ma vedrai poi che scoppiano gli incendi, con questa siccità e questo vento!



 
In lontananza si vedono le sagome delle prime alture, che riposano silenziose offrendo la schiena al vento. Noi proseguiamo tra campi e uliveti, e un impressionante numero di abitazioni abbandonate.





Ho a volte il sospetto che questa terra antica nasconda segreti che ancora non so decifrare. Ci sono divinità minori, nelle spine dei fichi d'India e nei nodi dei tronchi d'ulivo, di cui ancora non conosco il nome. Ma sono qui per questo. con le vibrisse sensibili e attente a captare ogni riflesso, ogni ombra.

Assorbiti e fusi al paesaggio arriviamo in un attimo di nuovo al mare. Passiamo i laghi di Lesina e di Varano, che chiudono la strada tra acqua e acqua, in un incenso di pini ed eucalipti che cantano al mezzogiorno. Attenzione, son luoghi di anguille. Anguille sguille. Brrrrr!




E qui inizia la nostra avventura nello sperone dello stivale nazionale, in un saliscendi mozzafiato che unisce blu di onde a linfa verdissima di boschi incontaminati. E' uno dei parchi nazionali più estesi e comprende anche le vicine Tremiti. Dal Lido del sole, in costa, saliamo a Rodi garganico



 noto centro di produzione di agrumi fin dal Medioevo che si pregia di cavalli nei cortili dei condomini. Già da questi primi strappi ci rendiamo conto della natura impietosa di questi colli, mai troppo alti ma spesso tanto ripidi da far sudare anche la cresima. E sia, andremo piano pianissimo con il rampichino della meditazione e dell'introspezione agostiniana.



Torniamo al mare in un volo a San Menaio, dove le pinete d'Aleppo arrivano ad accarezzare la bellissima spiaggia. Il nome di questo paesino, dimora elettiva di Andrea Pazienza, mi fa così ridere che devo fermarmi a riprendere fiato. San Menaio, quello che la/lo mena nel pollaio? O San Menaio, quello che lo mena nella staio? O sulla sdraio? Nel pagliaio? Nel vivaio? Al macellaio o al giornalaio? E al gelataio?


Si risale e sono costretta a tornare seria per non andare in debito d'ossigeno. Passiamo nella foresta umbra, cioè ombrosa, cupa, che ci dà refrigerio come un balsamo sulla nostra pelle scottata. A tratti compaiono grotte e fenditure nella roccia: qui i fenomeni carsici sono diffusissimi. E' buffo il nome di queste aperture nel fianco del colle: grotte sospette. In effetti lo sguardo che ha qui la parete di roccia è poco convinto.



Ogni tanto, dopo una curva, quando lo sguardo è offuscato dal sudore, si spalanca la meraviglia. Nei punti più alti, dai quali si dominano il mare e la costa, si ergono torri e fortificazioni. Questa è quella del Monte Pucci, che risale al XIV secolo e serviva ad avvistare navi saracene o turche in avvicinamento.






Dopo aver ammirato a lungo l'orizzonte grandioso di scaglie di luce sui boschi e sul mare, scendiamo a Peschici, borgo da cui si vedono il sorgere del sole dall'Adriatico e pure il suo tramonto, le isole croate e la Maiella. Il passaggio in paese è breve, ma permette di respirare una cert aria cosmopolita da porto di incontro e scontro. C'erano saraceni, schiavoni, slavi e normanni, popoli di mare e pirati.

Ripartiamo subito alla volta di Vieste, perchè un'ultima lunga salita ci attende. La affrontiamo accogliendo ogni metro, che sia ripido o piano, poichè in questi casi opporre la fretta e la forza serve a poco. La montagna vince sempre. Quindi è meglio scivolare sulle cose, sulla strada, sul tempo, per come vengono.





E la vista dall'alto, con il respiro di linfa che arriva fino al mare, ripaga di tutta la fatica. 


Scendere a Vieste è un volo in picchiata verso l'azzurro. Ci attendono qui una pineta per accamparci e un cielo stellato di infinito chiarore ammiccante per cena. Domani attraverseremo l'altra metà del Gargano, quella più aspra di salite e strapiombi. Quella più bella, selvaggia e vera.

8 commenti:

  1. Quante botte che ho preso a San menaio. Ci sono andato parecchi anni...e tu ridi...ridi delle botte. Hahaha..

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  2. Rido anche io perché mi menava botte ovunque. Per davvero.

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  3. Ma non tutto il male viene per nuocere ...quando raggiunsi porto San Elpidio dormii sui sassi della spiaggia...e così mi accorsi che tutte quelle botte mi avevano dato i superpoteri.

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  4. In quel paese ,San menaio presi sberle ceffoni, calci pugni es ero pure abbrustolito dal sole...ecco perché quando provo dolore mi arrabbio.

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  5. E faccio danni....quantisticamente indefinibili.

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  6. E faccio danni....quantisticamente indefinibili a parole umane.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. E tu stai ridendo sul suolo dove io ho passato i peggiori momenti della mia vita, in un posto molto bello...ci saranno tanti morti...sento già le ambulanze.

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