mercoledì 10 agosto 2016

Decima tappa: da Praga a Nova Paka. La ridente Slesia del 1300



L'anno prossimo AFRICA.

Ieri a Praga faceva caldo, ed il tempo era così












Mi sono goduta, con calma e falcata ovale da cowboy, le tante meraviglie della città, che splendevano nell'aria limpida. Ho anche visitato una mostra temporanea su Carlo IV e la Praga del tardo 1300. Se capitate da quelle parti, non perdetevela! Merita davvero moltissimo. E poi giù di pisolini in tutti i parchi lungo la Moldava, sotto quel caldo sole buono e giusto.









Oggi, invece, mi sono rimessa in sella, e, ovviamente, il tempo è stato questo









Da un lato è sfiga.

Dall'altro è che qui è proprio brutto di norma. Ora mi trovo a Nova Paka, sono tra colline di meno di 500 metri, mica le Alpi... E ci sono 11 gradi!

Per altro questo tempo di caccafrolla ha avuto un suo risvolto positivo. Stamattina stavo controllando dove avrei dormito questa notte. E con una leggera inquietudine riguardo ai dislivelli e alle salite, ho letto che "la struttura ha accesso diretto alle piste da sci". Ma non perché sia in quota! O gioia! O sollievo all'arrivo! Perché c'è un tempo così di merda che qui ci sono impianti da sci anche in bassa collina.

Ma di dove pernotto vi parlo dopo.

Dunque, stamattina ho chiuso baracca in Praga e con un segno fausto:







Qualche segreto ammiratore del sol levante mi ha lasciato questo nel caschetto, appeso momentaneamente in corridoio, mentre allestivo la Signora al piano di sotto. Non so perché, ma sento che tornerà utile, prima o poi.

Uscire da Praga è stato semplice quanto entrarci. Il traffico è poco e ordinato, le strade larghissime, da farci passare una parata di carri armati. Sovietici, per esempio.

Anche da questa parte la periferia è cemento, vetri rotti e binari arrugginiti, ma si estende solo per un breve giro di pedali.

Poi si affastellano paesini sempre più piccoli, fino a diventare una linea unica di case dal tetto lungo lungo quasi fino a terra, come orecchie di cocker, e cominciano a riaprirsi i campi e i boschi.



















Ecco, a questo punto ha iniziato a piovere di una pioggia finissima e gelida, che, complice il vento, si è trasformata in aghi malefici e grigi sulla pelle.

Che balle!

Tonde, molte




E cubiche




E tonde ancora






Per fortuna la sosta a Praga mi ha rigenerata, e ho percorso l'intera tappa velocemente. Ho fatto solo qualche pausa nelle salvifiche fermate del bus, quando l'acquazzone diventava troppo violento e impediva di vedere.







È stato tutto un morbido su e giù in terre tristissime, che ad agosto son conciate come a novembre da noi. Fango, letame, vegetazione marcia, cielo color nulla, freddo sbagliato. Un'enorme periferia di Treviglio, in inverno, con l'aggravante delle salite. Mi sono tornate in mente le immagini della mostra di ieri, quel Medioevo nella Slesia fatto di alluvioni, peste, carestie e terra nera, ebrei che bruciano, putrefazione, fame, cancrena, paludi e morte ovunque, ovattata e sottile, un gelido velo trasparente steso su tutto, una ragnatela dalle mille dita. Dante, nel descrivere il putrido fango e la pioggia cui son condannati i golosi, unto di cucina in cui ci si deve rotolare piangendo, aveva in mente qualcosa di simile:


"Io sono al terzo cerchio, de la piova
etterna, maladetta, fredda e greve;
regola e qualità mai non l’è nova.

Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve."








Per fortuna nessun Cerbero all'orizzonte, solo qualche TIR (che certo latra, iscoia e isquatra ugualmente).


Insomma, così.


Anche le città che ho incontrato erano particolarmente ridenti, da Podebrady








a Nova Paka, dove mi trovo ora.







Ho anche attraversato il fiume Elba, che incrocerò di nuovo domani, sul confine polacco, quasi alla sua sorgente.






Tuffo nel lurido 1300 a parte, anche recuperare l'"ostello" è stata un'avventura. Sapevo che era in qualche modo collegato ad una struttura sportiva. Ma nella via del lago Farina (giuro) di strutture sportive è pieno: campi da tennis e da calcio, palestre, piste da atletica... Ma erano tutte chiusissime.

Dopo un'ordinata ricerca





nella disperaziòn di stare ancora al freddo e al fradicio, ho chiamato il proprietario. Nel giro di cinque minuti è arrivato, mi ha fatto pagare ben 8€ e mi ha lasciato le chiavi dell'intera struttura collegata alle piste da sci, che vedo qui a due metri dalla finestra. Sono l'unica ospite, potrei anche far partire lo skilift e far la giostra salendo e scendendo con la Signora, così per celia.
Però no, dai.







Mi limito ad un cattivo uso di queste buonissime fette di mela secca, snack molto amato dai cechi, e anche dagli orbi.





Domani, dicevo, passerò in Polonia. Mi fa specie: da qui in poi per me è tutto nuovo. Tutto più distante. Sono già qui? Sono già così lontana, così a est, così nel cuore di questo viaggio?


Ebbene, sì. Lo dicono le mappe.


Ne approfitto per una rapida considerazione sulla Repubblica Ceca:

- da ciclista: è pedalabilissima, le strade sono ben tenute e larghe, gli automobilisti rispettosi, molto più che da noi

- da ragazza sola: non si percepiscono pericoli. Anche di sera si può passeggiare in tutta sicurezza, la gente, al più, è fin troppo schiva.

- in generale: costa tutto poco e non manca nulla. Solo le fontanelle. Quelle sì. Ma piove così tanto che oh, vuoi pure altra acqua? Però le gente, qui, nell'estate ci crede. Hanno una vera e propria fede c(i)eca. Gelaterie a ogni pie' sospinto, piscine nei cortili, maglietta, pantalocini e infradito. Con 15 gradi di massima e 8 di minima. È la religione dell'agosto. Un dogma. Non va compreso. Bisogna crederci. E i cechi ci credono tantissimo. Anche grazie ai litri di birra.












3 commenti:

  1. sicuramente non andrò ò in ferie in cz in agosto
    anche bevendo molta birra
    meglio gatto mare
    forza che sei a pochi km dalla terra di karol

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  2. Gatteo Mare....
    a morte i correttori automatici

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  3. Ahahahahah!!! Meglio Gatteo Mare? :-D

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