sabato 27 agosto 2016

Ventiseiesima tappa: Sergej. Tre camere d'aria e le icone incrinate.





Lui è Sergej.
Magari non sembra, ma è una brava persona.
E’ gentile, simpatico, ciarliero (fin troppo). Parla solo russo strettissimo.
E’ buono, Sergej.
Fa l’operaio da qualche anno, prima era nell’esercito, ma quella vita lì non gli manca.
Ha un figlio di 4 anni. La moglie lo ha lasciato e gli ha mollato pure il bambino.
Il furgone è scassatissimo e pieno di giochi, peluches, formine, soldatini.
Tanti piccoli Sergej.
Vive a Smolensk ma sta andando a trovare sua mamma a Mosca; anche suo figlio è lì, con la nonna, per l’estate.
Quando guida si mette degli occhiali che lo trasformano da serial killer a professore di filosofia.
Mi chiede tante cose, soprattutto se sono sposata.
Mi dice “togli i guanti, non ci credo che non hai la fede al dito!”.
Li tolgo, in effetti ho un anello. Ci rimane male.



Per tutto il viaggio fa battute sull’imboscarci, nell’immediato, lì tra le betulle.
Lo fa senza violenza, quasi prendendo in giro la categoria maschile.
Dice che però una donna gli manca davvero, e fa il segno delle curve del seno e dei fianchi.
“Se vuoi ti porto a Mosca e ti faccio conoscere mia mamma e mio figlio”.
Lo chiede con aria malinconica, la risposta la sa già.
Sorrido, gli dico che è gentile ma no, grazie. Ho una bici e altre storie, a casa.
Si accende una sigaretta, sarà la terza. Me la offre ancora. Declino.
“Quindi sei sposata!”
No, ho il ragazzo, il boyfriend (in realtà è tutto un po’ più complicato di così, ma a Sergej non interessa).
Ride. Mi chiede perché il boyfriend non sia qui con me.
Eh, storia lunga. E complessa. Mi invento la cosa più semplice: non gli piace la bici.
Con spirito di cameratismo maschile dice che nemmeno a lui piace, e non farebbe mai tutta quella strada sui pedali. Preferisce la macchina. "Però così ti vengono le gambe forti". E guarda con occhi che sembrano mani.
Finalmente accende la radio. Rock russo. Siamo arrivati all’hotel Amfora di Vyazma.







Del perché io mi sia dovuta imbarcare sul furgoncino di Sergej è presto detto.
Ho bucato. Due volte.
E rovinato ben bene il copertone posteriore, e anche il cerchio.
E son rimasta senza camere d’aria, perché ne avevo 3 e al secondo cambio una si è disfatta, si è rotta la valvola mentre gonfiavo. Sfiga nera. E le due bombolette di “Gonfia e ripara” hanno emesso una sorda scorreggia e qualche sbroffo di schiuma, nulla più.
Era tutto nuovo eh.




Comunque ho passato circa quattro ore a bordo strada a cambiare, ricambiare, ri-ricambiare. Con la pompetta portatile à la Onàn mi son provocata una periartrite alla spalla.  Ero esausta e alla fine vagamente disperata. Gli autisti dei pullmanini, vedendo la bici, facevano no no con il dito. Taxi zero. E provate voi a cercare un numero da chiamare per un cab. Diventate matti e spendete valanghe di euro in attesa di un operatore. Che poi non risponde e fa cadere la chiamata.
Alla prima foratura ero poco oltre Safonovo, città abbastanza grande dove avrei potuto rimediare un passaggio o una camera d’aria. Alla seconda ero in mezzo al niente.
Mentre rimontavo la Signora sgangherata ho visto un camioncino della monnezza fermarsi a bordo strada pochi metri avanti. L’uomo alla guida è sceso e ha vomitato l’anima. Nel vedere ciò, un furgone rosso si è accostato per chiedere al vomitante se avesse bisogno. Era Sergej.
Senza indugio mi son buttata nel mezzo della conversazione (e dei conati). Ho fatto capire che la bici era fuori uso e dovevo andare a Vyazma. E via, si è partiti, non prima di un tentativo di offrirmi della vodka a boccia, bevi tu bevo io, direttamente dalla bottiglia.
Questa è stata la faticosissima giornata. Lo hanno già dimostrato almeno in due che la Russia non si conquista facilmente. Ora spero di riuscire a riparare la Signora per questi ultimi 200km. Il problema è che qui di negozi di bici non ce ne sono. E dopo lungo girovagare (10km a piedi) e domandare (invano), ho capito che forse una camera d’aria la posso trovare dal ferramenta tal dei tali, di cui un buon uomo al supermercato mi ha lasciato l’indirizzo. Domattina andrò a vedere, sperando che sia aperto anche di domenica. In realtà una camera d’aria ancora ce l’ho. Ma è inaffidabile, era quella di emergenza assoluta, già usata e un po’ slisa. Alla peggio… Ora l’ho gonfiata per vedere se tiene durante la notte.
Comunque Vyazma è una bella cittadina. Certo, cercavo un ciclista (indicatomi a gesti dalla receptionist dell’hotel e confermato da Google) e ho trovato questo, all’indirizzo preciso.



Però ci sono anche queste casine deliziose.






E queste chiese belle, quasi tutte risalenti al pieno ‘600, al pieno barocco; in quel periodo la città era passata definitivamente in mano russa, dopo più di tre secoli di contese con il Granducato di Lituania e Polonia.









Qui si è anche combattuta, il 22 ottobre 1812, una battaglia tra la Grande Armata napoleonica che batteva in ritirata (ormai ridotta a 37.000 uomini) e un manipolo di 25.000 soldati russi, affiancati da un’unità di cosacchi. I francesi eran stati accerchiati e rischiavano di far la fine del topo all’interno della città. Così non accadde, ma Vyazma fu assediata prima e data alle fiamme poi. 



Ricostruita pian piano, è andata incontro ad una sorte ancor peggiore durante la Seconda Guerra mondiale. A parti ribaltate: alcune unità dell’Armata rossa erano in città quando i tedeschi, in avanzata con i panzer, l’hanno accerchiata e conquistata, il 7 ottobre ’41.E’ stata liberata il 12 marzo ’43. In questo anno e mezzo la popolazione si è ridotta da 60.000 persone a 716, finite quasi tutte nei Dulag 184 e Dulag 230, lager costruiti per eliminare ebrei, oppositori politici e soldati russi (80.000 in totale, rastrellati dai dintorni). Di Vyazma, nel ’43, restavano in piedi 3 edifici.




Insomma, anche qui la Storia è passata lasciando la sua lunga e scura scia di sangue.
Forse riuscirò a passare anche io. Mi darebbe molto fastidio dover rinunciare alle ultime due tappe per un problema tecnico. Oggi era così bello pedalare, nell’azzurro immenso. Avevo anche il vento a favore. Rendetevi conto. Il vento a favore.
Tra l’altro stamattina ero felicissima sia per la colazione autogestita, con quel cappuccino liofilizzato lì che è il FUTURO dell’umanità, sia perché ho scoperto che gli spray con cui i russi profumano i loro cessi privi di finestre vanno benissimo per profumare anche le volpi puzzone.  Ho appagato il mio esilissimo lato femminile, diciamo.




Ora spero che i danni al copertone non siano troppo gravi e che il ferramenta domani mi recuperi ciò che serve.
Altrimenti mi stendo qui accanto all’alconauta e mi 'mbriaco con lui. Uffa. 



Altro che correre correre come questa vecchina minuscola, che è uscita da Messa e, siccome faceva buio, ha corso la mezza maratona in sciavatte e foulard fino alla sua izba.



Vi lascio con alcune perle di vita quotidiana di queste parti.
La pasta sfusa al supermercato.



Gli snack di pesce, equivalenti delle patatine e da non confondere mai, nella fretta, con le suddette.





La scultura alla socura. Che è prodotto artigianale di qui e rappresenta la tradizione russa. Eretta al centenario della Prima Guerra. Il cartello accanto, oltre a cose che non capisco, recita: “Dal lapot (zoccolo) allo spazio, da Terkin a Gagarin, da Mosca a Parigi”. Easy.



La Pizza Mario. 



E un crepuscolo che spero si porti via questa giornataccia.




(ovviamente le statistiche sono falsate dal fatto che gli ultimi 40km li ho fatti a motore)

13 commenti:

  1. Orpo! Tien botta e sostituisci ruota con ruota di camion autarchico

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  2. Incredibile che fin'ora le ruote abbiano retto😘

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  3. è la prima cronaca che leggo, perchè ero un po preoccupato. Tranquilla, domani aggiusti tutto e riparti con il vento in poppa .... un abbraccione

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  4. È la prima volta che ti leggo e...... Prima di tutto, complimenti! Sei una scrittrice nata! Ti ho letta tutta d'un fiato!
    2) chiediti perché il tuo Karma ti ha fatto fermare proprio lì...
    3) grazie per la lezione di storia.
    4) adesso mi vado a leggere i post precedenti: secondo me ne potrebbe uscire un libro avvincente
    4)..... In bocca al lupo
    Daniela

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    1. lei è una volpe con i fiocchi e contro fiocchi seguirla giorno x giorno ed aspettare il prossimo racconto della sua fatica ma un suo sorriso mi fa sorridere con animo lieto mi piacerebbe incontrarla davvero

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  5. Bellissimo racconto, ormai nulla ti può fermare, nemmeno la signora.

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  6. Bellissimo racconto, ormai nulla ti può fermare, nemmeno la signora.

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  7. complimenti e...quarda il lato positivo: sino ad oggi ,la signora ,si è comportata benissimo! ciaoooo!

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  8. domani tutto si aggiusterà vedrai :-)

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  9. Siamo tornate in pista! Grazie a tutti, siete degli amorini <3

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  10. Con molto molto ritardo.....sei una forza della natura. Peppe


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  11. Con molto molto ritardo.....sei una forza della natura. Peppe


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