mercoledì 3 agosto 2016

Quarta tappa: da Haiming a Kufstein. Innsbruck e (ancora) la ciclabile dell'Inn

Attualmente non so di preciso dove io mi trovi. Né cosa abbia ordinato, che il tetesco lo so poco e male (in fondo al post la risposta). Però è un ristorante, e quindi potrei anche morire qui, ora, e sarei felice comunque. Il problema è che quello del campeggio oggi è chiuso. E il campeggio è isolato, lontano da tutto. È il prato accanto a un hangar di ultraleggeri. Che piangere. Quando sono arrivata, il paron mi fa: "Restorant closd". Peggio di quando ti arriva l'sms con scritto "Ci ho pensato, ti amo troppo per stare con te". E dove posso mangiare qualcosina, signor paron dal baffo asburgico, che a me è rimasta solo UNA barretta Nesquik? Ho lo sguardo della Maddalena ai piedi della croce. Mi dice che a 500m c'è un ristorante. O gaudio! Mi spiega la strada, sembra semplice. Monto la tenda, mi doccio, sistemo la bici e parto a piedi. Seguo le indicazioni. Subito una salita. E daje.



Poi un bosco.


Poi questo


Arrivo qui (Stimmersee dice il cartello. Mecojoni) e penso: "Va' che figata. Oggi triathlon".


Poi no, trovo il sentiero.
E passo qui


E qui


E pure qui.



Magari l'erba e le pigne non sono così cattive, si possono assaggiare... Mi sto digerendo da sola, non svengo per questione d'orgoglio.
Finalmente vedo delle luci.
Salvezza! È dove sono ora.
Comunque bel posto eh. Magari da non raggiungere dopo una giornata in sella. Però bello. Non fosse stato per questa deviazione nel Fantabosco non lo avrei scoperto.

Chiusa parentesi.
Oggi è stata una giornata tranquilla. Quasi sole, a metà giornata ho persino azzardato il pantalone corto. Stamattina alla partenza c'erano 11 gradi. Adesso capisco la storia del nazismo, quella cattiveria cieca. 11 gradi al 2 agosto. Mah.
Uscita dal campeggio ho percorso stradine secondarie con poche salite e pochissimo traffico. La prima destinazione era Innsbruck, a 40km. Già ho visitato questa città, non avevo intenzione di fermarmici troppo. Ho pedalato attraverso campi di mais, di patate e cipolle, interrotti solo da qualche pineta. L'Inn sempre accanto, come i monti, da entrambi i lati. È una zona di terra bassa, schiene curve e nonni che portano i nipoti biondissimi sul trattore. Immagini internazionali, belle ovunque. Mucche, cavalli, capre e galline non si contano, in quel verde verdissimo da cui spuntano i fienili di legno.






Vai e vai in questa amenità bucolica, sono arrivata a Innsbruck. Entrarci è facile, ogni singola via ha la sua bella ciclabilina. Foto sul fiume, alle casette colorate.




Da lì ho attraversato il centro storico, che pare disegnato a pastello. Bici a mano. Ecco il famoso tettuccio d'oro e le altre bellizie.












Mi hanno fermata diversi italiani, incuriositi dalla bandiera. Solite cose: grande, brava, matta, quanto pedali al giorno eccetera. La vita da turista mi è venuta a noia nel giro di tre minuti.
Via, via da quella massa umana.
Da Innsbruck e fino all'arrivo ho ripreso la ciclabile dell'Inn. Questa volta niente salite malefiche. La striscia d'asfalto o sterratino bello corre tra campi e pinete, tra fattorie e paesini ini ini. Così ini che bere e far pipì è stato un mezzo casino.
Oh, sono un tubo. Un tubo e mica tanto metafisico.






















L'unico vero contro di questa bella ciclabile è che continua a passar sotto o sopra a ferrovia, autostrada e fiume. Come se si stessero suturando quelle tre ferite aperte da uomo e natura sulla crosta spaccata della terra, disegnando con le ruote dei punti chirurgici.
Altro problema è che ci sono vari ciclisti e cicloturisti. Vogliono tutti parlare. Io no, però. Mannaggia a loro che son socievoli. Poi dalle 14 in poi, dopo 5+ ore in sella, non sono in grado di parlare in inglese in modo decente. Mescolo tutte le lingue, vien fuori un pastone di inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, greco e pure latino. Come Salvatore, il monaco folle del "Nome della rosa". La morrrte est supra nos! I'm a fox, je suis italiana, alles gut, eukaristo! And you? Que tal? Pos echeis?
No. Meglio incrociare quelli che vanno in direzione contraria, cui basta un cenno con la mano, corredato di sorriso stanco.
Dopo un micropisolino su una delle tante panchine della ciclabile ho percorso l'ultimo tratto e sono arrivata.
Adesso sono di nuovo in tenda. Pioviggina, ma a quest'ora posso ben fare il ballo del suka suka.
Non vedo l'ora di fare la tappa di domani: arriverò a Salisburgo, città per me nuova. Sono certa che mi piacerà.
Più mi allontano da casa più il cuore si fa leggero. La distanza diventa sempre meno spaventosa. Sono solo numeri. Io, le mie gambe e la mia testa (e la Signora) siamo qui, puntino in movimento sulla cartina. Ogni metro un passo, un battito di cuore e ciglia. Mi è stato detto che è una bella sfida, questo viaggio. No. Non è una sfida, né una gara, né una competizione contro me stessa. È un regalo. È una festa.





Questo ciò che ho mangiato: na padellata di funghi e patate con sopra un ovetto (già sparito al tempo della foto). Sotto il concetto austriaco di frutta. Poco male: zuccheri subito disponibili per tornare al campeggio via Fantabosco




2 commenti:



  1. L’extrême limite est ma bannière
    sans fraternité ni rencontres
    L’extrême limite est mon chant

    Me voici mobilisant les fleurs
    donnant l’alerte aux arbres
    Je déploie les colonnades du ciel
    et j’aime, je vis, je nais dans mes paroles

    Me voici ameutant les papillons
    sous l’étendard du matin
    faisant croître les fruits
    séjournant avec la pluie dans les nuages et leurs cloches
    dans les mers

    Et voici que je largue les étoiles
    laissant tomber l’ancre
    et m’intronisant
    roi des vents

    Adonis

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  2. Riri, i giorni si seguono come i giri delle ruote e tu sei sempre piu' lontana e piu' vicina! <3

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