Io so, ve lo leggo negli occhi, che il vostro più febbrile
dubbio in merito all’esistenza non riguarda dio, no, e nemmeno la morte, o la
banalità del male. Voi vi chiedete, nella vergogna delle notti insonni, vi
domandate ad occhi sbarrati se si possa cucinare un minestrone in un bollitore
da te.
Vi capisco, è un problema che ha assillato pure me, oggi più
che mai.
Ma ora, signori, ho la risposta. Ora so.
Sì, è possibile, viene de cristo, ma bisogna fare tutto in
fretta e di nascosto, perché se qualcuno vi vede altro che madonne polacche.
Però questa storia del minestrone la rimandiamo, è una
conclusione, non un incipit.
Riavvolgiamo la pellicola e torniamo a questa mattina.
Sveglia presto e incursione, sotto finissima pioviggine, al
supermercato, per procacciarmi la colazione. In 300 metri, forse anche 250, ho
incrociato ben due distinte combriccole di ubriaconi, che, alle 7 di mattina,
stavano già trincando con torva pervicacia sulle panchine; un gruppo era di
anziani, un altro di ragazzi sui vent’anni. La tradizione passa, evidentemente,
da una generazione all’altra, senza soluzione di continuità.
Con immensa calma, visto il tempo urendo, mi sono preparata
ai 120km di oggi, che si prefiguravano monotoni almeno quanto la tappa di ieri,
forse anche di più.
Invece no.
La pianura è sempre, tautologicamente, piattissima, i campi smisurati e i
boschi infiniti, ma ho attraversato alcuni bei paesini ancora intatti nella
loro anima rurale e visto un numero spropositato di cicogne. A me le cicogne
piacciono tantissimo. Le ho trovate sempre nei Balcani, ma anche in Marocco e
in Lituania. Persino a Oleggio, l’anno scorso, ma è stato un caso.
Oggi ho davvero pedalato in un mondo contadino fatto di
schiene curve, aratro e forcone. L’agricoltura è solo parzialmente meccanizzata
e tanto si fa ancora a mano, e si vende in loco. Ci sono uomini con camicia a
quadri, bretelle, berretto e stivali, donne con il foulard sulla testa,
nipotini arzilli che lo vivono come un gioco... Tutti immancabilmente
indaffarati in qualche attività: raccogliere, scavare, tagliare, ammucchiare.
Che si tratti di cipolle, mele o fieno, i gesti che si ripetono cascina dopo
cascina sono questi. Da secoli, sotto la sguardo distratto delle mucche.
E’ stato un tuffo nel passato. Probabilmente anche in questi
paesi la gente sta su Facebook e si fa i selfie, guarda serie americane in
streaming e tutto il resto. Ma ho avuto l’impressione che qui ci sia ancora una
concretezza, un senso della terra che noi stiamo perdendo. Qui si parla di
patate, di mais, di concime, e lo si fa con le unghie nere di fango e la faccia
scolpita dal vento. Lavorare significa farsi un culo così nei campi e nelle
stalle, con il tempo inclemente di questi luoghi, e scoprire quanto sia bassa
la terra. Per questo, vedendo una coppia di contadini guidare abbracciati il
trattore, ho pensato a una vita fatta di cose, di materia, di problemi
concreti. Non rose ma spighe, non oli profumati ma sudore versato insieme. Non
è romantico. Non è dolce. Ma è vero e semplice come il pane. Un amore come una
zuppa di fagioli che ribolle sul fuoco. Un amore come un trattore.
Questo amore è un trattore
che sferraglia piano piano
con il rombo del motore
mentre mi tieni la mano.
È così che ce ne andiamo
verso l'orlo della sera,
ed insieme ci accorgiamo
che si fa via via più nera.
Ma tu restami vicino
a dimostrare che è più forte
questo amore contadino
della triste e fredda morte.
che sferraglia piano piano
con il rombo del motore
mentre mi tieni la mano.
È così che ce ne andiamo
verso l'orlo della sera,
ed insieme ci accorgiamo
che si fa via via più nera.
Ma tu restami vicino
a dimostrare che è più forte
questo amore contadino
della triste e fredda morte.
Tra pioggerellina finissima e gelida e sprazzi di sole, sono
arrivata prima a Leczyca, con i suoi cavalieri di legno a guardia del castello,
poi a Lowicz, meta di oggi, a mezza giornata di pedale da
Varsavia.
Nella cattedrale qui, che vanta tanto di statua a Giovanni
Paolo II, era in corso un matrimonio. Ora tutta la masnada sta ballando al
piano di sotto, dove c’è il ristorante. Musica che fa tremare le pareti, con
tanto di hit italiane amate all’est, Albano in primis. Mi sa che stanotte sarà
dura. Gira così tanto alcol che ci si ubriaca solo a respirare l’alito della
gente.
Ed è qui che intervengono il bollitore e il minestrone.
Passo indietro. Stamattina in ostello ho incrociato due
ragazzi che stavano andando via. Mi hanno detto che nel frigor avevano lasciato
un bel po’ di cibo, chè ne avevano comprato troppo e non volevano portarselo
sul treno per casa. Cibo! Ricognizione: confezione di affettato di tacchino
integra, confezione di formaggio a fette integra, salsine varie che anche no,
latte aperto che anche no, un pane intero. Nel freezer sacco da 2kg di patatine
da friggere e pacco da 1kg di polpette da cuocere (in primis volevo prendere
TUTTO. Ma i surgelati nelle borse della bici non ci stavano. E scacciato il
pensiero di stipare subito ogni cosa nel posto più sicuro, lo stomaco, ho
deciso di prendere solo pane, affettato e formaggio). Insomma, avevo rimediato
la cena.
Bene così: il ristorante qui sotto, oggi, è appunto
riservato al matrimonio. Ottimo. Vado al più vicino supermercato per cercare
frutta e verdura, che non possono mancare. Ma è un Bidronka (coccinella, catena
tedesca credo). E ha pochissimo dell’una e dell’altra. Poco male, accanto alle
camere c’è un cucinino, mi prendo un minestrone di verdure surgelato e chi
m’ammazza.
Peccato che il cucinino non abbia fornelli di sorta. Solo il
bollitore per il te.
E ci s’arrangia!
Due note: Napoleone è stato qui, in quello che attualmente è
il ristostello; era il 1806, e abbiamo le prove!
Questa è invece l’architettura più diffusa nelle grandi
città. Il centro storico, il rynek, i palazzi antichi sono tutti concentrati in
poche strade. Il resto è un susseguirsi di vialoni con questi immensi palazzi
di puro cemento socialista.
Grazie per essere poeta 😘
RispondiEliminaBellissima storia quella che sei riuscita a cogliere sul quattro ruote motrici. Avevo da subito intuito che i racconti sarebbero stati l eccezionalità di questo tuo viaggio, andare a spasso in bicicletta, siamo buoni in tanti. Un bacio.
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