lunedì 3 luglio 2017

Quarta tappa. La pompetta di Satana. Da Vyazniki alla bellissima Nizhny Novgorod





Prima di tutto, prima di dire della bellezza a pastello di Nizhny Novogord, tappa di oggi, prima di raccontare del Volga, gigante placido, dovete rispondere a una domanda, anzi un paio.

Sapete cos’è questa?


Esatto, una Signora azzoppata, con la camera d’aria posteriore sputtanè.

E quest’altra cosa, qui sotto, indovinate cosa sia.


Precisamente. Una pompetta spezzata a metà, tragicamente distrutta dalla mia forza brut(t)a. Va ben che ho entrambe la braccia bioniche con inserti in titanio, ma addirittura così…
Aggiungiamo che la malefica pompetta si è fagocitata la valvola di chiusura della camera d’aria nuova, quella bella, costosa, autoriparante, con il lattice. Mettiamoci anche che non ho con me altre pompette e quindi avoja a cambiar la seconda camera d’aria, ma poi con cosa la si gonfia? Con la bocca, col culo?

Fortunatamente ero ormai vicinissima a Nizhny Novgorod, che da oggi è indubbiamente, per me, la città più bella del mondo. Di taxi, sulla M7 dove ero ferma come una volpe triste, ne sono passati tanti e uno addirittura vuoto. Così, dopo 100km in bici, ne ho vinti venti in auto (altrimenti me li sarei dovuti fare a piedi).

Ma partiamo dall’inizio.
Stamattina quasi quasi sembrava splendere il sole sulla ridente fangaia dove ho dormito. All’orizzonte, invece, nuvoloni in assetto di guerra pronti a vomitarmi addosso la pioggia di tutte le Russie. Davano acqua tutto il giorno.
Sicchè me la son presa comoda. Sono tornata nel bellissimo ristorante self-service, dove, 12 ore dopo, erano ancora in servizio le cuoche rubizze della sera prima. Se vuoi il tè, te lo preparano loro: una badilata di zucchero, bustina e via. Poi, tra le numerose offerte della casa, mi son lanciata su questo oggetto tuttora non identificato, una specie di ciambella con simil ricotta e zucchero. Ai primi morsi sa di formaggio rimasto troppo a lungo nel frigor, quello che riscopri mesi dopo averlo aperto dietro ai sottaceti e ai vasetti sempiterni. Poi man mano diventa buono.



Tempo di richiudere le borse e via, on the road again. Oggi ho incrociato qualche paese in più, luoghi abbastanza anonimi e cupi.





Poi boschi, prati, betulle, laghetti e paludi.









Ero contentissima della strada perché il fondo era stato bello e ampia la “mia” corsia di sicurezza, vento quasi a favore e non troppe salite. A mezzogiorno ero già in dirittura d’arrivo. Mi stavo figurando una piccola sosta barretta quando ho iniziato a sentire la bici scodinzolare o sculare che dir si voglia. Ahi Ahi. Quand’è così, o è un raggio, o il portapacchi, o s’è bucato.
L’ultima delle tre.
Mannaggia!
Mi sono fermata nella striscia di prato oltre l’asfalto della strada e, piena di ottime intenzioni, ho aperto le borse per recuperare il kit del piccolo meccanico, ovvero 10kg di roba tra attrezzi e ricambi. Con sforzi disumani ho tirato giù il durissimo copertone (Marathon), ho sfilato la camera e infilato quella bella autoiriparante, stando attenta a non spostare la striscia di kevlar o quel che è, che dovrebbe servire a non bucare, gentilmente offerta, come un sacco di altre cose utilissime, dalla famiglia Boglia. Snocciolando almeno due rosari ho anche ricacciato su il copertone. Ero molto, molto soddisfatta, oltre che lercia di grasso. Bene, bastava solo gonfiare  e rimettere su la ruota. Già.
Nel fare ciò, la pompetta del demonio ha estirpato come una radichetta qualunque la valvola della camera d’aria bellissima. Infatti davo e davo ma non si gonfiava un casso. Al che h tentato di sfilare l’arnese dalla valvola e trac, spezzata.
Ecco come si costruisce in tre semplici mosse un *(moccolo a piacere)* da viaggio.
Insomma ero appiedata malamente.
A pensare al disastro dell’anno scorso, simillimo a questa situazione, mi ha preso un po’ di scoraggiamento. Sono partita da soli tre giorni e già stiamo messi così? Uffa grande.
Poi mi sono accorta che di taxi ne passano molti e che Nixhny Novgorod comunque è la quinta città della Russia per popolazione, quindi almeno un venditore di pompette ci sarà… O almeno di pompe grandi, fa lo stesso, pompa per pompa…
Quindi vai di pollicione e nel giro di tre quarti d’ora un’anima pia s’è fermata e ha caricato me la claudicante Signora, direzione ostello in centro. Mezz’ora ed ero sulle rampe di scale (4, senza ascensore) con borse e bici. Check-in, doccia al volo e via dal ciclista rivenditore Specialized con la ruota. Mi son detta: già che devo andare a comprar la pompetta, mi faccio anche cambiar la camera, così, non smadonno ulteriormente.
Ho attraversato a passo svelto la città, bellissima, di cui tra poco parliamo, fino al mio salvatore, il buon uomo che, primo in tutta la Russia, ha deciso di aprire, pochi mesi fa, una rivendita Specialized. Il negozio si chiama Velocity, i proprietari parlano inglese e questo è il paradiso.




Ho affidato la ruota al meccanico e scelto ben due pompette da portarmi dietro per il viaggio. Due, che metti succeda di nuovo il fattaccio, magari nelle steppe dell’Asia centrale, che fo, me la ficco in… Tasca?



Appena finit il lavoro, con quella ruota bella, pulita, gonfissima, mi sentivo rinata. Ah, che bella città Nizhny Novgorod. La mia capitale di Russia per oggi.
Tutto è bello qui. Le statue si complimentano del bel lavoro svolto dal meccanico.






La mia ruota è così perfetta che va bene pure per il T-34 esposto nel Cremlino



E diventa monumento essa stessa.



Sono tornata in ostello, ho rimontato la Signora e poi, finalmente, sono uscita a godermi in assoluta leggerezza, quasi volando, la meraviglia della città. 




La prima cosa è il Volga, che qui riceve le acque dell’Oka. Cuore storico ed economico di questa parte di Russia, solcato dalle navi di mercanti e pirati che arrivavano da nord o da oriente, culla ci città e culture, grande madre dallo sguardo calmo.






La seconda cosa è il Cremlino, che sorge dove, nel 1221, fu fondata la prima piccola fortezza in legno per volere del Granduca Jurij II di Vladimir. 




La minaccia allora era costituita dai continui attacchi dei terribili vicini di casa, i Mordvini. A questi il granduca riusciva  resistere, ma dopo la sua morte, nella battaglia del fiume Sit (1238), i Mongoli occuparono la fortezza e la città si arrese senza resistenza, per conservare quanto costruito dopo gli attacchi dei Mordvini. La resa e la poca importanza permisero a Nizhny Novgorod di salvarsi dalle devastazioni dall'invasione dei Mongoli. Nel giro di poco, però, divenne un importante centro di vita politica dello Stato russo vassallo, nel periodo del "giogo tataro". Qui poi fu spostata la sede del potente principato di Suzdal', nel 1350, cosa che fece crescere ancor di più la città. Il granduca Dmitrij Konstantinovič, per questo, nel corso del Trecento, rese la sua capitale una degna rivale di Mosca: fece costruire una cittadella in pietra e splendide chiese, e incaricò il monaco Laurenzio di scrivere uno dei più antichi documenti storici della letteratura russa, la “Cronaca degli anni passati” del 1377.   







Dal 1392 la città fu incorporata nel Granducato di Mosca e divenne capoluogo. I principi locali approfittarono della congiuntura favorevole e s'insediarono a Mosca, dove tennero una corte di spicco e in breve tempo videro salire sul trono Basilio IV. Dopo essere stata data alle fiamme dal capo tataro di Crimea Edigu nel 1408, Nizhny fu riedificata e difesa innanzi tutto dai moscoviti come una fondamentale roccaforte nelle loro guerre contro il vicino Khanato di Kazan'. L'enorme cremlino in mattoni rossi, una delle cittadelle più solide e meglio conservate della Russia, fu edificato nei primi anni del ‘500 sotto la supervisione di Pietro l'Italiano. La fortezza fu in grado persino di resistere all'assedio dei Tatari nel 1520 e nel 1536. Nel 1612, la milizia nazionale, organizzata da un mercante locale, Kuz'ma Minin, e comandata dal Knjaz  Požarskij espulse le truppe polacche da Mosca, mettendo così fine al "Periodo dei torbidi" (guerre tra granducato di Polonia e Russia) e stabilendo il potere della dinastia dei Romanov. Minin e Požarskij sono questi due, che a me paiono un po’ Armodio e Aristogitone o Bruto e Cassio, tirannicidi da manuale.



Nel corso del XVIII secolo la città prosperò per i commerci e fu scelta dagli Stroganov (la famiglia più ricca della Russia) come base per le loro operazioni.
Durante il periodo sovietico, la città, chiamata Gor’kij (dal ’32 al ’91) in onore dello scrittore, nato qui, divenne un importante centro industriale. Fu costruita una fabbrica di automobili che fornì, per tutta la Seconda guerra mondiale, materiale militare al fronte; per questo fu continuamente bombardata dalla Luftwaffe, che distrusse gran parte della città.
Dopo la guerra, Gorkij è diventata una “città chiusa”, dove fu esiliato anche il fisico dissidente Sacharov. Nel 2016 Putin ha aperto una nuova fabbrica nel settore della difesa, in onore del settantesimo anniversario della vittoria. Il Cremlino ospita monumenti ai caduti, mezzi militari e la classica fiamma eterna, nel caso non si fosse capito che la Russia ha vinto la guerra.




La terza cosa sono le strade belle da passeggiare, la Bol'šaja Pokrovskaja, su cui si affaccia anche l’edificio che ospita la banca centrale ma pare un castello, e la Roždestvenskaja, dove ho casa stasera.











L’ingresso dell’ostello (e di uno studio dentistico) è così,



ma poi le camere sono decenti (anche se senza finestre, come ahimè si usa spesso qui).







3 commenti:

  1. ma a quanto andava quel matto di un taxista?

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  2. La città di Nizhny mi sembra il paesaggio di una fiaba! Sila

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  3. Le foto della tua ruota riparata mi hanno fatto davvero sorridere... Immagino la sensazione di euforia provata nel farle...grande! 😂😂

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